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      Arrestato a Genova il latitante di ndrangheta Pasquale Bonavota

       

       

      Arrestato a Genova il latitante di ndrangheta Pasquale Bonavota

      27 apr 23 I carabinieri hanno arrestato a Genova Pasquale Bonavota, di 49 anni, inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del "programma speciale di ricerca" del ministero dell'Interno. Bonavita è stato preso a conclusione di indagini condotte dal Ros e dai Comandi provinciali dei carabinieri di Vibo Valentia e Genova. Bonavota era ricercato per un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell'indagine Rinascita-Scott del Ros, dal gip di Catanzaro. È ritenuto responsabile di associazione mafiosa come promotore della cosca omonima rientrante nella locale di 'ndrangheta di Sant'Onofrio. Bonavota era l'unico soggetto rimasto in stato di latitanza dopo l'esecuzione dell'operazione Rinascita-Scott che il 19 dicembre 2019, ha portato all'arresto di 334 soggetti ritenuti appartenenti alle strutture di 'ndrangheta della provincia vibonese. Le indagini sono state dirette dalla Procura della repubblica - Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal Nicola Gratteri.

      Fermato dentro cattedrale di Genova con documento falso

      Pasquale Bonavota, il boss della 'ndrangheta super latitante, è stato fermato dopo essere entrato nella chiesa di San Lorenzo, la cattedrale di Genova. I carabinieri del reparto operativo, coordinati dal colonnello Michele Lastella, del capoluogo ligure, lo hanno seguito per un tratto e poi, una volta dentro la chiesa, lo hanno arrestato. Aveva un documento falso. I militari erano sulle sue tracce dal 2021.

      Indivduato covo a nord di Genova

      Viveva in un appartamento nella zona nord di Genova, Pasquale Bonavota, il latitante arrestato stamani dai carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Vibo Valentia e Genova. La cosca Bonavota, radicata a Sant'Onofrio, nel vibonese, ha strutture ben radicate in Liguria, Piemonte e Lazio. I carabinieri sono così giunti a Genova dove hanno rintracciato un circuito di utenze telefoniche riservate. Tra queste hanno seguito quella che pensavano dovesse doveva condurre al boss in fuga. L'utenza copriva un'area circoscritta che comprendeva anche la Cattedrale di San Lorenzo. La chiesa è divenuta, dunque, uno degli obbiettivi sorvegliati dai militari. Questa mattina i carabinieri, proprio in questa area, hanno individuato Bonavota, lo hanno seguito per un tratto di strada e lo hanno raggiunto nella cattedrale. Bonavota è stato trovato, da solo, mentre stava pregando. I carabinieri si sono avvicinati e gli hanno chiesto di seguirlo. Lui ha ammesso di essere Bonavota e li ha seguiti. Una volta fuori, l'uomo è stato consegnato ad una pattuglia radiomobile e portato in caserma. L'uomo era in possesso di un documento appartenente a un altro soggetto del Vibonese. I carabinieri stanno ora eseguendo una serie di perquisizioni nell'appartamento genovese ma anche in altre zone d'Italia per scovare la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza di Bonavota.

      Bonavota ai CC: non sono il Pasquale che cercate

      "Quando lo abbiamo chiamato con il nome di battesimo si è girato e ha detto 'non sono il Pasquale che cercate' ma ovviamente sapevamo che era lui". Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Gerardo Petitto dopo l'arresto del boss di 'ndrangheta Pasquale Bonavota. "Lo avevamo intercettato in centro storico - ha spiegato Petitto - ma solo quando si è fermato in raccoglimento ne siamo stati certi. Non risulta aspettasse qualcuno, credo fosse lì per pregare". "Non ha opposto resistenza ed è stato un arresto fatto con discrezione", ha sottolineato il maggiore dei Ros di Genova Fabrizio Perna. "Bonavota era già noto per essere stato in contatto con un gruppo stanziale su Genova - ha detto Perna - legato alla sua cosca di riferimento. È possibile che avesse dei punti di appoggio sulla città ma è un elemento su cui stiamo ancora lavorando. Abbiamo sequestrato documenti e materiale informatico che potrebbero fornirci risposte su connivenze o complicità". "L'attenzione su Bonavota risale negli anni-- ha concluso il colonnello del reparto operativo dei carabinieri di Genova Michele Lastella - ma ci siamo concentrati soprattutto negli ultimi due anni sulla sua possibile presenza su Genova a partire dal monitoraggio delle persone che potevano essere in contatto con lui".

      In casa una decina di cellulari

      Nell'abitazione dove abitava Pasquale Bonavota i carabinieri hanno trovato una decina di telefoni cellulari con schede sim intestate a stranieri. Su questi dispositivi gli investigatori faranno ora una serie di analisi per ricostruire la rete che ha aiutato il super latitante a nascondersi. Dalle indagini è emerso che il boss aveva affittato la casa dove viveva tramite agenzia. La moglie abita invece a Sampierdarena. Da quanto emerso Bonavota si muoveva con i mezzi pubblici: in casa gli hanno trovato diversi abbonamenti. I contatti con il territorio li aveva e forse per questo aveva deciso di trasferirsi a Genova. I carabinieri hanno pedinato soggetti a lui vicino che però non avrebbe incontrato in questi mesi.

      Gratteri: intercettazioni indispensabili

      "Un risultato importante, frutto di anni di collaudata sinergia tra il Ros e la Dda. Questa indagine conferma l'indispensabilità delle intercettazioni, senza le quali non saremmo arrivati alla cattura del boss Pasquale Bonavota". Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri commentando la cattura del latitante Pasquale Bonavota. "L'arresto - ha detto Massimiliano D'Angelantonio, comandante del II reparto investigativo del Ros - è il frutto della costante collaborazione tra la Dda di Catanzaro e l'Arma dei Carabinieri in tutte le sue componenti, Ros, Territoriale e Cacciatori. Giunge a seguito di una complessa strategia di contrasto decisa dai vertici del Raggruppamento nei confronti della 'ndrangheta e che oltre all'operazione Rinascita-Scott ha riguardato anche le operazioni Stige e Petrolmafie sempre coordinate da Dda di Catanzaro". Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro e Rocco Morabito, il Reparto operativo speciale dei carabinieri ha messo a segno dunque un altro importante risultato. Un risultato dietro al quale si trova la regia del generale del Ros Pasquale Angelosanto che ha coordinato tutte le operazioni.

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