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      Gimbe: 27,3% dei medici di base calabresi supera 1.500 assistiti

       

       

      Gimbe: 27,3% dei medici di base calabresi supera 1.500 assistiti

      07 mar 24 In Calabria il numero massimo di 1.500 assistiti per medico di medicina generale viene superato dal 27,3% del totale degli appartenenti alla categoria della regione, molto al di sotto della media nazionale che è pari al 47,7%. Lo rileva uno studio della della Fondazione Gimbe in base ai dati forniti dal ministero della Salute e riferiti all'anno 2022. "ll numero medio di assistiti per medico di famiglia al primo gennaio 2023 nell'intera regione - riferisce il report - è pari a 1.202 a fronte di una media nazionale di 1.353". Secondo la stima di Gimbe, che prevede un rapporto di un medico ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l'attuale rapporto ottimale di 1.000), al primo di gennaio 2023 in regione non si rilevavano carenze di tali figure sanitarie. Tra il 2019 e il 2022 i medici di medicina generale nella regione si sono comunque ridotti del 14% rispetto alla media nazionale che delinea un calo dell'11%. In relazione al quadro anagrafico: nel 2022 l'89,4% dei medici di famiglia aveva oltre 27 anni di laurea, prima tra le regioni rispetto alla media nazionale che è del 75,3%. Tra il 2023 e il 2023 sono 504 i sanitari calabresi che hanno compiuto o compiranno 70 anni di età raggiungendo così l'età massima per la pensione (deroghe escluse). Considerando l'età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio per gli anni 2020/2023, nel 2026 il numero dei medici di medicina generale diminuirà di 135 unità rispetto al 2022.

      Medici di famiglia in estinzione

      Medici di famiglia, pediatri e specialisti: in Italia categorie in via di estinzione. Pensionamenti massicci in arrivo e fuga all'estero per usufruire di condizioni di lavoro più remunerate e di più alta qualità le cause principali della carenza nonostante l'apertura per l'arrivo di nuova forza lavoro. Numeri destinati a crescere nei prossimi anni con oltre 19mila medici pronti a specializzarsi. Una prospettiva che però allarma in quanto la carenza è oggi, mentre nel 2034 potrebbe addirittura esserci un'inversione di tendenza con il rischio di avere al contrario un imbuto lavorativo, con 32mila medici in più rispetto al fabbisogno. A lanciare l'Sos per i medici di base è la Fondazione Gimbe, mentre, dal canto suo, Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, ha presentato i dati elaborati dal Centro Studi in una conferenza stampa dell'Osservatorio giovani professionisti Fnomceo sull'accesso a Medicina. Secondo i dati diffusi da Gimbe e riferiti al primo gennaio 2023, mancano 3.114 medici di Medicina generale, con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord. medici di famiglia: in Lombardia (-1.237), Veneto (-609), Emilia Romagna (-418), Piemonte (-296), oltre che in Campania (-381). I calcoli di Gimbe si basano sul rapporto di 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l'attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzano le rilevazioni della struttura interregionale sanitaria convenzionata. In particolare tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 i pensionamenti previsti. Inoltre quasi un medico di famiglia su due supera il limite massimo dei 1.500 assistiti, sottolinea ancora Gimbe riportando dati forniti dal ministero della Salute, riferiti all'anno 2022: su 39.366 medici di medicina generale, il 47,7% ha più di 1.500 assistiti; il 33% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 12,1% da 501 a 1.000; il 5,7% tra 51 e 500 e l'1,5% meno di 51. Un allarme, la carenza dei medici, che "riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un'inadeguata programmazione", dice il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta. E su una "seria programmazione" da qui ai prossimi 10 anni punta la Fnomceo altrimenti si rischia di non avere medici oggi ma di creare uno squilibrio in eccesso nel 2034. I medici di Medicina Generale, sono passati dai 45.382 del 2013 ai 35.398 di oggi, con un calo netto di 10mila unità; i pediatri di libera sceltai di 1.700 unità; i medici specialisti ambulatoriali interni hanno perso 2.500 unità, passando dai 15.542 del 2013 ai 12.973 di oggi. I medici ospedalieri invece, in calo sino al 2020 per il blocco del turnover, vedono ora una nuova crescita: erano 104.618 nel 2013, hanno toccato un minimo di 100.703 nel 2017, sono oggi 103.145. Da qui al 2030, poi, usciranno dal Servizio sanitario nazionale per andare in pensione 78.252 dei 227.921 medici attualmente operativi, con un apice della gobba pensionistica che viene raggiunto già quest'anno per i medici di Medicina Generale, nel 2025 per gli ospedalieri e gli specialisti ambulatoriali. Nel frattempo sono stati aumentati i posti per le scuole di specializzazione, con un picco nel 2020/2021, che ha portato a riassorbire l'imbuto formativo, e gli accessi a Medicina sono stati 19.544, 4.800 in più rispetto a quello passato. Dal 2026 anche la riforma della Sanità territoriale prevista dal Pnrr. Per trattenere i medici e arginare la fuga verso l'estero (circa 40mila tra il 2019 e il 2023, di 11mila in un solo anno) o verso la sanità privata, è stato varato lo scudo penale e c'è stato l'intervento sulla riduzione delle imposte per gli operatori dell'emergenza-urgenza. Non basta aumentare i posti, dice però l'Ordine dei medici, occorre puntare sulle figure delle quali c'è più necessità.

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