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      E' fuga dalla Calabria per curarsi al nord

       

       

      E' fuga dalla Calabria per curarsi al nord

      16 gen 24 In Calabria, nel 2021 è stato registrato un saldo negativo rilevante della mobilità sanitaria regionale, pari a 252,4 milioni. E' quanto emerge dai risultati del monitoraggio attuato dalla fondazione Gimbe. Nel dettaglio la Regione ha introitato circa 36.913.856 di euro di crediti per pazienti provenienti non calabresi finendo in 18ma posizione a livello nazionale e sborsando 289.326.061 per i corregionali che si sono recati fuori per potersi curare, colloca in questa circostanza in 4a posizione nella classifica italiana. Dal monitoraggio Gimbe si evince che il 76,9%, pari a oltre i tre quarti del totale del saldo passivo si concentra in 6 Regioni: Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo. "Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - è scritto in una nota della Fondazione - è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in 12a posizione con le strutture private che erogano il 38,7% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,7%)".

      Fuga vale 4.25 mld

      E' sempre più fuga per curarsi dal Sud al Nord dell'Italia, ma nei dati c'è lo 'zampino' del Covid. Nel 2021, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di 4,25 miliardi di euro, ben il 27% in più di quella del 2020 (3,3 miliardi), "anno in cui l'emergenza pandemica Covid-19 ha determinato una netta riduzione degli spostamenti delle persone e dell'offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali". Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 93,3% del saldo attivo, cioè l'attrazione di pazienti provenienti da altre Regioni, mentre il 76,9% del saldo passivo (la 'migrazione' dei pazienti dalla regione di residenza) si concentra in Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo. Lo sottolinea la Fondazione Gimbe nel report sulla mobilità sanitaria 2021. "La mobilità sanitaria - spiega il presidente Nino Cartabellotta - è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell'offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Un gap diventato una 'frattura strutturale' destinata ad essere aggravata dall'autonomia differenziata, che in sanità legittimerà normativamente il divario Nord-Sud, amplificando le inaccettabili diseguaglianze nell'esigibilità del diritto costituzionale alla tutela della salute". Ecco perchè in occasione dell'avvio della discussione in aula al Senato del ddl Calderoli, continua Cartabellotta, "la Fondazione Gimbe ribadisce quanto già riferito nell'audizione in 1a Commissione Affari Costituzionali del Senato: la tutela della salute deve essere espunta dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie". La Fondazione ne spiega le motivazioni: la gravissima crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale che impedisce di mettere in campo risorse per colmare le diseguaglianze in sanità; l'indebolimento ulteriore del Sud in seguito alle maggiori autonomie già richieste da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, che invece potenzieranno le proprie performance sanitarie; le Regioni del Sud che essendo tutte (tranne la Basilicata) in Piano di rientro o commissariate, non avrebbero nemmeno le condizioni per richiedere maggiori autonomie in sanità.

      Un euro su 2 va nel privato

      Oltre 1 euro su 2 speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato: esattamente 1.727,5 milioni di euro (54,6%), rispetto a 1.433,4 milioni (45,4%) delle strutture pubbliche. Questo quanto emerge dal report sulla mobilità sanitaria nel 2021 della Fondazione Gimbe. In particolare, per i ricoveri ordinari e in day hospital le strutture private hanno incassato 1.426,2 milioni, mentre quelle pubbliche 1.132,8 milioni. Per le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di 301,3 milioni di euro, quello pubblico di 300,6 milioni. "Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta - varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate, oltre che dell'indebolimento di quelle pubbliche". Infatti, accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva - Molise (90,5%), Puglia (73,1%), Lombardia (71,2%) e Lazio (64,1%) - ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Valle D'Aosta (19,1%), Umbria (17,6%), Sardegna (16,4%), Liguria (10%), Provincia autonoma di Bolzano (9,7%) e Basilicata (8,6%). "Questi dati, insieme a quelli sull'esigibilità dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) - spiega Cartabellotta - confermano un gap enorme tra il Nord e il Sud del Paese, inevitabilmente destinato ad aumentare se verranno concesse maggiori autonomie alle più ricche Regioni settentrionali".

      Per Calabria saldo negativo rilevante

      La Valle d'Aosta è tra le 13 regioni italiane a registrare un saldo negativo della mobilità sanitaria nell'anno 2021. Secondo il report di Gimbe, la regione alpina vanta crediti per 13,5 milioni di euro e debiti per 27,1 milioni (in valore assoluto, i due dati più bassi a livello nazionale), per un saldo di -13,6 milioni. "Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - scrive Gimbe - è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Valle d'Aosta si colloca in 16/a posizione con le strutture private che erogano il 19,1% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,7%)". A livello nazionale, complessivamente, l'86% del valore della mobilità sanitaria riguarda i ricoveri ordinari e in day hospital (69,6%) e le prestazioni di specialistica ambulatoriale (16,4%). Il 9,4% è relativo alla somministrazione diretta di farmaci e il rimanente 4,6% ad altre prestazioni (medicina generale, farmaceutica, cure termali, trasporti con ambulanza ed elisoccorso). Oltre un euro su due speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato: esattamente 1,73 miliardi (54,6%), rispetto a 1,43 miliardi (45,4%) delle strutture pubbliche. La Valle d'Aosta è inserita tra le regioni con un saldo negativo minimo (da -0,1 a -25 milioni), insieme al Friuli Venezia Giulia. Sono a saldo negativo moderato (da -25,1 a -100 milioni) Umbria, Marche, Sardegna, Liguria, Basilicata e a saldo negativo rilevante (oltre -100 milioni) Abruzzo, Puglia, Lazio, Sicilia, Campania, Calabria. Figurano invece come regioni a saldo positivo rilevante (oltre 100 milioni) Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, a saldo positivo moderato il Molise (da 25,1 a 100 milioni) e a saldo positivo minimo (da 0,1 a 25 milioni) Piemonte, Toscana, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano.

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