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      CC del TPC di Cosenza restituiscono 253 reperti al Museo Nazionale di Reggio

       

       

      CC del TPC di Cosenza restituiscono 253 reperti al Museo Nazionale di Reggio

      08 mag 24 Questa mattina presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza ha consegnato al Soprintendente A.B.A.P. per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia 253 beni culturali recuperati nell’ambito di attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi (RC). L’evento si è svolto alla presenza del Prefetto di Reggio Calabria, del Procuratore Capo della Repubblica di Palmi (RC), del Comandante Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, del Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria nonché delle Autorità civili, militari e religiose.

      L’indagine, che ha consentito il recupero dei beni archeologici e paleontologici per un valore complessivo stimato nell’ordine di 300.000,00 euro circa, è stata condotta nel 2013 dai Carabinieri del Nucleo TPC di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palmi (RC), ed ha avuto origine da un controllo doganale presso l’aeroporto di Reggio Calabria sul bagaglio di due passeggeri italiani provenienti dal Messico. A seguito degli approfondimenti investigativi si procedeva al sequestro di 648 monete in argento e bronzo di epoca magno greca, romana e medioevale nonché di 37 reperti di presumibile interesse storico archeologico risalenti alla Magna Grecia e alle civiltà dell’America Centrale, custoditi presso l’abitazione di un professionista reggino. Con la collaborazione dei funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologica della Calabria e del Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma, si accertava che 28 reperti archeologici sequestrati erano indiscutibilmente autentici, collocabili al periodo “preclassico antico (1100-900 a.C.) e postclassico (1300-1521 d.C.)” e provenienti dalle culture dell’altipiano centrale e dalla Costa del Golfo del Messico.

      Per nove beni archeologici, custoditi nel bagaglio intercettato a Reggio Calabria, i funzionari del Ministero della Cultura messicana nel 2016 ne richiedevano ed ottenevano la restituzione in quanto pertinenti al patrimonio culturale di quello Stato. Per i restanti 253 beni culturali, a seguito della sentenza passata in giudicato il 20 febbraio 2024, il Tribunale di Palmi (RC) disponeva la confisca e la restituzione all’avente diritto, individuato nello Stato Italiano, tramite consegna alla Soprintendenza A.B.A.P. di Reggio Calabria. Tra questi figurano: un gruppo di 240 monete autentiche in rame ed 8 in argento attribuibili ad età greca e medievale, la cui maggiore concentrazione è individuabile nelle coniazioni di epoca romana; due “dressel” - databili tra il I sec. a.C. ed il II sec. d.C. - ovvero contenitori vinari da trasporto molto diffusi nella prima metà imperiale, la cui prima origine si colloca in Grecia (isola di Rodi) ma che si è estesa in seguito anche in varie località della Magna Grecia tra cui la Calabria; una lucerna fittile, databile alla prima età imperiale romana, con decorazione sul disco; un frammento di vaso, databile al IV sec. a.C., a figura rossa di produzione italica; un dente di un proboscidato estinto della Famiglia dei Gomphotheriidae (comunemente conosciuti come “mastodonti”), diffusi in Africa, Asia, Europa e Nord-America. In Italia è conosciuta la specie Anancus arvernensis, diffusa tra la fine del Miocene (10 milioni di anni fa) e le fasi iniziali del Pleistocene (circa 1,5 milioni di anni fa).

      L’odierna restituzione al patrimonio dello Stato dei beni culturali recuperati è frutto di attività complesse, compiute in stretta sinergia con gli organi centrali e periferici del MiC, nonché dell’impegno e la professionalità di donne e uomini, militari e civili, altamente specializzati nello specifico settore, che hanno consentito di salvare importanti testimonianze dell’identità collettività che ci raccontano la loro storia e, di riflesso, la nostra.

      "Oggi è una giornata bellissima per lo Stato per la cultura. Oggi la città che ama la cultura ritorna in possesso di un patrimonio immenso, qualcosa che gli era stato sottratto in modo fraudolento". A dirlo la dirigente della soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Reggio Calabria Maria Mallamace durante la conferenza stampa in occasione della consegna al Museo archeologico di Reggio Calabria di 253 beni culturali recuperati nell'ambito di un'indagine della Procura di Palmi dai carabinieri del Nucleo carabinieri Tutela del patrimonio di Cosenza. "La Calabria - ha detto il comandante del Nucleo Giacomo Geloso - non è un territorio sporcato dalla criminalità organizzata ma è una terra bellissima. Ecco perché il risultato di oggi è il fatto di rendere fruibili questi reperti ai cittadini. Oggi è un giorno importante perché restituiamo al patrimonio indisponibile dello Stato italiano i reperti archeologici che sono stati accertati di origine italica. Lo Stato italiano attraverso la consegna alla Soprintendenza per la Città Metropolitana di Reggio Calabria". "L'attività investigativa - ha affermato il procuratore Emanuele Crescenti - non è soltanto un lavoro di intelligence che riguarda la sicurezza ma riguarda anche la tutela dello Stato nelle sue varie sfaccettature. Noi siamo abituati a occuparci del territorio e di crimini di sangue, qui ci troviamo di fronte a una cosa molto più raffinata che è la tutela del patrimonio dello Stato. Ancora una volta i carabinieri si confermano un'eccellenza nelle attività di specializzazione".

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