NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
  z

      Condividi su Facebook

      Operazione CC-PS-Gdf “Recovery” a Cosenza, 109 in carcere, 20 ai domiciliari

       

       

      Operazione CC-PS-Gdf “Recovery” a Cosenza, 109 in carcere, 20 ai domiciliari

      14 mag 24 Questa mattina a Cosenza ed in altri centri del territorio nazionale i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, la Polizia di Stato attraverso  il personale della Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro, della SISCO di Catanzaro e dello SCO, i Finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il GICO del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo SCICO di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 142 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Le cosche coinvolte nell'operazione sono il cosiddetto "clan degli italiani", composto dai gruppi Ruà, Patitucci e Lanzino, e la cosca degli Abbruzzese, soprannominati "Banana".

      Maxiblitz a Cosenza

      Maxiblitz CC-PS-GDF a Cosenza (VIDEO)

      'Ndrangheta e droga: un'operazione interforze denominata "Recovery" ha visto impegnati stamattina la Questura di Cosenza ed i Comandi provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza, coordinati dalla Dda di Catanzaro, nell'esecuzione di 142 misure cautelari a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a narcotraffico, estorsioni e danneggiamenti. Reati tutti aggravati dal metodo mafioso. In particolare, il gip distrettuale, Anna Roccia, ha disposto, su un totale di 169 indagati, la custodia cautelare nei confronti di 129 persone, 20 delle quali ai domiciliari mentre 27 erano già detenute, e disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza, con permanenza notturna ed obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di altre 12 persone. È stata eseguita, inoltre, la misura interdittiva della sospensione dal servizio nei confronti di Enrico Dattis, 40 anni, di Cosenza, appuntato, operativo presso il Servizio centrale di Investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza di Roma. L'accusa che gli viene contestata è rivelazione di segreto d'ufficio, aggravata dal metodo mafioso, poiché avrebbe svelato informazioni riservate relative ad indagini in corso sull'associazione mafiosa cosentina in cui era coinvolto Michele Rende, 30 anni, elemento di spicco della cosca di 'ndrangheta Lanzino-Patitucci. Tra gli indagati ai quali è stato notificato in carcere il provvedimento restrittivo c'é il boss Francesco Patitucci, considerato il punto di riferimento della confederazione mafiosa operante a Cosenza nonché l'organizzatore della rete del narcotraffico sul medesimo territorio. L'indagine è stata incentrata, in particolare, su un presunto sistema di spaccio di sostanze stupefacenti a Cosenza e nell'hinterland. "Un sistema - ha detto, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica facente funzioni di Catanzaro, Vincenzo Capomolla - controllato e organizzato dalla 'ndrangheta e che aveva i propri fornitori in provincia di Reggio Calabria". Non solo: il procuratore ha spiegato che "nell'attività di spaccio sono stati coinvolti in maniera spregiudicata anche minori. Motivo per il quale l'indagine ha visto l'intervento anche del Tribunale per i minorenni di Catanzaro". Il traffico di droga ha fatto registrare anche "episodi cruenti per il recupero di somme di denaro derivanti dai debiti di droga". Ai vertici dell'associazione finalizzata al narcotraffico ci sarebbero stati, oltre a Francesco Patitucci, i principali esponenti del sodalizio criminale: Mario Piromallo, detto 'Renato', di 57 anni; Roberto Porcaro, detto 'Robertino', di 40, e Adolfo D'Ambrosio, detto 'Bomber', di 57.

      Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, scaturisce dall’ampia attività di indagine coordinata dalla DDA di Catanzaro e  delegata, in considerazione dei plurimi profili investigativi, ai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, alle Squadre Mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, alla SISCO di Catanzaro e allo SCO, ai Finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il GICO del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo SCICO di Roma.

      Le investigazioni, che hanno costituito la prosecuzione di quelle portate a termine nell’ambito dell’operazione c.d. “Reset”, si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, con una parallela poderosa attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, corroborati dai relativi riscontri, oltre alla acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali.

      La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato la perduranza dell’operatività delle organizzazioni criminali nell’area cosentina.

      Si tratta in particolare di gravi elementi indiziari circa il perdurare dell’assetto dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta di Cosenza e del suo hinterland, articolata in diversi gruppi organicamente confederati, e tutti riconducibili ad una struttura di vertice, nello specifico riconducibili ai due principali gruppi, il cosidetto clan degli italiani, nelle sue varie componenti, e il cosidetto clan degli zingari, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati.    In tale contesto nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta la gravità indiziaria, tra l’altro, per plurime vicende estorsive, aggravate dalle modalità e finalità mafiose, ai danni di titolari di esercizi commerciali e attività imprenditoriali.

      La gravità indiziaria acquisita a livello cautelare ha riguardato, altresì, il parallelo sodalizio, operante sotto l’egida e nel contesto della medesima consorteria ‘ndranghetista, dedito al traffico di sostanze stupefacenti di vario genere, nel quadro di quello che viene ipotizzato come il sistema che governa tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland, nonché numerosi delitti in materia di traffico e spaccio diffuso di sostanza stupefacente  di diverso tipo, cocaina, eroina, marijuana hashish, estorsioni, tentate e consumate, connesse al traffico della sostanza stupefacente, lesioni personali aggravate, e reati in materia di armi, anche con l’aggravante mafiosa, nonché delitti di furto, tentato e consumato.

