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      E' polemica sui fondi del Ponte sullo Stretto, molti gridano allo scippo

       

       

      E' polemica sui fondi del Ponte sullo Stretto, molti gridano allo scippo

      14 dic 23 Non si placano le polemiche sui fondi per il ponte sullo Stretto che in questi giorni stanno animando lo scenario politico non solo meridionale ma soprattutto nazionale. A iniziare dal vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini che alla presentazione del volume: 'Fatti per unire. Ponti nell'arte tra Messina, Roma, Genova e il fiume Kwai', circa i finanziamenti per il Ponte sullo Stretto parla di "fiches" ovvero contributi che le due regioni, Calabria e Sicilia dovranno mettere. "Una piccolo contributo richiesto a Sicilia e Calabra mi sembra banale, che ci mettano una piccola fiches è normale" afferma Salvini che aggiunge "Le grandi opere le fai perché sei convinto che portino sviluppo. Non ho nessuna voglia di fare polemica, è il ponte degli italiani che non solo unisce Villa San Giovanni con Messina ma è un corridoio che unisce l'Europa ed è un ponte che la stessa Europa ci chiede da decenni". Il ponte sullo Stretto "sarà un moltiplicatore economico che oggi molti faticano a capire. Il ponte in sé stesso, come l'abbiamo fatto, costa la metà di quello che abbiamo stanziato perché l'intera cifra di 12 miliardi prevede 20km di strade in Sicilia e Calabria e 20km di ferrovie in Sicilia e Calabria" ha poi chiosato Salvini ribadendo che "costerà meno della metà di quello che è costato, senza lasciare traccia, il reddito di cittadinanza".

      Ma nel frattempo la politica e le parti sociali continuano con le polemiche di scelte definite, addirittura, piratesche dalla Cgil:

      "Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l'utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto. Proprio come nel gioco delle tre carte il ministro Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse". Lo si legge nella nota congiunta del segretario confederale della Cgil nazionale Pino Gesmundo e dei segretari generali della Cgil Calabria e della Cgil Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino commentando l'emendamento del governo alla manovra che utilizza i Fondi di coesione per finanziare il Ponte. Per i dirigenti sindacali "pur di raschiare il barile, visto che le risorse vere per il Ponte sono pochissime e quelle certe si fermano a 780 milioni per il 2024, giusto per mettere qualche prima pietra a fini elettorali per le Europee, viene compiuta un'azione piratesca ai danni di due Regioni, la Calabria e la Sicilia, sottraendo loro una quantità immensa di risorse europee che dovrebbero essere destinate a colmare il divario socioeconomico e superare gli squilibri territoriali. Il tutto - sottolineano - senza una discussione di merito che investa le due istituzioni interessate e i Consigli regionali, che su un aspetto di tale importanza non possono restare silenti o, peggio, essere esautorati, e lo stesso partenariato economico-sociale". Mannino specifica che "la stessa giunta regionale Siciliana, che in un primo tempo si era resa disponibile ad utilizzare un miliardo di sue risorse del Fsc 2021-2027, ha revocato polemicamente questa sua disponibilità"

      Ma di un conflitto che può aprirsi è quanto afferma il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, intervenendo a Skytg24, che dice: "Il governo della Regione Siciliana ha sempre condiviso la strategicità di questa grande opera, essenziale per lo sviluppo del Mezzogiorno e di tutta l'Italia. Tanto da aver indirizzato a ottobre al ministro Salvini una nota con la quale lo si informava che la giunta, all'unanimità, aveva deliberato di essere pronta a collaborare con un miliardo di euro di risorse Fsc". "Fondi - ha proseguito il presidente - che adesso sono stati prelevati d'autorità dal governo nazionale per un importo addirittura maggiore di 300 milioni di euro. Il tema è delicato perché costituisce un precedente. Occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, come prevede la Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non si ripeta perché si aprirebbe un conflitto istituzionale che nessuno vuole".

