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      Ecco il Governo Meloni, prima donna Premier

       

       

      Ecco il Governo Meloni, prima donna Premier

      21 ott 22 Nasce il governo di centrodestra (ma molti lo chiamano di destracentro) e si presenta al mondo con l'incoronazione della prima donna premier della storia repubblicana. Meno di un mese dopo le elezioni politiche Sergio Mattarella convoca al Quirinale Giorgia Meloni e gli affida l'incarico di formare il nuovo governo. Poco prima aveva consultato la delegazione unitaria di centrodestra che in pochissimi minuti, più con l'assenso che con le parole, gli garantiva l'esistenza di una maggioranza parlamentare chiara e l'indicazione univoca di volere la leader di Fratelli d'Italia alla guida del governo. Eppure la vigilia era stata turbolenta: dopo le frasi di Silvio Berlusconi su Putin e l'Ucraina la tensione all'interno della coalizione si tagliava a fette. Tanto da spingere Meloni e il suo entourage a scegliere la strada delle decisioni autonome (pare che i suoi alleati non fossero a conoscenza di tutti i nomi dei ministri) e, soprattutto, della velocità. Il timore di nuove intemperanze del Cavaliere era palpabile oggi al Colle ed è stata chiara l'impressione di voler espletare le pratiche quirinalizie presto e senza danni. Non è sfuggita infatti ai giornalisti l'occhiata, tra il perplesso e il rassegnato, che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si sono scambiati proprio mentre la presidente del Consiglio in pectore confermava alle telecamere schierate al Quirinale che tutti avevano indicato lei come premier. E' stato il presidente della Repubblica a spiegare la ratio di questa voglia di fare presto basata su una linea di "leale collaborazione" istituzionale tra le due istituzioni. "Questa volta il tempo è stato breve, non è passato nemmeno un mese dalla data delle elezioni e questo è stato possibile per la chiarezza dell'esito elettorale", ha premesso Mattarella. In secondo luogo (ma questo è stato anche il motivo del colloquio di oltre un'ora avuto in privato con la nuova presidente del Consiglio) perchè "è stato necessario procedere velocemente in considerazione delle condizioni interne e internazionali che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti". E' nota la preoccupazione del capo dello Stato per il disagio sociale che la crisi energetica sta provocando tra gli italiani e l'urgenza con cui il capo dello Stato vorrebbe fosse affrontato il problema sia nell'Unione europea che in Italia. Senza dimenticare che resta pochissimo tempo per preparare la Legge di Bilancio. A conferma di quanto ci sia voglia di bruciare le tappe c'è da registrare anche un giuramento dei ministri lampo: già sabato all'ora di pranzo si sarà concluso il necessario rito di iniziazione. Il quale permetterà alla premier di chiedere la fiducia parlamentare con tutta probabilità già martedì. Forse questa fretta è all'origine di un clamoroso errore: dopo aver letto la lista dei ministri pubblicamente giunge una stringata nota di Fratelli d'Italia a far sapere che però c'è stato un "errore di trascrizione". E quindi si prende atto di un giro di valzer tutto interno a Forza Italia: il senatore Gilberto Pichetto Fratin finisce all'Ambiente e sicurezza energetica, mentre Paolo Zangrillo ministro della Pubblica amministrazione. In sostanza uno scambio di ministeri. Restano comunque sempre 24 i ministri che domani sfileranno emozionati nel salone delle feste del Quirinale per giurare nelle mani del capo dello Stato, il quale già conosceva le indicazioni sui ministeri più sensibili, come Esteri, Economia, Difesa e Interni. Si nota nel primo governo guidato da una donna proprio l'esiguo numero di donne alla guida dei dicasteri (solo sei) e sorprende invece l'altissimo numero di senatori cooptati al governo, ben nove. Senza contare il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la coalizione di centrodestra può contare su 115 voti a Palazzo Madama, dove la maggioranza è a quota 104. Nove ministri vengono da Fratelli d'Italia, cinque da Forza Italia, cinque dalla Lega, e altrettanti sono i tecnici. Ha colpito anche il cambio di denominazione per alcuni ministeri: all'Istruzione viene aggiunta la dicitura del "merito", le politiche agricole diventano Agricoltura e sovranità alimentare. Una rivoluzione (per alcuni un'involuzione) anche lessicale. Giorgia Meloni, entrata al Quirinale con una 500 x bianca ed uscita con un Audi 6 dello Stato, ha immediatamente chiamato il suo predecessore Mario Draghi, reduce dal suo ultimo Consiglio europeo. Rapporti buoni e uno scambio di consegne che tutti garantiscono avverrà nella massima collaborazione. Infine, se le opposizioni riconoscono come sia una nota positiva per l'Italia avere finalmente una donna a Chigi, non nascondono le loro preoccupazioni per la scelta di alcuni nomi che preoccupano per la tenuta dei diritti. "La lista dei ministri conferma alcuni segnali preoccupanti. Segnali sparsi che preannunciano un brusco arretramento nel percorso di riconoscimento e rafforzamento dei diritti civili, sottolinea ad esempio Giuseppe Conte.

