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      Sottosegretario Delmastro a Cosenza ricorda Sergio Cosmai

       

       

      Sottosegretario Delmastro a Cosenza ricorda Sergio Cosmai

      09 mar 23 “Sergio Cosmai è per tutti noi un esempio. Oggi celebriamo il valore di un uomo che nella sua attività di direttore di carcere ha messo fine ai privilegi di cui godevano i boss della criminalità locale. Ha bloccato le loro attività illecite, ne ha indebolito il potere e l'influenza". E' quanto ha affermato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, di FdI, a Cosenza in occasione della commemorazione del direttore del carcere ucciso dalla 'ndrangheta il 12 marzo 1985. "Cosmai aveva capito - ha aggiunto Delmastro - che la permeabilità delle strutture carcerarie era un problema. La sua fermezza e la sua volontà di non scendere a compromessi gli sono valse la vita. Fu un esempio quando disse che avrebbe incontrato una delegazione di detenuti, ma non poteva accettare che il boss Franco Perna gli ordinasse di andare da lui. Sappiamo che l'ordine di ucciderlo uscì dal carcere proprio a seguito di questo episodio. Ringraziamo Sergio Cosmai per l'esempio di abnegazione e spirito di servizio. Il messaggio che parte da questa commemorazione è che lo Stato non può cedere alle minacce e alle intimidazioni, che vengano da fuori o da dentro il carcere. Oggi che affrontiamo decisioni come la revoca del 41-bis ricordiamoci che certe decisioni non possono essere prese per le pressioni dei detenuti: ricordiamoci di Cosmai". "Da uomo di stato - ha detto ancora il sottosegretario - mi inginocchio di fronte a Sergio Cosmai, perché lui non si è inginocchiato di fronte a un mafioso. Alla vedova Tiziana Palazzo, ai figli e a tutti i famigliari esprimo la vicinanza delle istituzioni e li ringrazio per la compostezza con cui vivono il loro dolore, certo che Cosmai ha avuto il privilegio di avere a fianco una grande donna".

      "Arrivato a Cosenza nel 1982, Cosmai riorganizzò il carcere nel segno del rispetto delle regole, mettendo fine ai privilegi di cui godevano i detenuti di spicco della criminalità locale, aumentando la sorveglianza per fermare le attività illecite, tra cui il traffico di droga e il possesso di armi all'interno dell'istituto. Era un funzionario molto attento al rispetto della dignità di ciascun detenuto e ai percorsi rieducativi, ma anche al rispetto delle regole". Lo ha detto Wanda Ferro, sottosegretario al Ministero dell'Interno intervenendo a Cosenza in occasione della commemorazione di Sergio Cosmai, ucciso nel 1985 dalla 'ndrangheta. "Fece trasferire detenuti per indebolirne il potere sul territorio - ha aggiunto Ferro - ostacolò le concessioni di semilibertà, bloccò l'appalto per la fornitura di generi alimentari affidato in esclusiva alla moglie di un detenuto. Certo Sergio Cosmai conosceva il rischio di quelle decisioni, ma scelse senza tentennamenti la strada della legalità e del contrasto alla mafia. Aveva solo 36 anni quando fu decisa la sua condanna a morte, eseguita mentre a bordo della sua 500 andava a prendere la figlioletta a scuola. Il commando omicida sarà arrestato grazie alle tenaci indagini dell'allora Capo della Squadra Mobile di Cosenza. Ed è motivo di ulteriore emozione pensare che quel funzionario di polizia fosse Nicola Calipari, di cui pochi giorni fa abbiamo celebrato il ricordo a 18 anni dalla sua morte nel corso di un'operazione a Baghdad per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena". "Destini che si intrecciano - ha detto ancora Ferro - di servitori dello Stato che hanno fatto del dovere una scelta di vita, che hanno onorato fino all'estremo sacrificio".

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