      Più diretto Fernando Pignataro, di Sinistra italiana Calabria, che parla di scippo a danno di calebresi e siciliani: "Sinistra italiana già a margine della poderosa manifestazione NO Ponte del 2 Dicembre a Messina, aveva denunciato le incongruenze, le mistificazioni e le irregolarità legate a questa opera, che sempre più risulta una operazione ideologica e propagandistica, da un lato, e un grande affare per i tanti amici da sistemare del governo Meloni. Ma avant'ieri si è fatto un ulteriore passo avanti nell'attacco al Sud, precisamente alla Calabria e alla Sicilia, con l'approvazione di un emendamento alla Camera che prevede una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 Miliardi (dei totali 11,6 al 2023 e che non saranno tali)". "Questa riduzione - prosegue - viene recuperata dal Fondo di sviluppo e coesione, di cui 1,6 miliardi dalla quota destinata alle Regioni Calabria e Sicilia. Certo l'operazione, sempre nel castello di carte di cui abbiamo argomentato, ha il fine di trovare le risorse che possano permettere l'approvazione definitiva del progetto del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia da parte del Cipess nel 2024. Si tratta di una beffa colossale, poiché queste risorse sono destinate al superamento del divario territoriale, cioè reti di trasporto, interventi nelle aree interne, occupazione, istruzione e formazione, digitalizzazione e modernizzazione, reti immateriali, inclusione sociale e miglioramento del servizio sanitario". "Non riusciamo a credere - afferma l'esponente di Si - che l'Europa possa avallare una così spregiudicata operazione finanziaria, in netto contrasto con le direttive e gli obiettivi degli interventi delle politiche di coesione e sviluppo. E' un attacco senza precedenti che ha come ricaduta l'allargamento del divario tra due regioni in ritardo di sviluppo e il resto del Paese, in una situazione generale in cui la forbice tra sud e nord aumenta, secondo il rapporto Svimez reso pubblico nei giorni scorsi". "Oltre alla nostra posizione di netta contrarietà ad un'opera dannosa, incompatibile da tutti i punti di vista, paesaggistico, ambientale ed economico - conclude Pignataro - oggi la situazione si aggrava di uno scippo ai danni delle due regioni, che non ha giustificazioni. Siamo in attesa che i Presidenti e i governi delle due regioni, almeno su questo ulteriore oltraggio politico assumano posizioni forti e determinanti".

      Anche i cinque stelle con il capogruppo alla Regione Davide Tavernise parlano di sottrazione fondi alla regione più povera d'Italia: "Chi difenderà gli interessi dei calabresi? Non certo il presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, che continua a guardare dall'altra parte mentre il governo nazionale scippa ulteriori risorse allo sviluppo della nostra regione". "La decisione del ministero delle Infrastrutture a dei trasporti di aumentare la compartecipazione regionale al progetto Ponte sullo Stretto - prosegue - avrebbe dovuto portare la maggioranza regionale ad alzare le barricate, come sta avvenendo proprio in queste ore in Sicilia, al fine di non perdere fondi destinati al completamento di fondamentali infrastrutture regionali, al contrasto al dissesto idrogeologico, ai Comuni e alla tenuta sociale delle comunità locali. Il sistema di finanziamento dell'opera così come previsto dalla rimodulazione dall'emendamento alla manovra prevede infatti di attingere dal Fondo di Coesione e Sviluppo fondi per 1,6 miliardi destinati alla Calabria e alla Sicilia. Ma il silenzio di Occhiuto è forse un chiaro segnale che questa rimodulazione, almeno nel caso Calabria, non è stata unilaterale, come denunciato dal Governatore della Sicilia. E quindi si tratta di un silenzio frutto di accordi romani che hanno il sapore amaro dell'antimeridionalismo e che penalizzano il futuro della Calabria". "Non possono pagare i calabresi, in termini di ulteriori privazioni di servizi e diritti - afferma l'esponente 5 Stelle - per l'incapacità ministeriale di reperire le necessarie risorse per la realizzazione della mega opera che divide il Paese in due e che continua a rappresentare una chimera di sviluppo e ricchezza, mentre è evidente esattamente il contrario. A pagare, e a caro prezzo, per il Ponte sarà la regione più povera d'Europa, con buona pace dei suoi cittadini ormai sudditi di un centro destra che non ha rispetto delle più elementari regole della democrazia". "Chiediamo ad Occhiuto - conclude Tavernise - un ripensamento, una presa di posizione forte e l'avvio di una nuova stagione per la nostra Regione che metta al centro i bisogni dei calabresi, lo sviluppo del territorio, la tutela dei diritti fondamentali".

      Il dibattito sale a livello nazionale con Legambiente che definisce un grande bluff che rischia di diventare un buco nero: "Il grande bluff del Ponte sullo Stretto si sta rivelando in tutta la sua evidenza. L'insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell'intero Paese". Questo il commento alla rimodulazione dei fondi a disposizione per il Ponte prospettata con l'emendamento del governo alla manovra. L'emendamento dirotta sul Ponte sullo stretto 1,6 miliardi dal Fondo di coesione e sviluppo gestito da Sicilia e Calabria e 718 milioni di euro dai finanziamenti gestiti dai ministeri e destinati in gran parte a progetti per il Sud Italia. "Risorse destinate per recuperare il divario infrastrutturale e sociale del Mezzogiorno d'Italia e delle aree interne del Paese dato che il Fondo per lo sviluppo e la coesione è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali" sottolinea Legambiente in una nota. "Il Ponte sullo Stretto rischia di creare un buco nero nelle casse del Paese. Il Ponte - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - costerà allo Stato circa 15 miliardi di euro, tra opera principale e di collegamento, con tutta probabilità destinati a lievitare visti anche i lunghissimi tempi di realizzazione. Un vulnus insopportabile non solo per Calabria e Sicilia ma per l'intero Paese nel quale ci sono questioni sempre più` urgenti da affrontare, proprio a partire dalla sfida della decarbonizzazione del settore dei trasporti. Se il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini pensa di essere ricordato dalla storia per la costruzione del Ponte, farebbe meglio ad agire sui reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell'intero Paese".