      Il Governo:

      Ventiquattro ministeri, uno in più del governo Draghi. Ma cambiano alcune deleghe e i nomi di alcuni dicasteri: lo Sviluppo economico diventa il ministero delle Imprese e del Made in Italy, quello della Transizione ecologica si chiamerà Ambiente e sicurezza energetica, le Politiche agricole cambiano in Agricoltura e sovranità alimentare e al ministero dell'Istruzione viene aggiunta la dicitura "del merito". Le politiche europee tornano a essere un ministero e includeranno anche la Coesione territoriale e il Pnrr mentre il ministero del Sud sarà anche ministero del Mare e a quello della Famiglia si aggiunge la natalità. E' il nuovo schema di governo annunciato dal presidente del Consiglio incaricato Giorgia Meloni dopo avere accettato l'incarico al Quirinale. Come sottosegretario alla presidenza del Conisglio, Meloni ha annunciato che indicherà Alfredo Mantovano.

      Ecco la lista dei ministri:

      Ministeri con portafoglio:

      AFFARI ESTERI: Antonio Tajani (vicepremier)
      INTERNO: Matteo Piantedosi
      GIUSTIZIA: Carlo Nordio
      DIFESA: Guido Crosetto
      ECONOMIA: Giancarlo Giorgetti
      IMPRESE E MADE IN ITALY: Adolfo Urso
      AGRICOLTURA E SOVRANITA' ALIMENTARE Francesco Lollobrigida
      AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA: Gilberto Pichetto Fratin
      INFRASTRUTTURE E MOBILITA' SOSTENIBILI: Matteo Salvini (vicepremier)
      LAVORO E POLITICHE SOCIALI: Marina Calderone
      ISTRUZIONE E MERITO: Giuseppe Valditara
      UNIVERSITA' E RICERCA: Anna Maria Bernini
      CULTURA: Gennaro Sangiugliano
      SALUTE: Orazio Schillaci
      TURISMO: Daniela Santanché

      Ministeri senza portafoglio:

      RAPPORTI CON IL PARLAMENTO: Luca Ciriani
      PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Paolo Zangrillo
      AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE: Roberto Calderoli
      SUD E MARE: Sebastiano Musumeci
      SPORT E GIOVANI: Andrea Abodi
      FAMIGLIA, NATALITA' E PARI OPPORTUNITA': Eugenia Roccella
      DISABILITA': Alessandra Locatelli
      RIFORME: Elisabetta Casellati
      AFFARI EUROPEI, COESIONE TERRITORIALE E PNRR: Raffaele Fitto

      Un ministero più di Draghi

      Ventiquattro ministeri, uno in più del governo Draghi. E un rimescolamento di alcune deleghe - scompare, ad esempio, il ministero dell'Innovazione e della Transizione digitale - oltre al cambio di alcuni nomi di dicasteri che marcano l'identità del nuovo esecutivo di centrodestra, dall'Istruzione a cui viene aggiunta la dicitura del "merito" alle politiche agricole, che diventeranno Agricoltura e sovranità alimentare. Accettato senza riserva l'incarico, Giorgia Meloni presenta i ministri del suo governo. Al termine di un'ultima girandola di confronti con gli alleati, alcuni nomi sono cambiati rispetto ai vari totoministri, soprattutto per le caselle assegnate a Forza Italia. Sulle quali peraltro arriva a fine giornata una correzione rispetto alla lista letta al Quirinale: non sarà Paolo Zangrillo ma Gilberto Pichetto all'Ambiente e alla sicurezza energetica, mentre il fratello del medico personale di Silvio Berlusconi andrà alla Pubblica amministrazione Entra in squadra, anche se aveva sempre detto di essere orientato a restare fuori, Guido Crosetto, mentre nell'elenco non compare uno dei fedelissimi, Giovanbattista Fazzolari, che aveva però espresso negli ultimi giorni l'intenzione di mantenersi in un ruolo più defilato, da dove continuare a essere però il braccio destro della leader. Confermate le scelte per i ministeri su cui più alta era l'attenzione del Colle: superato l'incidente delle parole di Silvio Berlusconi su Putin e l'Ucraina, che avevano fatto traballare il suo nome, Antonio Tajani andrà quindi alla Farnesina e sarà anche vicepremier, come Matteo Salvini. All'Interno ci sarà il prefetto Matteo Piantedosi, che torna al Viminale dopo essere stato il capo di gabinetto del leader leghista nel governo gialloverde. Dopo il braccio di ferro con il Cavaliere, che ha insistito fino all'ultimo su Elisabetta Casellati, il nuovo ministro della Giustizia sarà l'ex magistrato Carlo Nordio, neoeletto nelle file di Fdi alla Camera. Alla Difesa arriverà invece Crosetto, nonostante il nome più quotato fosse stato per giorni l'ex presidente del Copasir Adolfo Urso, che andrà al Mise, ribattezzato delle Imprese e del Made in Italy, a sostituire Giancarlo Giorgetti, che a sua volta traslocherà all'Economia, dove inizialmente si era immaginato Fabio Panetta. Il bocconiano ha ricevuto anche l'endorsement del solitamente riservato ministro Daniele Franco, che ha detto di Giorgetti che "sarebbe adattissimo" a succedergli a via XX Settembre. Al neo ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare - ambito dalla Lega - approda uno dei suoi fedelissimi della premier incaricata, Francesco Lollobrigida, che lascerà il ruolo di capogruppo di Fdi alla Camera nel quale era appena stato riconfermato. Un altro dei più vicini alla leader, Raffaele Fitto, ricoprirà la casella delle Politiche Ue, che con il governo Meloni tornano ad essere un ministero ad hoc che sovrintenderà anche al Pnrr. E sempre a due fedelissimi andranno due ruoli cruciali, quello dei Rapporti con il Parlamento, destinato a Luca Ciriani (anche lui dovrà lasciare il ruolo di capogruppo al Senato), e quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dove arriva Alfredo Mantovano. Due dei ministeri chiave invece per la realizzazione del Pnrr andranno agli alleati. All'Ambiente ed energia c'è il colpo di scena dello switch tra Zangrillo e Pichetto, che dovrebbe comunque essere accompagnato nei primi mesi da Roberto Cingolani, che rimarrà come una sorta di advisor. Alle Infrastrutture ci sarà Salvini. A esponenti di via Bellerio andranno anche gli Affari Regionali e Autonomia, con Roberto Calderoli, l'Istruzione, dove arriva Giuseppe Valditara, la disabilità ad Alessandra Locatelli, già ministro per un brevissimo periodo nel governo Conte 1 dopo essere subentrata a Lorenzo Fontana. A Forza Italia oltre a Farnesina e Mite vanno invece l'Università, dove arriva Anna Maria Berini anche se inizialmente era stata indicata Gloria Saccani Jotti, Gilberto Pichetto dato al Mite va invece alla Pubblica amministrazione, mentre al nuovo ministero delle Riforme approda la ex presidente del Senato Casellati. Nelle file di Fdi vengono promossi ministri ancora Daniela Santanché, al Turismo, Nello Musumeci, al Sud che acquista anche la nuova delega al Mare e Eugenia Roccella che va alla Famiglia, mantenendo le pari opportunità cui si aggiunge la natalità. Quattro i dicasteri in cui approdano tecnici di area: al Lavoro c'è Marina Calderone, attuale presidente dei consulenti del Lavoro, la Cultura va al direttore del Tg2 Gennaro Sangiugliano, alla Salute va il rettore di Tor Vergata Orazio Schillaci mentre allo Sport (cui vengono unite le politiche giovanili) arriva Andrea Abodi, indicato in un primo momento come nuovo ad della Milano-Cortina.

