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      Operazione dei Ros in Calabria, 8 arresti

       

       

      Operazione dei Ros in Calabria, 8 arresti

      25 gen 23 I carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva dei militari del Comando provinciale di Vibo Valentia, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, a carico di 8 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere di tipo mafioso, imputazione che viene contestata in particolare a quattro soggetti. L'operazione rappresenta, la prosecuzione dell'indagine "Rinascita Scott" condotta nel dicembre 2019 dal Ros e che portò all'arresto di 334 persone. In totale gli indagati sono 11. A carico di tre non è stato disposto l'arresto bensì la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali o uffici direttivi di persone giuridiche. A tutti i soggetti destinatari delle misure cautelari vengono contestati il riciclaggio internazionale, il trasferimento fraudolento di valori, la truffa internazionale ed altri reati, alcuni dei quali con l'aggravante mafiosa. Gli otto arrestati, uno dei quali residente in Ungheria, sono stati condotti tutti in carcere.

      Coinvolto un legale

      C'è anche un avvocato ungherese tra le otto persone arrestate dai carabinieri del Ros nell'ambito dell'operazione contro la 'ndrangheta coordinata dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. Il legale, destinatario di un mandato d'arresto europeo, è risultato intestatario del 50% delle quote di una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, che sono state sottoposte a sequestro, fittiziamente intestate a terzi soggetti e costituite da una delle otto persone che sono state arrestate. Società costituite, secondo l'accusa, allo scopo di agevolare le attività di riciclaggio in favore di una cosca di 'ndrangheta che ha la sua base operativa a Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia.

      Sequestrati beni per 3 mln

      Nell'ambito dell'operazione contro la 'Ndrangheta, che ha portato all'arresto oggi di otto persone, gli investigatori hanno sequestrato beni per un valore di circa 3 milioni di euro, tra cui conti bancari, immobili, veicoli e uno yacht. Sono state sequestrate anche quattro società immobiliari, tre delle quali a Budapest e una a Milano. E' quanto si apprende da una nota di Eurojust, che ha aiutato le autorità giudiziarie e di polizia italiane e ungheresi nell'operazione. Gli arrestati, ricorda Eurojust, sono sospettati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio internazionale di denaro e trasferimento fraudolento di valori. L'operazione, aggiunge l'Unità di cooperazione giudiziaria dell'Unione Europea, fa seguito a un'indagine più ampia conclusa nel 2019 contro la stessa organizzazione criminale. L'odierna giornata d'azione si è concentrata sulle attività di riciclaggio del gruppo, agevolate da una serie di società che erano state precedentemente registrate fittiziamente a nome di terzi secondo le leggi italiane, ungheresi e cipriote. Il caso è stato aperto presso Eurojust nel marzo 2019. L'Agenzia ha organizzato due riunioni di coordinamento e ha facilitato l'esecuzione di un mandato d'arresto europeo.

      Gratteri: ruffa non contestata per effetto riforma Cartabia

      "Nel corso di questa indagine non abbiamo potuto contestare, purtroppo, una truffa aggravata per oltre tre milioni di euro perché, per effetto della riforma Cartabia, occorreva la querela della parte offesa, che non siamo riusciti a rintracciare. Si tratta di un viceministro dell'Oman, Paese che non fa parte ovviamente del trattato di Schengen". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell'operazione contro la 'ndrangheta, ed in particolare contro la cosca Bonavota di Sant'Onofrio, nel Vibonese, che ha portato all'arresto di otto persone. "Sono emerse in maniera nitida - ha aggiunto Gratteri - operazioni di riciclaggio che hanno interessato la Danimarca, l'Inghilterra, la Francia, Cipro e l'Ungheria. Operazioni, tra l'altro, abbastanza sofisticate. Abbiamo sempre detto che la 'ndrangheta non è in grado di fare riciclaggio sofisticato, ma si deve rivolgere, per questo, al mondo delle professioni. Ed i risultati di questa operazione ne rappresentano un classico esempio. Siamo riusciti a dimostrarlo grazie alla nostra credibilità e all'aiuto di Eurojust. È stato possibile fare intercettazioni ambientali in Ungheria nello studio di un'avvocata, che faceva riciclaggio per conto della 'ndrangheta e che per questo è stata arrestata". Gratteri, riguardo la mancata contestazione della truffa, ha spiegato che "non c'è un trattato bilaterale tra Italia ed Oman e fare la rogatoria internazionale per chiedere alla parte danneggiata se volesse fare querela, ci avrebbe fatto perdere molto tempo. Per questo motivo non abbiamo potuto chiedere la custodia cautelare per la truffa. Siamo riusciti anche a dimostrare l'esistenza di una banca ungherese specializzata nel trattamento delle criptovalute, alle quali la 'ndrangheta è molto interessata".

      indagine in contesto internazionale

      L'indagine contro la 'ndrangheta condotta stamattina dai carabinieri del Ros si é sviluppata in un contesto articolato di cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria con autorità ungheresi, cipriote, francesi, danesi e britanniche e giudiziaria con il coordinamento di Eurojust, l'unità di cooperazione giudiziaria dell'Unione europea. La Dda di Catanzaro si è avvalsa inoltre della collaborazione dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia e del supporto finanziario dal progetto "@ON". L'inchiesta, supportata da intercettazioni e dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, ha documentato l'appartenenza all'articolazione territoriale di 'ndrangheta attiva su Sant'Onofrio di quattro persone, una delle quali, allo scopo di agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, ha costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota fittiziamente intestate a terzi soggetti. Nell'ambito dell'indagine sono state anche ricostruite le dinamiche di una truffa, messa in atto nel 2017 dall'articolazione mafiosa, ai danni di investitori dell'Oman che hanno versato un milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare con sede a Budapest. È stato eseguito, inoltre, un sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di tre milioni di euro. Si tratta, in particolare, di cinque società immobiliari, quattro delle quali con sede a Budapest ed una a Milano; due immobili a Pizzo Calabro; uno yacht intestato ad una società ungherese e quattro veicoli immatricolati in Italia, oltre ad una serie di rapporti finanziari e conti correnti italiani e ungheresi.

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