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      Premio in ricordo di Dodò a pm e investigatori anti-mafie

       

       

      Premio in ricordo di Dodò a pm e investigatori anti-mafie

      20 set 23 "Questo premio nasce per la volontà di fare qualcosa di costruttivo da una giornata tremenda per noi. È un premio a chi ha scelto di stare dalla parte del giusto. Ragazzi non siate omertosi. Vi chiedo nel nome di Dodò di non abbassare mai la testa e chiedere sempre giustizia, verità, legalità e libertà". Lo ha detto Francesca Anastasio, mamma di Dodò Gabriele - il bambino di 11 anni morto il 20 settembre 2009 dopo essere stato ferito il 25 giugno precedente mentre giocava su un campo di calcetto in un agguato di mafia - nel corso della seconda edizione del premio intitolato alla memoria del piccolo. Il riconoscimento è stato assegnato a magistrati e investigatori che hanno inferto duri colpi alle mafie in tutta Italia: il prefetto Renato Cortese, che ha arrestato Provenzano, il prefetto Guido Longo che ha arrestato boss della camorra come Francesco 'Sandokan' Schiavone, Michele Zagaria, Giovanni Nuvoletta, il procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio e quello di Vibo Valentia Camillo Falvo, il sostituito procuratore di Cosenza Marisa Manzini, il presidente del Tribunale dei minori di Treviso Giuseppe Spadaro. Premiati anche il comandante dei Ros Pasquale Angelosanto e il pm della Dda Domenico Guarascio che non hanno potuto partecipare. Gli interventi sono stati centrati sulla necessità di prendere le distanze dalle mafie. "La ndrangheta cerca di rubarvi la vita - ha detto Cortese - e per questo dovete prenderne le distanze. I mafiosi vanno isolati e non bisogna dare loro consenso". Curcio, che da pm ha seguito il processo agli assassini di Dodò ottenendo la condanna all'ergastolo, si è rivolto ai genitori del piccolo: "Giovanni e Francesca hanno fatto della loro esperienza tragica un momento di crescita di tutta la Calabria testimoniando come si debba stare dalla parte giusta". Per Falvo quella contro la mafia "è una guerra che deve coinvolgere tutti. Gli arresti servono a poco, è come togliere acqua del mare con il secchio. Non dobbiamo dare consenso è vero, ma neppure stare indifferenti". "La repressione è importante - gli ha fatto eco Manzini - ma serve la prevenzione: bisogna far rendere conto alle persone ed ai giovani cosa è la ndrangheta e cosa è la sua crudeltà". "Noto da anziano - ha detto Longo - che i giovani non accettano che qualcuno si appropri della loro vita. Allora vi dico: continuate su questa strada per emarginare i pochi che fanno vivere male i molti". Infine, Spadaro ha chiesto ai ragazzi di "fare i bulli per la legalità perché serve più coraggio a rispettare le regole che ad infrangerle".

      "Le serie tv che mitizzano la mafia sono vergognose". Lo ha detto Giuseppe Spadaro, presidente del tribunale dei minorenni di Trento, ricevendo a Crotone il premio "Dodò Gabriele" dedicato alla memoria del bambino ucciso in un agguato di mafia mentre giocava a calcetto. Spadaro, magistrato di origine calabrese, ha risposto alla domanda sull'influenza che hanno sui giovani serie tv come Gomorra o Mare fuori. "Mitizzano i criminali - ha detto - in una fase della vita di voi ragazzi che è quella adolescenziale in cui fate delle scelte. Fase in cui, lo sappiamo perché lo abbiamo fatto tutti, si è portati a trasgredire. Il problema è capire il limite della trasgressione e il messaggio pedagogico che danno quei film è devastante perché è quello che cercate voi. Io mi domando perché voi siete attratti da quei modelli anziché da Rosario Livatino. È lì che lo Stato vincerà e la mafia verrà sconfitta. Quando un ragazzo sarà attratto da Libera o da quello che fanno i magistrati ci sarà la vittoria. Il coraggio è studiare ed emergere nonostante tu sia nessuno".

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