      Giallo scambio Ministeri Pichetto-Zangrillo

      Il nuovo governo Meloni difficilmente troverà spazio nella collezione di successi politici di Silvio Berlusconi. Ha ottenuto per Forza Italia tanti ministeri quanti la Lega ma non la Giustizia, quello che ha reclamato con più forza per Elisabetta Casellati (finita alle Riforme istituzionali) arrivando allo scontro con la nuova premier, acuito dalle considerazioni sulla guerra in Ucraina e Vladimir Putin. Un incidente per ora messo alle spalle, con la conferma alla Farnesina (con ruolo da vicepremier) per Antonio Tajani, i cui rapporti con il leader azzurro non sono però più idilliaci come un tempo, in un partito attraversato da non poche tensioni. Reduce dal summit del Ppe in cui ha ribadito il filoatlantismo di Forza Italia, Tajani è stato inserito nella delegazione per le consultazioni al Quirinale, con il Cavaliere e i due capigruppo, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo. Il quartetto si è fatto immortalare nella Sala dello Zodiaco, con il fondatore del centrodestra seduto su una poltrona antica. Poi in silenzio, a eccezione di qualche battuta sui corazzieri, con lo stesso sorriso si è presentato davanti alle telecamere. Che hanno inquadrato lo scambio di sguardi con Matteo Salvini, di traverso sopra la spalla di Meloni, apparenti lampi di una silenziosa perplessità comune, mentre la leader di FdI spiegava di essere stata indicata come premier all'unanimità dagli alleati. Una scena diventata virale mentre Berlusconi con lo stato maggiore di FI da Villa Grande gestiva le ultime trattative sui ministri. Ore intense, in cui due caselle attribuite al suo partito sono state messe in discussione. "Noi di Forza Italia daremo un contributo decisivo e qualificato", il concetto ribadito più volte in giornata dal leader. Ma ancora una volta, come nella suddivisione dei collegi e in altri snodi del centrodestra negli ultimi quattro mesi, l'ex premier si è trovato nella posizione di chi non può più distribuire le carte. E alla fine il varo dell'esecutivo, al di là degli entusiastici commenti ufficiali, lo stato d'animo diffuso è di chi ha dovuto ingoiare il rospo perché non c'erano alternative. È saltata Gloria Saccani Jotti, che il Cavaliere voleva all'Università: hanno prevalso le perplessità di Meloni e il dicastero è finito all'ex capogruppo azzurra Anna Maria Bernini. E l'emblema del caos interno è il giallo Pichetto-Zangrillo. Il nome di Gilberto Pichetto nel pomeriggio di trattative è rimbalzato dal Mite al Mise fino alla Pubblica amministrazione, come annunciato dalla premier che succederà a Mario Draghi. Dopo quasi due ore la correzione, per "un errore di trascrizione" dovuto probabilmente a un pasticcio in FI: Pichetto all'Ambiente e sicurezza energetica, incarico prima attribuito a Paolo Zangrillo, un passato da manager del fornitore di energia e gas Acea, a cui infine va la P.a. Zangrillo, raccontano tra gli azzurri, avrebbe telefonato a Berlusconi chiedendo di essere dirottato lì non sentendosi all'altezza della sfida sull'energia. Il fratello del medico personale di Berlusconi, Alberto Zangrillo, è la new entry dell'ultima ora, su cui il Cavaliere ha insistito. Alla fine, fra ricostruzioni ufficiali e ufficiose, questo epilogo non è necessariamente felice per l'ottantaseienne leader di FI. Aveva ottenuto che il Ministero per l'Ambiente non perdesse le deleghe sull'energia previste per l'ex Mite. Ora, però, quel posto va a Pichetto, considerato non fra i parlamentari più vicini al leader. Nelle prossime settimane in FI si misurerà la distanza di molti da Berlusconi. Magari a partire da dopo le nomine di sottogoverno. Il gruppo del Senato, guidato da Ronzulli, è più compatto. In quello della Camera, secondo i ragionamenti che si fanno anche nel partito, c'è più probabilità che emergano le fibrillazioni fra i fedelissimi del presidente e chi non ne ha condiviso le ultime mosse, dal braccio di ferro sul ministero per Ronzulli alle esternazioni su Putin. Dentro e fuori il centrodestra, in Parlamento sono tanti a scommettere su una fuga, più o meno contenuta verso il centro, magari verso Noi moderati, che al Senato ha costituito il Gruppo con rinforzi di FdI e alla Camera.

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