      Per poi arrivare al presidente del Gruppo misto Liberamente progressisti della Regione Antonio Lo Schiavo che chiede l'intervento del presidente Occhiuto in Consiglio: "Ma il Ponte non doveva essere l'opera in grado di risollevare le sorti del Paese? Di rimettere l'Italia al centro del Mediterraneo e delle grandi direttrici economiche e commerciali dell'Europa intera, riaffermando la posizione strategica della Penisola nei flussi dell'intero continente? E allora, di fronte a tali aspettative, perché il Governo nazionale fa un passo indietro e riversa gli oneri per la realizzazione dell'opera sulle regioni Calabria e Sicilia?". "L'emendamento alla manovra di bilancio che rimodula le risorse - prosegue - non lascia spazio a fraintendimenti. Il Ponte lo pagheranno in buona parte Calabria e Sicilia, scontando un prezzo salatissimo in termini di mancati interventi di sviluppo. Il colpo gobbo messo in atto con destrezza dalla Lega e della maggioranza di Governo prevede infatti un'ingente sottrazione di risorse, pari a 1,6 miliardi di euro, che erano originariamente destinati alle due regioni dai Fondi di sviluppo e coesione. Lo scopo, al di là di ogni retorica, è desolatamente chiaro: sostenere la propaganda di Salvini che, di fronte ai crescenti malumori nel suo elettorato e nel suo stesso partito, ha pensato bene di far pagare il conto a calabresi e siciliani". "Sarebbe interessante, a tal proposito - conclude Lo Schiavo - conoscere anche il parere del presidente della Regione Roberto Occhiuto che, con un colpo di mano, si vede sottrarre dal Governo amico somme così rilevanti che erano destinate allo sviluppo della Calabria. Mi auguro faccia sentire la sua voce, unendola a quella di quanti in queste ore stanno giustamente chiedendo conto al Governo (compreso il presidente siciliano Schifani), e auspico inoltre che lo stesso Occhiuto riferisca in Consiglio regionale in modo che l'assemblea si possa determinare sul punto stigmatizzando con forza questo autentico scippo ai danni dei cittadini calabresi".

      Infine c'è chi, come la CISL che va bene il ponte ma non bisogna tagliare il fondo coesione: La Cisl "se da un lato ritiene importante realizzare" il Ponte sullo stretto di Messina, considerando l'infrastruttura "un forte volano per la crescita economica, lo sviluppo e l'occupazione del Mezzogiorno, dall'altro lato ritiene altrettanto importante che la dotazione del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) non venga decurtata nel suo ammontare". E' quanto sottolinea la Cisl nazionale in una nota. Il fondo, per la Cisl, "è uno degli strumenti principali per attuare la politica di coesione nel nostro Paese e per risollevare concretamente il Mezzogiorno. Eventuali decurtazioni, quindi, dovranno essere prontamente reintegrate per assicurare continuità e strutturalità agli investimenti e agli interventi nelle due Regioni interessate all'opera". La Cisl ricorda, inoltre, che "da tempi non sospetti è stata favorevole alla realizzazione del ponte, certi che possa essere un'opera funzionale al rilancio dello sviluppo" di Calabria e Sicilia, "in quanto capace di stimolare anche l'implementazione di altre infrastrutture stradali e ferroviarie sui rispettivi territori. Allo stesso modo ci preoccupa che la scelta di indirizzare per la realizzazione dell'opera risorse precedentemente finalizzate ad altri investimenti a valere sui fondi di coesione possa far venir meno una programmazione sulla quale riteniamo si debba continuare ad insistere". Pertanto "invitiamo il governo a prevedere misure compensative, individuando nuove fonti di finanziamento per garantire quanto già programmato. Vista la delicatezza della materia e l'ipotesi di una prossima sottoscrizione dei rispettivi accordi di coesione fra governo centrale e regioni interessate, sollecitiamo i ministeri competenti a favorire il confronto con le parti sociali".

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