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      Processo Bergamini, la Internò condannata a 16 anni di reclusione

       

      Napolitano abbraccia Donata Bergamini, si intravedono Padovano e Simoni di spalle

       

      Processo Bergamini, la Internò condannata a 16 anni di reclusione

      01 ott 24 Sedici anni di reclusione è la condanna inflitta dai giudici della Corte d'assise di Cosenza a Isabella Internò, accusata di omicidio in concorso con ignoti per la morte dell'ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Donato 'Denis' Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989. La sentenza è stata letta dalla presidente della Corte dopo 8 ore di camera di consiglio. In lacrime Donata Bergamini, pietrificata la Internò che stringeva il marito per un braccio. All'uscita dall'aula l'uomo è stato colto da malore. Fuori dal tribunale cori degli ultrà, presenti con lo striscione "Verità per Denis".

      Mister Alvini

      Giallo Bergamini: Padovano, Donata, Anselmo (VIDEO)

      La sorella abbraccia gli ex compagni

      La prima cosa che ha voluto fare Donata Bergamini dopo la lettura della sentenza è stata quella di abbracciare tra le lacrime i compagni di squadra di Denis presenti in aula alla lettura della sentenza. C'erano Urban, Padovano, Simoni, Marino il dottore Costabile, che si si sono uniti in un caloroso abbraccio a Donata. In lacrime anche Padre Fedele Biseglia seduto per tutto il processo nella zona del pubblico assieme ai calciatori.

      Simoni, Padovano, Urban dopo l'abbraccio a Donata

      Ho subito pensato a Denis

      "Finalmente la Corte ci ha dato ragione. Quando ho capito che la giustizia arrivava, la mia testa è andata a mio fratello, a mio padre e a mia madre che è ancora in vita ma che probabilmente non riuscirà a capire per la sua malattia". Così Donata Bergamini, sorella di Denis, ha commentato, trattenendo a stento le lacrime, la sentenza della Corte che ha condannato Isabella Internò a 16 anni di reclusione. "Ho pensato subito - ha aggiunto - ai miei figli che hanno finalmente smesso di portarsi dietro questa macchia. Gli ho sempre detto che nella giustizia bisogna avere fiducia che prima o poi la giustizia arriva. Ho provato felicità anche per i miei nipoti che non subiranno quello che hanno subito i miei figli". "Cosa ho provato vedendo Internò? Niente non mi ha fatto nessun effetto perché quella persona li per me era già in carcere prima" ha aggiunto. "Per quanto riguarda l'aula - ha detto Donata Bergamini - devo ringraziare i miei avvocati perché se siamo arrivati a questo punto, oltre alla Procura di Castrovillari e al Procuratore Facciolla, l'impegno grande è stato dei miei avvocati non solo per quanto riguarda l'impegno morale ma anche l'impegno fisico perché la mia regione (l'Emilia Romagna, ndr) dalla Calabria è difficile da raggiungere. Riguardo al fuori ringrazio gli amici di Denis, gli abitanti della mia regione che mi sono stati vicini ma il ringraziamento più grande va alla città di cosenza, partendo dai tifosi poi da tutte le persone che mi sono state vicine in questi anni. Ho avuto un calore enorme. E' quel calore che mio fratello sentiva a Cosenza e che lo ha spinto a non andare in una squadra più importante ma ha preferito rimanere qui". "L'entità della pena non mi interessa in questo momento - ha concluso la sorella di Denis - per me la cosa più importante era che quello che sia io che mio padre avevamo subito visto dall'inizio, quello che dicevamo era vero, che Denis era stato ucciso".

      Malore del marito della Internò

      Subito dopo avere sentito la sentenza della Corte d'assise di Cosenza che la condannava a 16 anni di reclusione per l'omicidio di Denis Bergamini, Isabella Internò, con un'espressione tra l'incredulo ed il disperato, ha stretto forte il braccio del marito. Quindi, insieme a lui e ai suoi avvocati, è uscita dall'aula da una porta secondaria. Nel cortile del Tribunale, l'uomo ha avuto un malore ed è stato soccorso dai sanitari del 118. Prima, il marito della Internò, rivolgendosi ad uno dei legali di difesa ha solo detto "perché?". "Isabella - è stato il commento dell'avvocato Angelo Pugliese - è innocente, ricorreremo in appello".

