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      Il Cosenza e la sindrome Titanic, ripresa la preparazione

       

       

      Il Cosenza e la sindrome Titanic, ripresa la preparazione

      13 dic 20 Si rimane allibiti sentendo le risposte del tecnico dopo le domande incalzanti da parte di alcuni cronisti sulla situazione attuale della squadra che per l'ennesima volta ha rimediato una brutta figura in campo contro una modesta squadra. Allibiti per come le tante "promesse" del 'calcio internazionale' hanno deluso fino ad oggi le aspettative. E mentre ciò accade il discorso scivola "allegramente" sul gioco e sulle tante occasioni sfumate. Un palliativo che fa il paio con i ballerini a bordo del Titanic che continuano a ballare nonostante la nave stia affiondando. Quasi fosse una sindrome. E' evidente, agli occhi di tutti, che il problema fondamentale è strutturale. Sono pochi i calciatori di categoria che garantiscono determinate giocate. Mentre sono tanti coloro che ancora devono crescere e che affollano di indecisioni, ed errori grossolani, le partite. Nessuna iniziativa di mercato, a quanto ci risulta, è stata presa e, anzi, sembra che si aspetti gennaio per mettere mani al portafoglio per assicurarsi elementi degni della categoria. Altro che zona play off. Il Cosenza è in piena zona play out e viene incalzato dalle concorrenti, a cui, addirittura, viene lasciata l'intera posta in palio. Dopo le belle prestazioni con le più forti squadre di questa stagione si aspettavano le gare con le squadre in piena bagarre salvezza per fare bottino pieno e incassare i punti merittati. Ma al momento si stanno rimediando solo brutte figure. Il tecnico deve fare buon viso a cattiva sorte inventandosi soluzioni incredibili come quella si sfoltire la difesa per portare al tiro difensori come Tiritieelo che in due occasioni ha levato le castagne dal fuoco. La coperta corta offre così il fianco scoperto. In due gare è stata messa, come si suol dire, la pezza a colore. Ieri la ciambella è uscita senza buco. Sarà che devono sbloccarsi davanti la porta, ma compiere errori grossolani che mettono in discussione una gara non è da squadra di serie B. Errori che non vengono commessi neanche in campionati dilettantistici dove ce li si può aspettare. Nella categoria cadetta non è così. Non si buttano nella mischia tanti giovani, che non hanno alcuna esperienza, tutti assieme. I numeri purtroppo sono inconfutabili. Sette reti realizzate in 11 gare, due delle quali da un difensore, danno la cifra di cosa stiamo parlando. E se non ci fosse stato Wladimiro Falcone racconteremmo altro. Intanto la squadra deve affrontare, in queste condizioni, un tour de force fino a gennaio fatto di gare ogni tre giorni. Si parte già da dopodomani. Subito due trasferte: ad Ascoli, dove la squadra è arrivata in serata dopo una seduta defatigante, e poi sabato si vola alla volta di Cremona. Dopo tre giorni due gare in casa, martedì 22, contro il Venezia e dopo 5 giorni, sempre al Marulla, domenica 27 c'è il Pisa. Tre giorni dopo, il 30, si va a Pescara e dopo altri tre giorni il 3 gennaio c'è l'Empoli al San Vito Marulla. Poi la sosta fino al 16 gennaio. Insomma c'è la concreta possibilità di mettere da parte un buon gruzzoletto di punti. Ma come? bisognerà affidarsi a qualche santo. Uno giù c'è ed è Falcone ma non basta. Poi saremmo felici se il campo darà altre indicazioni. Lo aneliamo. Ma la fortuna non assiste sempre perchè di audacia al momento c'è solo quella delle promesse. E come si sa le parole volano al vento e i fatti rimangono quelll che sono: 9 punti e quartultimo posto in classifica. Se si vuole investire sui giovani va fatto in maniera oculata e diluito nel tempo. Ci piace ricordare che le cosidette squadre di giovani, sempre portate ad esempio (Cittadella, Spezia, ecc) , hanno seguito un percorso negli anni che li ha portati a crescere insieme e gradualmente. La serie B ha le sue regole. Servono, per far crescere, elementi di provata categoria con cambi adeguati. E, a quanto stiamo vedendo, qui a Cosenza così non è.

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