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      Medici in piazza a Cosenza: Salviamo la sanità pubblica

       

       

      Medici in piazza a Cosenza: Salviamo la sanità pubblica

      15 giu 23 'Salviamo la sanità pubblica', è questo lo slogan che accomuna le manifestazioni organizzate per oggi in trentaquattro città italiane da medici, operatori sanitari e cittadini, per denunciare i pericoli che minano la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e "sollecitare interventi per scongiurare il collasso del sistema". A Cosenza, i rappresentanti delle sigle sindacali promotrici hanno incontrato la stampa per denunciare il calo di investimenti, la fuga dei medici e la scarsa assistenza sul territorio. "Ci saranno sempre meno soldi - ha detto Roberto Siciliano della Uil Fp - per assumere personale e ci saranno sicuramente meno soldi per i posti letto, per potenziare gli ospedali. Attualmente quello che noi riusciamo a vedere è un depotenziamento continuo delle strutture, siamo dinanzi alla desertificazione sanitaria. Il privato fa sicuramente il suo mestiere. Quindi propone delle soluzioni facili anche ai cittadini. Ma noi siamo qui per difendere la sanità pubblica e il servizio sanitario nazionale, perché il diritto e la tutela alla salute che la costituzione prevede deve essere uguale e universale su tutto il territorio della Repubblica". "Manca il collegamento tra ospedale e territorio - ha aggiunto Luigi Ziccarelli segretario regionale Anaao Assomed - e il Covid ha sottolineato delle criticità che sono state ignorate, evidentemente non è bastata la pandemia a far capire quanto sia necessario investire in sanità pubblica. Non ci interessano i soldi, ma la qualità dei professionisti, dei macchinari e dei servizi che si offrono ai cittadini, in questi termini chiediamo maggiori investimenti ".

      Farmaci, anche costosi, che i cittadini ricevono però gratuitamente ed ospedali che, pur tra mille difficoltà, continuano a garantire assistenza a chi ne ha bisogno. E' il sistema della Sanità pubblica italiana, almeno per ora. Perchè, senza finanziamenti immediati ed un cambio drastico nelle politiche di gestione, il Servizio sanitario nazionale (Ssn), così come lo abbiamo finora conosciuto, è destinato a fallire in tempi brevi. A denunciarlo sono i sindacati medici, insieme ad associazioni di cittadini e pazienti, che oggi sono scesi in piazza in 39 città, da Bolzano a Catania, per lanciare l'allarme e chiedere al ministro della Salute di agire e salvare la sanità pubblica. Sit-in, manifestazioni ed assemblee si sono tenute in tutta Italia, promosse dai sindacati di medici e veterinari che, compattamente, hanno dichiarato di essere pronti a tutto in difesa del "pilastro centrale del nostro welfare": "Se non ci saranno risposte non escludiamo iniziative estreme a breve, come lo sciopero, e c'è anche il rischio di dimissioni di massa dei medici: sono già oltre 5mila le richieste di informazioni per le dimissioni giunte al sindacato nell'ultimo periodo", ha affermato il segretario dell'Anaao-Assomed, maggiore sindacato degli ospedalieri, Pierino di Silverio, alla conferenza stampa a Roma in occasione della giornata di protesta. Questa, ha aggiunto, "non è una lotta di casta: il costante disinvestire sulla sanità pubblica ci porterà alla distruzione del sistema". La richiesta è quella di arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e frenare la fuga dei professionisti attraverso un investimento forte sulle risorse umane, utilizzando anche i fondi del Pnrr. Ma, a tal fine, cruciale è il ruolo del ministero della Salute. "Chiediamo al ministro Schillaci che il ministero torni a fare il proprio lavoro e non sia commissariato nei fatti dal ministero dell'Economia, perchè siamo asfissiati dalle politiche al risparmio. Questo è un dovere del ministro", afferma Andrea Filippi, segretario della Fp Cgil medici. Il Ssn è a rischio perchè si continua a disinvestire in questo ambito, avvertono le organizzazioni sindacali: oggi stanziamo per la sanità pubblica il 6,2% sul Pil, la metà rispetto all'Europa, e ci sono già 35mila posti letto ospedalieri in meno. Ciò a fronte di 5,5 milioni di italiani classificati come cittadini in "assoluta povertà": "Se togliamo loro anche il diritto alla salute - afferma Aldo Grasselli, segretario del sindacato dei veterinari pubblici Sivemp - questo sarebbe il vero pizzo di Stato". Il punto, incalza Guido Quici, presidente del sindacato medico Cimo, "è che i cittadini devono potersi curare senza indebitarsi. Questa è ormai una questione sociale e anche altri soggetti dovrebbero scendere in campo a favore del Ssn, dall'imprenditoria alla Cei". Nelle piazze, dal nord al sud, hanno dunque campeggiato oggi cartelli e slogan: 'Sanità in codice rosso, servono cure adeguate', 'Vi siete già dimenticati di noi?', 'Non siamo eroi nè angeli ma neanche martiri', recitano gli striscioni al sit-in organizzato a Roma davanti al ministero dell'Economia, mentre a Napoli i medici si sono presentati in conferenza stampa con le mani legate. A manifestare sono anche cittadini e pazienti. A Roma, il presidente dell'associazione Federasma e allergie, Mario Picozza, spiega così lo scontento di tanti pazienti: "Gli immunologi e pneumologi sono pochissimi e riuscire ad avere una visita in ospedale con questi specialisti è diventato quasi impossibile, tra liste di attesa e carenza di specialisti. Le nostre sono malattie croniche, con controlli periodici, ma sempre più spesso siamo costretti a rivolgerci al privato". La domanda centrale, conclude, è una sola: "Se non si hanno i soldi, in un futuro ormai prossimo come ci si potrà curare?".

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