      Ridimensionata la pena rispetto a richiesta

      I giudici hanno ridimensionato la richiesta dell'accusa - 23 anni - concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. L'imputata ha assistito alla lettura del dispositivo a fianco dei suoi legali. La corte ha anche escluso le aggravanti della crudeltà e dell'uso di sostanze venifiche. La Corte ha poi condannato Internò all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dei diritti civili per la durata della pena. L'imputata è stata quindi condannata al risarcimento dei danni da quantificare in separata sede.

      Denis è stato ucciso

      Donato "Denis" Bergamini non si suicidò gettandosi sotto un camion in transito lungo la statale 106, come fu detto all'epoca: prima fu ucciso e poi il suo corpo fu disteso sulla strada quando era già morto. E di quell'omicidio è responsabile l'ex fidanzata Isabella Interò. E' la conclusione a cui sono giunti, a 35 anni dai fatti, i giudici della Corte d'assise di Cosenza che hanno condannato la donna - imputata per omicidio volontario premeditato in concorso con ignoti - a 16 anni di reclusione. Una pena inferiore a quella chiesta dall'accusa, 23 anni, perché i giudici hanno riconosciuto la premeditazione ma hanno ritenuto le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Si chiude così il processo di primo grado durato tre anni - era iniziato il 25 ottobre 2021 - e decine di udienze. Un processo, quello finito oggi, per aprire il quale ci sono voluti 32 anni, due riaperture dell'inchiesta e la riesumazione della salma del calciatore di Argenta (Ferrara), morto lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989. Un processo dovuto soprattutto alla determinazione della sorella di Denis, Donata Bergamini, che non ha mai creduto alla tesi del suicidio con la quale fu archiviato il caso nell'immediatezza. E proprio Donata, alla lettura del dispositivo, è scoppiata in un pianto a dirotto ed ha abbracciato i figli ed i suoi avvocati. "Quando ho capito che la giustizia arrivava, la mia testa è andata a mio fratello, a mio padre e a mia madre che è ancora in vita ma che probabilmente non riuscirà a capire per la sua malattia", sono state le sue prime parole. Per decine di udienze Donata è stata nella stessa aula con l'ex fidanzata di suo fratello. Una vicinanza che non le ha provocato sentimenti particolari perché, dice, "quella persona per me era già in carcere prima". "Quella persona", al momento della lettura del dispositivo, ha stretto forte il braccio del marito con un'espressione tra l'incredulo e l'addolorato. Quindi, come ha sempre fatto in questi anni di udienze, è uscita dall'aula da una porta secondaria e si è allontanata. Nel cortile interno del Tribunale, il marito ha avuto un lieve malore ed è stato soccorso dai sanitari del 118. Il legale della donna, l'avvocato Angelo Pugliese ha già annunciato il ricorso in appello: "Isabella è innocente". Lapidario il commento dell'avvocato Fabio Anselmo, che ha accompagnato passo dopo passo la battaglia di Donata Bergamini per portare alla luce quella "verità" in cui la famiglia ha creduto sin dal primo momento. "Oggi possiamo dire che Denis è stato assassinato" ha detto. "Ci speravamo e abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. E' chiaro - ha tenuto a sottolineare - che se avessimo avuto questa Procura e questi pm fin dal primo momento non ci sarebbero voluti 35 anni. Quel che dico sempre è che la giustizia è degli uomini e gli uomini non sono tutti uguali e quindi la giustizia non è sempre uguale". Anche il fatto che la pena inflitta a Isabella Internò sia inferiore a quanto chiesto dalla Procura di Castrovillari interessa poco alla famiglia Bergamini. "L'entità non mi interessa in questo momento - ha detto la sorella di Denis con le lacrime agli occhi - per me la cosa più importante era che quello che io e mio padre avevamo visto subito, sin dall'inizio, che quello che dicevamo era vero: che Denis è stato ucciso".

      La diretta video all'uscita del processo

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