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      Legambiente: mattone illegale difficile da demolire, in Calabria solo 9.6% demolizioni

       

       

      Legambiente: mattone illegale difficile da demolire, in Calabria solo 9.6% demolizioni

      17 ott 23 In Italia il mattone illegale, concentrato soprattutto al sud e lungo le coste, è difficile da demolire mentre cresce il numero delle ordinanze di abbattimento. Lo afferma Legambiente nel III Report sull'abusivismo edilizio che fa il punto sulle cinque regioni più esposte. Dal 2004 a dicembre 2022 nelle regioni più a rischio - Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia - le demolizioni eseguite sono state il 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l'abbattimento da parte dei 485 Comuni che hanno risposto in maniera completa al monitoraggio civico promosso da Legambiente, pari al 24,5% del campione totale. Sommando anche le risposte parziali, il numero totale delle ordinanze emesse si attesta a 83.430 con una media di una ordinanza ogni 310 cittadini. Il cemento illegale spopola nei comuni costieri ma osservate speciali, afferma l'associazione ambientalista, sono anche le isole minori dove si registra un abuso ogni 12 abitanti. Legambiente rilancia sei proposte al Governo Meloni chiedendo, tra l'altro, "più responsabilità ai prefetti anche con un nuovo intervento legislativo", e di "potenziare l'attività di demolizione delle case abusive", "il Paese non ha bisogno di condoni ma di legalità". Il rapporto evidenzia che è "rilevante l'incidenza del mattone illegale nei comuni costieri dove si arriva a una media di 395,9 ordinanze di demolizione a Comune, cinque volte quella relativa ai Comuni dell'entroterra". Osservate speciali anche le isole minori dove si registra un abuso ogni 12 abitanti, ma dove la risposta al problema attraverso le demolizioni è maggiore, pari al 20,5%. Sotto la media nazionale, invece, gli abbattimenti eseguiti nei sette Municipi di Roma che hanno fornito i dati sull'abusivismo edilizio nei loro territori: a fronte di 2.676 ordinanze di demolizione emesse ne sono state eseguite solo 323, pari al 12,2%. Quattro gli indicatori presi in considerazione dall'associazione ambientalista per il suo monitoraggio civico: trasparenza, ordinanze di demolizione e abbattimenti eseguiti, trascrizioni immobiliari nel patrimonio comunale, trasmissione alle prefetture delle ordinanze di demolizione non eseguite. Tra le altre azioni da mettere in campo Legambiente chiede di lavorare sul danno erariale, per cui "il ruolo della Corte dei Conti è decisivo. Per quanto riguarda "le demolizioni per via giudiziaria, alla base degli interventi deve essere posta la sentenza che accerta il reato e non, invece, quella di condanna del reo". È poi "necessario prevedere lo stop all'iter di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione da parte di un tribunale". Legambiente propone anche di istituire un fondo di rotazione con uno stanziamento pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 e sollecita l'emersione degli immobili non accatastati. "L'abusivismo edilizio - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è un'autentica piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo del nostro Paese ormai da molti decenni. Parliamo di un fenomeno che, anche negli ultimi anni, nonostante la crisi edilizia e quella pandemica, si mantiene su livelli preoccupanti, addirittura in crescita nel 2022 come valori assoluti".

      In Calabria solo 9.6% demolizioni

      In Calabria, dal 2004 a dicembre 2022, solo il 9,6% delle ordinanze di demolizione è stato eseguito. La provincia con il maggior numero di ordinanze eseguite è Cosenza (361) pari al 9,2% delle ordinanze emesse (3.907), Vibo Valentia ha la maggiore percentuale di ordinanze di demolizione eseguite (195) su quelle emesse (1.051) pari al 18.6%, seguono Reggio e Catanzaro mentre Crotone non ha fornito nessuna risposta completa. In Calabria sono state emesse 6.197 ordinanze di demolizione con una media di una ogni 297,1 cittadini. A scattare la fotografia è il III Report di Legambiente sull'abusivismo edilizio, presentato oggi. "Il nuovo rapporto evidenzia, purtroppo, la gravità della situazione - afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria. La nostra regione è in fondo alle classifiche negative. Un quadro molto preoccupante perché in Calabria l'abusivismo deturpa troppo spesso e da troppo tempo luoghi di grandissima bellezza sia sulle coste che nell'entroterra, interessa anche territori a rischio idrogeologico e sismico e pesa come un macigno sul futuro. L'Amministrazione regionale ha iniziato a dare primi i rilevanti segnali come l'annunciata demolizione, a breve, di Palazzo Mangeruca. La direzione giusta, quanto doverosa, è quella della tutela dell'ambiente e della salvaguardia dell'incolumità di persone ed attività economiche, percorribile solo con il ripristino della legalità e con l'abbattimento degli immobili non sanabili". La Calabria, per tasso di risposta, è ultima con il 13,4%. La provincia meo "trasparente" è Crotone, con nessuna risposta. La Calabria in merito al rapporto tra ordinanze emesse e eseguite è in fondo alla classifica con il 9,6%. La provincia con il peggior rapporto è Catanzaro con il 2,7%. Tra i comuni capoluogo tra i peggiori spicca ancora Catanzaro (0,7%). Riguardo la trascrizione degli immobili abusivi nel patrimonio del Comune, la Calabria registra 75 immobili, l'1,2 %. Tra le città capoluogo, la prima è Catanzaro, con il 9,7%. Per la trasmissione delle pratiche di demolizione non eseguite da parte dei Comuni ai prefetti, in Calabria il dato è l'1,4%.

      In Italia solo 15.3% demolizioni

      Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia sono le regioni italiane dove l'abusivismo edilizio è maggiore: dal 2004 a dicembre 2022, dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato ordinato l'abbattimento, ne sono stati demoliti solo il 15,3%. Questo è uno dei dati emersi da "Abbatti, l'abuso", il terzo report di Legambiente sull'abusivismo edilizio, presentato oggi a Roma. Al monitoraggio hanno risposto in modo completo 485 comuni, pari al al 24,5% del campione totale. Sommando anche le risposte parziali, invece, il numero totale delle ordinanze emesse si attesta a 83.430 con una media di un'ordinanza ogni 310 cittadini. Sulle coste la media sale a 395,9 ordinanze di demolizione a comune, cinque volte quella relativa ai comuni dell'entroterra. Sulle isole minori, invece, si registra un abuso ogni 12 abitanti ma le demolizioni avvengono nel 20,5% dei casi, contro la media del 15,3% delle altre cinque regioni. Il dato peggiora ancora di più a Roma, dove delle 2.676 ordinanze solo il 12,2% si è risolto in demolizioni. "L'abusivismo edilizio - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è una piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo del nostro Paese ormai da molti decenni. Il Governo Meloni invece di annunciare nuovi possibili condoni, potenzi l'attività di demolizione delle case abusive e dia più ruoli e responsabilità ai prefetti."

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