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      Ex sindaco Manna: a 6 mesi da scioglimento Rende non conosciamo motivi

       

       

      Ex sindaco Manna: a 6 mesi da scioglimento Rende non conosciamo motivi

      19 dic 23 "Ad oggi sono passati sei mesi dallo scioglimento del Consiglio comunale e nessuno sa cosa sia realmente accaduto. Non conosciamo i motivi del provvedimento e questo credo non sia normale. La Procura di Cosenza ha detto che gli atti non sono più secretati e abbiamo chiesto di averne copia, ma ancora non ci sono stati consegnati. Questo è il primo corto circuito". Lo ha detto Marcello Manna, ex sindaco di Rende, che ha convocato la stampa per chiedere la pubblicazione degli atti che hanno portato allo scioglimento del Comune. Lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende è avvenuto nel giugno scorso per infiltrazioni mafiose ed è stato disposto in conseguenza degli esiti del lavoro svolto dalla Commissione d'accesso antimafia, a seguito del coinvolgimento del sindaco Marcello Manna e dell'ex assessore ai lavori pubblici Pino Munno, nell'inchiesta denominata "Reset" condotta dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri contro le cosche della 'ndrangheta attiva nell'area urbana di Cosenza. "Siamo qui per urlare la nostra estraneità a tutto - ha concluso Manna - e la storia ci darà ragione. Purtroppo pagano i cittadini. Pizzo, Cirò, Strongoli e Caccuri sciolti per mafia e poi tutti assolti per non aver commesso il fatto. Quei territori hanno perso il treno del Pnrr, perché cala il silenzio? Questo è l'altro corto circuito. È un problema di democrazia che va posto, perché questa legge presenta delle distorsioni. Rende ha aderito all'istanza di modifica dell'attuale normativa, richiesta da oltre duecento amministratori, e ci sarà un'assemblea il prossimo 14 gennaio a Reggio Calabria. Sono battaglie di democrazia. È inquietante che in Calabria, più che in altre regioni, ci sia troppa vicinanza tra alcuni inquirenti e una certa politica. Questa credo sia la chiave di lettura di Rende. Stiamo preparando un dossier con richiesta di intervento a Mattarella. È il garante dei diritti, anche dei nostri".

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