NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

      Inchiesta DDA Milano Gdf, 13 arresti vicini a clan di Platì in Brianza

       

       

      Inchiesta DDA Milano-Gdf, 13 arresti vicini a clan di Platì in Brianza

      10 gen 22 I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e supportato da reparti della Lombardia, Piemonte e Calabria, hanno eseguito, 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano nei confronti di altrettante persone alcune delle quali sarebbero vicine a storiche famiglie 'ndranghetiste originarie di Platì (Reggio Calabria) e radicatesi nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza e nel Torinese. Le accuse contestate agli arrestati dalla Procura Distrettuale Antimafia milanese - è scritto in una nota delle Fiamme Gialle di Pavia - vanno, a vario titolo, dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l'aggravante del metodo mafioso. Le Fiamme Gialle pavesi, con la collaborazione dei reparti territoriali e di unità anti terrorismo pronto impiego (ATPI), sono stati impegnati nella ricerca e nella cattura dei destinatari delle misure che hanno interessato anche la roccaforte di Platì, dove i principali indagati si erano spostati, facendo poi la spola con la Lombardia. L'indagine iniziata nella primavera del 2019 spiega la Guardia di Finanza, "è stata caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose". Il gruppo, per gli investigatori, avrebbe trattato ingenti quantità di cocaina e marijuana. Anche donne, parenti degli indagati, avrebbero avuto un ruolo di supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento della droga e di conteggio dei proventi incassati e sono state sottoposte a varie misure.

      Minacce clan Barbaro: li uccidiamo come cani

      "L'ho presa e l'ho messa sul tavolo (l'arma, ndr) ... gli ho detto ... vedi che ti ammazzo ... come ai cani ti ammazzo ... e me ne sono andato". Così si esprimeva, intercettato, Rocco Barbaro, 30 anni, arrestato assieme al padre Antonio, 53 anni, nell'inchiesta della Gdf di Pavia e del pm della Dda milanese Gianluca Prisco, che oggi ha portato anche ad altre 11 misure cautelari e con al centro le storiche famiglie 'ndranghetiste originarie di Platì (Reggio Calabria) e radicatesi nel Nord Italia, in particolare nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza e nel Torinese. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti alla detenzione e porto di armi fino ad una serie di episodi di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. E in questo quadro si inseriscono le intercettazioni, con frasi intimidatorie, contenute nell'ordinanza di oltre 100 pagine firmata dal gip Raffaella Mascarino. Il 12 dicembre 2019, si legge, Rocco Barbaro si recò a casa di un persona per riscuotere "un credito" da 20mila euro su una 'partita' di droga e "iniziava a suonare il clacson e chiamarlo a gran voce" e, dato che il debitore non scendeva perché "intimorito", con uno "stratagemma riusciva ad entrare nell'abitazione e lo minacciava e dopo aver poggiato la pistola sul tavolo, dicendo 'vedi non voglio arrivare a questo…ma tu mi stai portando a queste conseguenze… tu non devi rompere le scatole … vedi che ti ammazzo, come ai cani ti ammazzo'". Nonostante la sua "formale incensuratezza", scrive il gip sulla posizione di Rocco Barbaro, "la pericolosità dell'indagato è emersa chiaramente nell'analisi della presente indagine" come "costante coadiutore del padre Antonio nella gestione del narcotraffico e nelle attività criminali ad esso strumentali (armi ed estorsioni)". Tra i destinatari dell'ordinanza cautelare, con la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, c'è anche Maria Loreta Molluso, moglie di Rocco Barbaro e, secondo l'accusa della Dda, "partecipe dell'associazione con il compito di custodire lo stupefacente ed accompagnare il marito nei viaggi finalizzati alla cessione di cocaina extraregione". Il gip, comunque, evidenzia che "per quanto riguarda le posizioni delle altre due presunte partecipi all'associazione", ossia Maria Loreta Molluso e Maria Romeo, anche lei indagata e moglie di Antonio Barbaro, a prescindere "dalle loro responsabilità nei singoli delitti" le due donne "non sembrano aver fornito alcun contributo significativo al funzionamento dell'apparato organizzativo predisposto dai loro mariti/figli, neppure dal punto di vista del rafforzamento del loro proposito criminoso".

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca"

     

     
Pubblicità


news Oggi in Italia e nel mondo

news Oggi in Calabria

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito