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      Il Cosenza e la sindrome del secondo tempo. Basta polemiche: tutti uniti

       

       

      Il Cosenza e la sindrome del secondo tempo. Basta polemiche: tutti uniti

      18 mar 24 E’ diventato una sorta di refrain, una specie di marchio di fabbrica, il calo nella ripresa che ha permesso a diverse squadre di approfittare della situazione per ribaltare e portare a casa risultati in gare in cui il Cosenza non aveva affatto sfigurato. Puntualmente dopo un bon avvio di gara, anche passando in vantaggio, i Lupi vengono ripresi e, volte, addirittura superati dagli avversari. L’ultimo episodio la gara interna contro il Pisa con la squadra in vantaggio e il pari arrivato negli ultimi secondi di recupero. Un vistoso calo di concentrazione, di tenuta, dovuto non solo al fisico ma alla condizione mentale che, a dirla tutta, va di pari passo. Niente a che vedere con la scorsa stagione, giusto con Viali, quando con un organico non proprio come l’attuale, il Cosenza ribaltò il derby contro la Reggina con Nasti proprio negli ultimi minuti di gioco. Una doppietta frutto di corsa, concentrazione e voglia di portare a casa il risultato. Viali motivatore ma anche il prof Saracini preparatore (aveva lavorato con Conte e Di Canio) di esperienza.

      La testa è importante

      Non vogliamo esaltare le gesta dei due, che comunque hanno i loro meriti, ma mettere in luce l’approccio di una squadra che non aveva a disposizione i giocatori che oggi fanno parte di questa rosa. Fare paragoni è sempre difficile ma è giusto sottolineare i meriti. Intanto la squadra domani riprenderà il lavoro che permette a Viali di applicare il suo credo ma soprattutto di trovare il giusto equilibrio ad una formazione con alti e bassi incredibili.

      Mai verticalizzazioni

      Tra tutti i problemi, consentiteci di evidenziarli così, il molto dispendioso giocare in orizzontale senza mai provare verticalizzazioni che ad inizio campionato sembrava essere il modo migliore per affrontare gli avversari. Con la prima partita sul campo il tecnico di Vaprio D’Adda ha potuto toccare con mano i limiti che la squadra ha messo in mostra. Come l’approssimazione sul calcio piazzato da cui è arrivato il gol partita di Pereiro affrontato senza un minimo di barriera e il primo palo, dove poi si è insaccato il pallone, completamente scoperto. Un tiro da circa quaranta metri. Una questione di testa, probabilmente, con un calo atletico che non ha avuto precedenti. Sembrava un problema risolto ma nelle ultime gare si è ripresentato in maniera preoccupante.

      Tutino centravanti

      Poi, in attesa di Tutino, la fase offensiva che sembrava essere stata messa a posto prima dell’infortunio dell’attaccante. Proprio il cambiare la sua posizione da esterno ad attaccante centrale aveva permesso una performance positiva di cinque gare di fila che avevano permesso di racimolare 11 punti con tre vittorie e due pareggi. Se mettiamo a fuoco l’inizio di stagione quando Tutino, addirittura, doveva partire da centrocampo per dare spazio a uno statico Forte in area, allora il quadro è completo. Senza di lui le cose si sono complicate. Dopo il suo infortunio il Cosenza ha giocato tre partite e non è mai riuscito a segnare. Non che sia fondamentale, probabilmente lo è davvero, o che gli altri non siano capaci di farlo, ma la sua manovra il suo pressare in area dava adito alla squadra di proporsi sottoporta in maniera più pericolosa. Il lampo di Canotto per Crespi a Terni uno di qui movimenti da cui ripartire.

      Uniti come una pigna

      Ora arrivano 12 giorni in cui il tecnico è chiamato a riordinare le idee ma soprattutto a dare una identità più robusta alla squadra. Lavorare sulla testa come aveva fatto nella scorsa stagione e spegnere le polemiche stingendosi tutti attorno alla squadra. Le chiacchiere ora non servono a nulla. Come gli ultrà che si sono visti domenica alla Villa Vecchia per discutere non solo di questo ma di arrivare ad una unità di intenti ora è il momento di essere tutti una pigna. C’è da salvare la categoria.

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