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    Operazione Redux-Caposaldo: 35 arresti in Lombardia

     

     

    Operazione Redux-Caposaldo: 35 arresti, infiltrazioni della ndrangheta in Lombardia, tra loro il boss Martino, sequestrati beni per 2 mln

    14 mar 11 Trentacinque arresti nei confronti di altrettanti affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia sono in corso in queste ore da parte del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, dei Carabinieri del Ros, in collaborazione con la Polizia locale. Sequestrati anche beni per due milioni di euro. Le ordinanze di custodia cautelare sono state disposte dal gip Giuseppe Gennari su richiesta della Dda milanese. Gli arrestati sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, minacce, smaltimento illecito di rifiuti e spaccio di sostanze stupefacenti. L'operazione è coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, insieme ai pm Alessandra Dolci, Paolo Storari e Galileo Proietto. Le indagini hanno permesso anche di ottenere il sequestro di beni per un valore di oltre due milioni di euro.

    Operazione Redux, il video

    Contatti con la politica. L'inchiesta della Dda di Milano che oggi ha portato a 35 arresti ha messo ancora una volta in luce anche i contatti con la 'ndrangheta presente in Lombardia ''con il mondo politico" locale. Lo ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, in relazione alle ultime elezioni amministrative. Secondo quanto emerge dall'ordinanza del Gip Gennari durante le ultime elezioni regionali i Flachi avevano deciso di sostenere Antonella Maiolo (Pdl), che non è indagata. Agli atti dell'inchiesta ci sono due incontri riservati della candidata con Francesco Piccolo e Davide Flachi.

    La 'Ndrangheta gestiva anche i servizi di distribuzione per la Lombardia della Tnt (ex Traco), societa' che si occupa anche della consegna di pacchi e posta. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Giuseppe Gennari ed eseguita oggi nei confronti di 35 persone che avevano come punti di riferimento i tre boss Pepe Flachi, Paolo Martino e Giuseppe Romeo. Secondo il provvedimento del giudice, la Tnt aveva dato in subappalto a consorzi e cooperative di trasporto (con proprietà dei camion) i servizi di recapito di plichi. Ed è proprio di questi servizi che la 'Ndrangheta avrebbe assunto il controllo, secondo l'inchiesta della Dda, da almeno due anni; anche se da alcune intercettazioni tra Pepe Flachi con il figlio emerge che la criminalità organizzata ha infiltrazioni da almeno un ventennio nella società di spedizione e consegne pacchi in Lombardia.

    Boss Martino in contatto con Lele Mora. Il boss Paolo Martino, uno degli arrestati nell'operazione contro la 'ndrangheta che e' stata eseguita oggi, avrebbe avuto contatti con l'imprenditore dei vip Lele Mora. E' quanto emerge dall'ordinanza del gip Giuseppe Gennari che oggi ha portato in carcere 35 persone in Lombardia. Nel provvedimento ci sono anche alcune telefonate tra l'avvocato Luca Giuliante, legale di Mora, in relazione ad una gara d'appalto nel settore edilizio in cui è coinvolta la famiglia Mucciola. I contatti tra Paolo Martino e Lele Mora emergono nell'ordinanza del Gip dove viene riportata una annotazione dei carabinieri del Ros nella quale vengono messi in luce i rapporti tra il boss e una serie di personaggi del settore dello spettacolo dei locali notturni, tra cui il tronista Costantino Vitaliano e il padrone dell'Hollywood. Riguardo all'avvocato Giuliante le telefonate invece sono riportate nell'ordinanza. I due, Mora e Giuliante, a quanto risulta non sono indagati.

    Dall'inchiesta e' emerso il controllo capillare del commercio e degli appalti pubblici e che si concretizzava nell’attività estorsiva ai danni dei titolari di attività all’interno delle stazioni della metropolitana e dei chioschi che sorgono nelle vie del centro di Milano; nella conduzione del servizio di vigilanza in numerose discoteche, nella gestione delle aree di parcheggio esterne ai locali della “movida” meneghina; nel racket esercitato anche nei confronti degli spacciatori in diversi quartieri del capoluogo lombardo, oltre al tradizionale business dei clan, rappresentato dalla gestione della movimentazione terra. Un capitolo a parte merita il controllo di cooperative attive nel settore della spedizione di plichi. Sulla base di quanto scoperto nel corso dell’attività investigativa, le cooperative controllate dalla ’ndrangheta avevano ottenuto da un paio d’anni in subappalto dalla Tnt i servizi di consegna di pacchi e posta. Diverse conversazioni intercettate dagli inquirenti in cui gli interlocutori erano Pepè e Davide Flachi, lasciano supporre che i clan condizionavano pesantemente la Tnt (ex Traco) da circa vent’anni.

    Tra le persone coinvolte nell’operazione odierna, figurano Giuseppe “Pepè” Flachi, il figlio Davide ed Emanuele Flachi, considerati tra i personaggi di maggior spessore criminale presenti a Milano, egemoni nelle zone della Bovisa, della Comasina e a Quarto Oggiaro. Sospettati di essere organici alla cosca Pesce, di Rosarno, a loro e ad altri undici soggetti è contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. In manette, con la medesima accusa, anche Paolo Martino, considerato la longa manus della cosca De Stefano, di Reggio Calabria, oltre a Giuseppe Romeo e Francesco Glicora che, secondo gli inquirenti, agivano in Lombardia in nome e per conto dei clan di Africo.

    Nell’ordinanza si legge che “Il lungo elenco di estorsioni relative ai ‘paninari’ e soprattutto il contesto in cui esse si inseriscono documentano un totale dominio del territorio da parte del gruppo mafioso”. Quello delle estorsioni ai danni dei commercianti che vendono sui camioncini panini lungo le vie di Milano è “un settore tipico di intervento della ‘ndrangheta. Giammai il dominio dei clan è posto in discussione da chi subisce le regole . Le regole le scrivono i calabresi e non si discutono”. Ed in questo scenario, ad occupare, secondo gli investigatori, un ruolo di assoluto rilievo nella distribuzione di ordini relativi alle zone ed alle modalità in cui era possibile esercitare l’attività di vendita, è occupato dalla famiglia Flachi. Nell’ordinanza è scritto, infatti, che “Il capillare controllo del territorio operato dal gruppo Flachi in modo durevole nel tempo, presuppone una organizzazione di mezzi e persone assolutamente rilevante e ‘intrinsecamente’ convincente che solo una presenza criminale consolidata può assicurare”. I commercianti ambulanti che non si piegano al racket, patiscono gli incendi dei furgoni e “come sempre tutto accade nel più assoluto silenzio, nessuno denuncia nulla, nessuno sospetta nulla”.

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