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    Di Marzio "Dissi subito che non era suicidio"

     

     

    Di Marzio "Dissi subito che non era suicidio"

    22 apr 12 "Ai funerali parlai con il papà di Denis e gli dissi di far eseguire l'autopsia, perché ero sicuro che un ragazzo così non si poteva suicidare". Gianni Di Marzio, che al Cosenza allenò anche Donato Bergamini, non è stupito che le perizie avrebbero accertato che il giocatore fu ucciso e non si tolse la vita volontariamente. "Quel che mi stupisce - sostiene Di Marzio - è che allora nessuno si accorse di nulla, del martirio che subì quel giovane pieno di vita. E' anche questa una cosa che va accertata".

    Era il mio Nedved. La versione del suicidio non l'ha mai accettata, anzi: da subito ha spinto la famiglia a chiedere l'autopsia per chiarire le cause di una morte apparsa assurda. Gianni Di Marzio, una vita nel calcio, accoglie con dolore ma anche con senso di liberazione le ultime notizie relative alla fine di Donato Denis Bergamini, il giocatore del Cosenza che nel novembre di 23 anni fa travolto da un camion. Ora sembra che non si trattò di un incidente e tantomeno di un suicidio, ma che sotto quel mezzo finì un uomo già morto, dal corpo martoriato. "Dopo tanti anni sembra si arrivi alla verità, ma è possibile che venga fuori solo ora?", afferma Di Marzio, che ricorda ancora con affetto quel giocatore "bello e biondo, il mio Nedved, un ragazzo che di sicuro non ha mai pensato a uccidersi". Il giorno del funerale, Di Marzio, che non era più sulla panchina del Cosenza, disse: "Donato era un ragazzo pieno di vita. Non credo assolutamente al suicidio". Di più, quello stesso giorno, il tecnico parlò con il papà di Denis e gli suggerì di far eseguire l'autopsia per capire la vera causa della morte. "Quel che mi stupisce - sostiene Di Marzio - è che allora nessuno si accorse di nulla, del martirio che subì quel giovane pieno di vita. E' anche questa una cosa che va accertata. Mi chiedo poi, ma chi ricompose il corpo, chi lo preparò per il funerale, non si accorse di nulla? Impossibile che mutilazioni come quelle che gli sarebbero state inflitte non abbiano lasciato traccia". Riandando alla stagione 1987-1988, anno della promozione in serie B del Cosenza, che mancava da 24 anni dalla serie cadetta, Di Marzio ricorda un gruppo di giocatori molto unito e molto allegro. "Erano giovani, pieni di vita e stavano bene - spiega il tecnico - ma io li controllavo per accertarmi che filasse tutto liscio e loro non sgarravano. Denis e alcuni altri facevano gruppo, uscivano, erano molto legati, e dopo la sua morte tutti erano increduli". Qualche mese dopo il decesso, Di Marzio fu richiamato a Cosenza al posto di Gigi Simoni perché la squadra non stava andando bene. "La fine tragica di Denis sicuramente influì. Lui era importante, in campo e fuori - ricorda Di Marzio - e spesso lo ricordavamo tutti, interrogandoci sulla sua sorte. Mai nessuno ha mai creduto al suicidio, nemmeno per un attimo"

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