      Nello specifico, le investigazioni hanno consentito di ricostruire, sul piano della gravità indiziaria, la struttura del sodalizio dedito al narcotraffico, e riconducibile alla consorteria ‘ndranghetista operanti nel capoluogo brutio, nonché le linee d’azione, caratterizzate dalla preordinata ripartizione delle piazze di spaccio, dalla preventiva statuizione a livello verticistico dei canali di approvvigionamento, dalla commissione di ulteriori reati finalizzati a reperire denaro da reinvestire nel narcotraffico e/o al recupero dei crediti maturati con lo spaccio, e, infine, dall’obbligo incombente su tutti i sodali di versare nell’unica cassa comune a tutta l’organizzazione i proventi degli illeciti.

      Dei 142 indagati, 109 sono stati destinatari di misura della custodia cautelare in carcere, 20 di quella degli arresti domiciliari, 12 dell’obbligo di dimora, 1 di misura interdittiva.

      In carcere sono finiti:

      Cosimo Abruzzese detto "Cocchino", Salvatore Ariello detto "Sasà", Luigi Avolio, Bruno Bartolomeo, Giuseppe Bartolomeo detto "Geppino", Gaetano Bartone, Antonio Basile, Enzo Bertocco, Santonio Bevilacqua detto "il topo", Leonardo Bevilacqua, Carlo Bruno, Dimitri Bruno, Umberto Cacozza, Bruno Francesco Calvelli, Pietro Capalbo, Antonio Caputo detto Totonno, Antonio Francesco Caputo, Giuseppe Caputo, Vincenzo Caputo, Augusto Cardamone, Giuseppe Carolei, Simone Carrieri, Giuliano Caruso, Stefano Casole, Luisiana Castiglia, William Castiglia, Fabio Ciarlo, Egidio Cipolla, Fabiano Ciranno detto "Fabio", Umberto Franco Conforti, Marco D'Alessandro, Adolfo D'Ambrosio, Pamela D'Ambrosio, Andrea D'Elia, Attilio D'Elia detto Christian, Massimiliano D'Elia detto "il biondo", Valentino De Francesco, Maurizio della Cananea, Francesco Costantino De Luca, Pietro De Mari detto "Coccobill", Maria De Rose, Mattia De Rose, Armando De Vuono, Vanessa De Vuono, Michele Di Puppo, Paolo Elia, Immacolata Erra, Manuel Esposito, Gianluca Fantasia, Simone Ferrise, Marco Foggetti, Luigi Antonio Garofalo, Cristian Giordano, Francesco Gentile, Pasquale Germano, Giuseppe Gozzi, Silvia Guido, Pierpaolo Guzzo, Antonio Illuminato, Francesco La Cava, Giuseppe La Cava, Salvatore La Cava, Rolando Liguori, Massimiliano Lo Polito, Nadia Lo Polito, Marco Lucanto, Francesco Marchiotti, Pietro Mazza detto "Giampiero", Alessandro Meduri, Antonio Meduri detto "Paciottino", Filippo Meduri, Francesco Meduri, Pietrangelo Meduri, Ottavio Mignolo, Daniela Monaco, Kevin Montalto, Ivan Montualdista, Antonio Morrone, Francesco Mosciaro, Tatjana Natale, Stefano Noblea, Pamela Occhiuto Falvo, Cristian Pati, Karim Pati, Rosina Pati, Salvatore Pati, Francesco Patitucci, Vittorio Pino, Mario Piromallo detto "Renato", Roberto Porcaro alias "Robertino", Diego Porco, Angelina Presta, Massimiliano Presta, Giuseppe Provenzano detto "Tolli Tolli", Andrea Pugliese, Cesare Quarta, Paolo Recchia, Michele Rende, Filippo Maria Rende Granata, Andrea Rudisi, Michele Rudisi, Antonio Segreti, Alfredo Sirufo, Gianfranco Sganga, Luca Trotta, Alberto Turboli, Danilo Turboli, William Zupo, Franco Scorza.

      Arresti domiciliari per:
      Luca Bevilacqua, Domenico Chimenti, Agnese Crocco, Giuseppe Violi, Federica Bartucci, Giuseppe Chianello, Francesco Guarnieri, Luisa Rosanna Occhiuto, Manuel Prezioso, Toni Berisa, Francesco De Grandis, Danilo Forte, Claudio Giannini, Michele Gedeone, Aurelio Pittino, Mattia Namik Sposato, Francesco Viapiana, Simone De Marco, Giulio Castiglia.

      Obbligo di dimora per:
      C.C., G.L., G.S, G.C., D.C., P.G., A.M., F.O., R. P., P.P., J.L.P., S.P.

      Sospensione dai pubblici uffici di 12 mesi a: Enrico Dattis.

      Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.  

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca"

     

     
Pubblicità


news Oggi in Italia e nel mondo

news Oggi in Calabria

Copyright © 20003-2024 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito