NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
  k

      Condividi su Facebook

      Arresti ROS, indagati politici, Gip "comitato d'affari", i fermi

       

       

      Arresti ROS, indagati politici, Gip "comitato d'affari", i fermi

      27 giu 23 C'é anche l'ex consigliere regionale della Calabria Enzo Sculco, di 73 anni, eletto a suo tempo con la lista della Margherita ed ex segretario generale della Cisl regionale, tra le 43 persone arrestate dai carabinieri nell'ambito dell'operazione contro la 'ndrangheta eseguita stamattina con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Nell'inchiesta è indagata anche la figlia di Sculco, di 44 anni, anche lei ex consigliere regionale della Calabria. Dei 43 arrestati, 22 sono finiti in carcere e 12 ai domiciliari. Disposti, inoltre, 3 obblighi di dimora, 4 interdizioni dai pubblici uffici e 2 divieti di contrattare con la pubblica amministrazione. Le persone indagate sono, complessivamente, 123 tra loro l'ex presidente Mario Oliverio, gli ex ass. regionali Nicola Adamo e Antonietta Rizzo, e l'ex consigliere regionale Seby Romeo, Indagato l'ex presidente del Crotone Raffaele Vrenna.

      Misura cautelare della custodia in carcere per:

      Francesco Aracri, Salvatore Aracri, Francesco Carioti, Cesare Carvelli, Antonio Corbisieri, Pietro Curcio, Maurizio del Poggetto, Mark Ulrich Goke, Pantaleone Laratta, Roberto Lumare, Salvatore Lumare, Domenico Megna, Mario Megna, Pantaleone Megna, Rosa Megna, Enrico Moscogiuri, Luigi Nisticò, Sandro Megna Olivierio, Santa Pace, Domenico Pace, Gaetano Russo, Stefano Strini.

      Misura cautelare degli arresti domiciliari per:

      Rosario Arcuri, Giovanni Bello, Massimiliano Maida, Salvatore Panebianco, Mauro Prospero, Piero Talarico, Josef Wieser, Alessandro Frescura, Gustavo Vecchio, Giancarlo De Vona, Giuseppe Germinara, Vincenzo Sculco.

      Misura cautelare dell'obbligo di dimora per:

      Giuseppe Aracri, Maria Luisa Lucente, Santino Torromino.

      Misura cautelare della sospensione dall'esercizio nei pubblici uffici a:

      Francesco Salvatore Bennardo, Ambrogio Mascherpa, Francesco Masciari, Nicola Santilli.

      Divieto di contattare pubblici uffici per un anno a:

      Artemio Laratta, Giovanni Mazzei.

      Tutti, in stato di fermo e indagati, sono da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.

      Dichiarazione Procuratore Gratteri

      Gratteri: politica aveva ruolo attivo

      "Gli elementi per cui oggi siamo qui e abbiamo eseguito 41 ordinanze di custodia cautelare e almeno 10 avvisi di garanzia, comprendono i rapporti con la pubblica amministrazione e la politica regionale che aveva un ruolo attivo, apicale, dominante". Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nella conferenza stampa, alla quale ha partecipato anche il comandante generale dei Ros Pasquale Angelosanto, per illustrare gli esiti dell'operazione dei carabinieri coordinata dalla Dda del capoluogo calabrese. "Noi oggi abbiamo arrestato 41 presunti innocenti - ha aggiunto Gratteri - che sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, per associazione a delinquere semplice, per tutta la gamma dei reati che riguarda la pubblica amministrazione e tutti i reati di mafia. L'epicentro dell'indagine è la provincia di Crotone con il locale di 'ndrangheta dei papaniciari che ha rapporti sistematici con la pubblica amministrazione che partono dal 2014 fino al 2020. Una pubblica amministrazione asservita all'organizzazione 'ndranghetistica con rapporti diretti con la politica regionale".

      Dichiarazione gen. Angelosanto (CC/ROS)

      Angelosanto: Capitali illeciti in attività lecite

      "L'attività di indagine ha evidenziato l'interesse di alcuni appartenenti alla pubblica amministrazione, sia con incarichi dirigenziali che elettivi, nel portare avanti attività nell'interesse dell'organizzazione criminale". Lo ha detto il comandante generale dei Ros Pasquale Angelosanto. Sono contemplati, ha aggiunto, tutta una serie di reati che "evidenziano il condizionamento esercitato da questo gruppo per quanto riguarda, per esempio, le nomine nelle Aziende sanitarie provinciali e in altri enti riconducibili alla Regione Calabria, alla provincia di Crotone e alcuni Comuni". Questo aspetto dell'inchiesta riguarda, infatti, per il comandante dei Ros l'implicazione di "un apparato politico-amministrativo che fa riferimento a delle componenti politiche regionali che si sono cimentate nelle diverse competizioni elettorali: elezioni 2019/2020, elezioni 2014". "L'organizzazione criminale, dominata dalla cosca di Papanice - sottolinea Angelosanto - investiva i capitali accumulati illecitamente anche in attività lecite, dal commercio di bestiame ad attività immobiliari. Gli indagati non solo garantivano lucrosi affari ma così si difendevano dall'attività investigativa. Queste attività sono state posizionate anche fuori dalla Calabria: in Lombardia, a Milano, nel Veneto, a Padova e a Parla in Emilia Romagna "individuando gli imprenditori di riferimento che hanno agito nell'interesse dell'organizzazione", ha detto Angelosanto, specificando che l'inchiesta è stata possibile anche grazie al supporto del Pka, la polizia federale tedesca. "Abbiamo interessato anche la polizia federale tedesca - ha spiegato - per attività svolte da alcuni imprenditori in Germania. E abbiamo accertato anche che l'organizzazione si avvaleva di hacker tedeschi".

      Dichiarazione col. Giovinazzo (Com.nte Prov.le CC Crotone)

      Documentate illecite ingerenze in enti

      "Abbiamo documentato una serie di illecite ingerenze in una serie di enti: il Comune di Crotone, le partecipate, la Provincia di Crotone soprattutto per quanto riguarda il settore 'strade e viabilità', l'Aterp regionale, l'Azienda sanitaria provinciale di Crotone. Tutto serviva per ottenere pacchetti di voti. Favori in cambio di voti". Lo ha detto il comandante del secondo reparto operativo del Ros Massimiliano Angelosanto. "Sono state rilevate attività illecite - ha aggiunto Massimiliano Angelosanto - riguardo a una serie di appalti: ingerenze illecite nel progetto di recupero e valorizzazione archeologica dell'antica Kroton; ingerenze illecite sull'assegnazione di incarichi tecnici in favore di alcuni ingegneri locali legati a questo sodalizio; irregolarità nel rilascio di una serie di autorizzazioni per ristrutturazioni edilizie per soggetti legati alla consorteria mafiosa; fraudolente assunzioni di personale per Crotone sviluppo spa; affidamento ritenuto illecito per servizi di somministrazione di lavoro a tempo determinato per un valore di 200 mila euro, aggiudicato a una società dell'area crotonese; affidamenti illeciti di forniture di servizi per circa 67mila euro; affidamento illecito della gestione completa della fiera mariana di Crotone di maggio 2019. Per l'Aterp sono stati individuati una serie di illeciti collegati all'individuazione delle sedi dell'ente e per l'Asp tutta una serie di accordi finalizzati a gestire in maniera monopolistica la spartizione delle nomine".

      Tra indagati anche ex europarlamentare Paolucci

      Tra gli indagati di spicco dell'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all'arresto di 43 persone c'é l'ex parlamentare europeo Massimo Paolucci, di 63 anni, napoletano, in carica dal 2014 al 2019 ed eletto con Articolo Uno. Nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros si fa riferimento, in particolare, ad un episodio specifico oggetto dell'inchiesta riguardante proprio Paolucci. L'episodio riguarda la visita che l'ex europarlamentare fece nel 2014, un mese prima delle consultazioni europee, a Lamezia Terme, nella sede dell'Ecosistem", società specializzata nella gestione dei rifiuti. In quell'occasione Paolucci fu accompagnato dall'ex assessore regionale della Calabria Antonietta Rizzo, anche lei indagata. Tra gli indagati figura anche Salvatore Mazzotta, legale rappresentante dell'Ecosistem, oltre all'ex consigliere regionale Alfonso Dattolo, che era un collaboratore della stessa Ecosistem. Secondo quanto é detto nel capo d'imputazione, Paolucci "offriva utilità quale tornaconto per il sostegno che in quella circostanza gli veniva promesso dai soggetti incardinati nel settore dei rifiuti, i quali nell'occasione garantivano a Paolucci medesimo pacchetti di voti anche di propri dipendenti".

      Tra gli arrestati anche l'ex genero di Tanzi

      C'è anche Stefano Strini, di 53 anni, fra gli arrestati nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sulla 'ndrangheta. Strini è l'ex genero del patron della Parmalat Calisto Tanzi, visto che ne aveva sposato la figlia Laura. Per Strini, accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, é stata disposta la custodia cautelare in carcere In particolare, secondo quanto gli viene contestato, Strini avrebbe favorito gli interessi della cosca dei "Papaniciari" in Emilia Romagna e in altre regioni. Stefano Strini era stato già coinvolto in una vicenda collaterale nell'ambito del crac Parmalat relativa all'occultamento del tesoro artistico di Tanzi, che comprendeva opere di Picasso, Kandinsky, Van Gogh, Pizarro, Guttuso, Manet, Monet e tanti altri ancora, per un valore complessivo stimabile in almeno 28 milioni euro. Opere che vennero nascoste al momento della bancarotta dell'azienda parmigiana. Per la vicenda Strini patteggiò una pena di un anno e otto mesi di reclusione.

      In carcere Megna mandante omicidio Sarcone

      Una delle persone arrestate nell'inchiesta della Dda di Catanzaro è il boss Domenico Megna, di 74 anni, a capo dell'omonima cosca, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Salvatore Sarcone ucciso dai killer con due colpi di pistola alla testa il 9 settembre 2014, avvenuto all'indomani della sua scarcerazione. Una volta uscito dal carcere, infatti, il vecchio boss avrebbe agito per ristabilire gli equilibri, "alterati proprio dalla presenza del Sarcone - è scritto nell'ordinanza - che ne contrastava la leadership e che non voleva piegarsi e rientrare nei ranghi, ritenendo di avere acquisito una dignità ndranghetistica superiore al suo rivale". A fare il nome di Domenico Megna sono stati alcuni collaboratori di giustizia come Domenico Iaquinta e Francesco Oliverio. Secondo quest'ultimo, "Sarcone era entrato in contrasto con il Megna al punto che i due avevano avuto un violento alterco, avvenuto un mese prima della scomparsa del primo, durante il quale il Sarcone aveva pesantemente insultato il vecchio capo, definendolo pecoraro". Ecco quindi che, sempre secondo il collaboratore, l'omicidio del Sarcone era maturato in questo contesto di rottura ed il Sarcone sarebbe stato venduto dalla famiglia Barilari che lo avrebbe "consegnato al Megna, ottenendo in cambio un vero e proprio riconoscimento criminale". Il pentito Iaquinta, invece, ha riferito "di avere assistito in prima persona al mandato omicidiario che il Megna aveva impartito".

      Coinvolta la politica e non solo.

      L'ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, di 70 anni, eletto col Pd, é indagato nell'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato stamattina all'arresto di 43 persone. L'ipotesi di reato a carico di Oliverio, che è stato in carica dal 2014 al 2020, é quella di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Tra gli indagati ci sono inoltre gli ex assessori regionali Nicola Adamo, di 66 anni, ed Antonietta Rizzo, di 59, e l'ex consigliere regionale Seby Romeo, di 48, tutti del Partito democratico. Nell'elenco degli indagati figura anche un ex dirigente della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, di 64 anni, ex sindaco di Curinga (Catanzaro) ed attuale consigliere comunale dello stesso centro, e Orsola Reillo, di 59, ex direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio sempre della Regione Calabria. Ed ancora sono indagati l'attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, di 59 anni, anche lui ex consigliere regionale, eletto con la lista dell'Udc, e Raffaele Vrenna, di 65, imprenditore del settore dei rifiuti ed ex presidente del Crotone calcio, società attualmente presieduta dal fratello, Gianni.

      Oliverio: Nulla da temere o da nascondere

      "Rimango davvero incredulo e senza parole di fronte alle contestazioni mosse dalla Dda di Catanzaro nei miei confronti. Anche in questa occasione ho appreso dell'indagine su di me da alcuni giornali nazionali, prima ancora che mi venisse notificata, facendo passare, ancora una volta, che fossi sottoposto agli arresti per reati di mafia". Così, in una dichiarazione, Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria, commenta l'inchiesta che lo vede indagato per associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose. "A distanza di circa 4 anni - aggiunge Oliverio - dopo i ripetuti coinvolgimenti in procedimenti giudiziari sui quali si è pronunciata la magistratura giudicante con sentenze di piena assoluzione 'perché il fatto non sussiste' ed evidenziando, come ha fatto la Corte di cassazione, un 'chiaro pregiudizio accusatorio' da parte della Procura di Catanzaro nei mie confronti, confesso di non comprendere la ragione di tanto accanimento. Lungi da me anche in queste ore atteggiamenti vittimistici o di risentimento che non mi appartengono. Non posso tuttavia non esprimere liberamente una riflessione di amarezza su un sistema giustizia piegato al protagonismo mediatico e per questo pronto a macinare persone, storie, verità, prescindendo da fatti, prove, indizi. Anche in quest'ultima vicenda, dalla lettura dell'ordinanza, mi ritrovo coinvolto in un'operazione della Procura di Catanzaro per contestazioni di associazione mafiosa che non mi appartengono e che non a caso lo stesso Gip ha valutato infondate. Un'indagine in merito alla quale dichiaro la mia totale disponibilità a collaborare perché non ho nulla, proprio nulla da temere o da nascondere". "Prendo atto - dice ancora l'ex presidente della Regione Calabria - che il mio nome, per le funzioni istituzionali svolte e per la storia che ho alle spalle, è strumentale a creare attenzione mediatica e magari ad amplificare protagonismi funzionali a scalate carrieristiche. Ho dedicato la mia vita ed il mio impegno politico ed istituzionale alla lotta alla criminalità ed all'affermazione della legalità e dei diritti. Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia. I polveroni non servono agli onesti, né al prestigio ed alla credibilità della stessa Magistratura, il cui ruolo è insostituibile e prezioso".

      Vrenna: operato nel rispetto delle norme

      "Siamo molto sereni, certi di aver operato sempre nella massima trasparenza e nel pieno rispetto delle normative vigenti. E siamo convinti che la Procura presterà la massima attenzione alle nostre deduzioni". E' quanto afferma, in una nota Gianni Vrenna, presidente della società Envì Group Srl, indagato nell'operazione della Dda di Catanzaro che ha portato all'esecuzione di 43 misure cautelari. L'accusa nei confronti di Vrenna e del fratello Raffaele, all'epoca socio della Sovreco e di altre aziende legate al settore del trattamento dei rifiuti, è di traffico di rifiuti e frode nelle pubbliche forniture legate allo smaltimento della spazzatura nel periodo 2017-2019. Secondo l'accusa, approfittando dell'emergenza rifiuti per la mancata attuazione del piano regionale, avrebbero smaltito nelle loro discariche di Celico e Crotone rifiuti che erano stati fittiziamente trattati nel centro di trattamento meccanico biologico regionale che era stato dato in gestione a loro società. Gianni e Raffaele Vrenna sono anche presidente ed ex presidente dell'Fc Crotone che non è coinvolto nella vicenda. "Vista la risonanza mediatica - ha aggiunto Gianni Vrenna - mi preme sottolineare che non ci vengono contestati, neanche provvisoriamente, reati riconducibili alla criminalità organizzata. Siamo pienamente rispettosi del lavoro della Procura, ma allo stesso tempo siamo già impegnati nel produrre, attraverso i nostri avvocati, tutta la documentazione relativa alla gestione e allo svolgimento delle attività delle nostre aziende e ai rapporti passati e presenti con gli enti pubblici per chiarire definitivamente la nostra posizione".

      Per il Gip un comitato d'affari

      Un "Comitato d'affari" che avrebbe organizzato un "diffuso sistema clientelare" per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, ma non solo; lo smaltimento dei rifiuti e una serie di nomine ed incarichi politici. È su questo che ha fatto luce l'inchiesta, denominata "Glicine akeronte" e condotta dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, che ha portato stamattina all'arresto di 43 persone. L'ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros è stata emessa dal Gip distrettuale Antonio Battaglia.

      Indagini Dda Catanzaro anche in Germania

      Si è sviluppata anche nell'ambito di una squadra investigativa comune tra la Procura di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda l'inchiesta del Ros, che stamattina ha portato a numerosi arresti in provincia di Crotone. La collaborazione italo-tedesca ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative. Eurojust, attraverso il componente nazionale italiano, ha garantito un costante raccordo operativo con l'Autorità giudiziaria straniera coinvolta, oltre che mediante la costituzione della squadra investigativa comune, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale. Grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alle analisi delle segnalazioni della Banca d'Italia e alle indagini svolte in Germania, l'attività investigativa avviata nel 2018 dal Ros è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico-imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice al cui vertice si pone la famiglia Megna. I pm guidati dal procuratore Nicola Gratteri hanno ricostruito gli interessi illeciti degli esponenti della cosca crotonese nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza, security e del gaming attraverso l'imposizione di videopoker alle sale scommesse e la loro gestione tramite prestanomi. I tentacoli dei Megna hanno interessato le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell'autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra. Ai domiciliari è finito l'imprenditore austriaco Josef Wieser, di 59 anni, che grazie alla 'ndrangheta avrebbe ottenuto la creazione di una rete di produzione per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, approfittando della capacità economica della cosca di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio, in condizioni di mercato largamente favorevoli. I pm hanno accertato, inoltre, che la cosca avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbe riuscita a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del pos.

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca"

     

     
Pubblicità


news Oggi in Italia e nel mondo

news Oggi in Calabria

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito