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      Blitz contro traffico cocaina, 57 arresti Gdf in Calabria

       

       

      Blitz contro traffico cocaina, 57 arresti Gdf in Calabria

      14 set 21 E' stata portata a termine un'operazione condotta dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro e del servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di finanza di Roma, coordinati e diretti dalla Dda di Reggio Calabria per l'esecuzione, in diverse regioni d'Italia, di 57 misure cautelari nei confronti di esponenti di un'organizzazione criminale dedita all'importazione di cocaina dal Nord-Europa e dalla Spagna. Sono stati sequestrati beni per oltre 3,7 milioni di euro. Tra gli arrestati esponenti di cosche della 'ndrangheta del Reggino.

      In tutto sono 57 le ordinanze di cui 43 di custodia cautelare in carcere e 14 i soggetti finiti ai domiciliari nell'ambito dell'operazione "Crypto" condotta dalla Guardia di finanza e che ha stroncato un traffico internazionale di droga. Coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dagli aggiunti Giuseppe Lombardo e Gaetano Paci, l'inchiesta nasce dall'operazione "Gerry" che, nel 2017, consentì di sgominare una consorteria composta da elementi di vertice delle cosche Molé-Piromalli di Gioia Tauro e Pesce-Bellocco di Rosarno. Oltre che in Calabria, il blitz ha impegnato circa 400 finanzieri in Sicilia, Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d'Aosta. Sono complessivamente 93 gli indagati tra cui esponenti di spicco della 'ndrina Cacciola-Certo-Pronestì che, secondo la Procura, avevano messo in atto un'organizzazione transnazionale capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal nord Europa e dalla Spagna e di piazzarla in buona parte delle regioni italiane e anche all'estero. Gli indagati avevano a disposizione una flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la droga e potevano, inoltre, contare sull'utilizzo di schede telefoniche tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc auto dotate di doppi fondi così da renderle praticamente impermeabili ai controlli. La cocaina raggiungeva diverse "piazze di spaccio".

      Tra i personaggi principali della rete c'era un cittadino dominicano, Humberto Alexander Alcantara. Era lui che garantiva ai calabresi i contatti diretti con i fornitori sudamericani. Tra gli indagati Marco Paladino, legato alla cosca Gallace di Guardavalle e stabilmente residente in Germania che aveva sia la funzione di corriere che quella di procacciatore di partite di cocaina provenienti dal nord Europa. In Germania pure Domenico Tedesco con il compito, secondo gli inquirenti, di fornire appoggio logistico ai referenti dell'organizzazione. L'inchiesta, inoltre, ha dimostrato contatti con esponenti della cosca Cappello di Catania per creazione di una rotta in grado di fare giungere la cocaina a Malta. Ai domiciliari Ivan Meo che, nel 2018, assieme a due soggetti, si è recato via mare a Malta e ha riportato in Italia oltre 50mila euro provento di cessione di droga. Durante l'indagine arrestati in flagranza 10 corrieri e sequestrati circa 80 chili di cocaina.

      Procuratore Reggio: ricostruito network traffico

      "L'indagine è di particolare rilievo in ragione di quello che è stato accertato e di come è stato accertato. SI parte da alcuni spunti investigativi che nascevano in una precedente indagine di narcotraffico, poi sviluppati adeguatamente dal Goa di Catanzaro e dallo Scico di Roma e che hanno consentito di ricostruire un network di traffico che vedeva nelle cosche rosarnesi avere una serie di contatti con fornitori sudamericani stabilitisi nel Nord Europa". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri a margine della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione "Crypto" che ha portato all'arresto di 57 persone per un narcotraffico internazionale di cocaina gestito dalla 'ndrangheta della provincia reggina. "Dalle porte del Nord Europa, - ha aggiunto Bombardieri - lo stupefacente arrivava via gomma nella Piana di Gioia Tauro dove veniva stoccato e da lì distribuito attraverso altri sodalizi criminali in varie parti di Italia, dal Piemonte alla Sicilia, e addirittura con la realizzazione di nuove rotte di spaccio che vedevano come orizzonte anche Malta. Era, quindi, un'organizzazione molto articolata che è partita anche utilizzando un codice numerico che ha reso molto difficile l'indagine. L'interpretazione di questo codice è stata davvero molto difficoltosa. Si trattava di messaggi che recavano solamente dei numeri senza nessuna indicazione o punteggiatura. Grazie all'abilità degli investigatori è stato possibile dare un significato a questi numeri che peraltro oggi hanno trovato riscontro in un pizzino, sequestrato, riportante il codice attraverso cui i numeri vengono abbinati alle lettere". "L'operazione 'Jerry' - ha affermato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - aveva già ricostruito un quadro del narcotraffico internazionale. In quella prima esecuzione erano emerse due utenze criptate che erano state lasciate da parte per poi tornare nell'odierna indagine". "Il fatto che sia un'indagine per narcotraffico non deve sminuire il senso dell'operazione - ha sostenuto l'aggiunto Gaetano Paci - perché si tratta di indagini che richiedono un approccio e un contrasto di livello molto elevato anche a fronte dei mezzi di natura tecnologica utilizzati".

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