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      Medici assenti per ritorsione durante lockdown, 41 indagati, sequestrati 46 mila euro

       

       

      Medici assenti per ritorsione durante lockdown, 41 indagati, sequestrati 46 mila euro

      21 ott 21 Sono 41 i medici indagati per truffa e/o falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. Questa la conclusione delle indagini che ha portato la Guardia di Finanza a sequestrare nei confronti di alcuni sanitari anche 46 mila euro. L'operazione è stata poratta avanti dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle di Catanzaro, coordinate dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, dall'aggiunto Giulia Pantano e dal pm Graziella Viscomi. In solido è stato eseguito un sequestro preventivo per oltre 46 mila euro emesso dal gip nei confronti di 13 medici del servizio di emergenza 118 dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Questi si sarebbero assentati illegittimamente dal lavoro durante il primo lockdown attraverso falsi certificati di malattia. Il campanello d'allarme era suonato dopo che il dirigente del Servizio 118 aveva segnalato tempestivamente agli inquirenti che numerosi medici, in concomitanza con l'inizio della diffusione del Covid, a marzo 2020, si erano assentati per malattia, con inevitabili ripercussioni sull'efficienza dell'attività di pronto soccorso. L'indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro-Gruppo Tutela Spesa Pubblica, denominata "Moliere" e svolta anche con il sequestro dei cellulari degli indagati e l'esame dei messaggi su whatsapp, avrebbe permesso di accertare che le patologie attestate nei certificati erano inesistenti e che numerosi medici compiacenti si erano prestati a diagnosticarle ai colleghi senza alcuna visita ma solo dopo una richiesta telefonica. Secondo l'accusa, un primo nutrito gruppo di medici si era accordato per compiere un'autentica ritorsione ai danni dell'Asp dopo la sospensione e il recupero di una indennità che era stata riconosciuta per anni anche in corrispondenza delle ferie. I medici del 118, sostiene l'accusa, avevano creato un apposito gruppo di whatsapp, dove si scambiavano messaggi che inducevano alla protesta nella speranza del ripristino dell'indennità. Alcuni sanitari, invece, si sarebbero assentati dal lavoro per timore di contrarre il Covid. Alcuni medici hanno continuato ad esercitare l'attività professionale privata.

      Fermiamo ambulanze

      "Fermiamo le ambulanze". A scriverlo, su una chat su Whatsapp, era uno dei medici del 118 di Catanzaro indagati dalla Procura di Catanzaro per essersi assentati dal servizio - anche nella prima fase della pandemia da Covid nel marzo 2020 - presentando certificati falsi per malattie inesistenti come forma di ritorsione verso l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro per una vicenda legata alla revoca di alcune indennità. Un fenomeno che avrebbe portato a 807 giorni di assenza ingiustificata e iniziato, secondo le indagini della Guardia di finanza, alla fine del 2019 e proseguito, in alcuni casi, anche durante il lock down. Alcuni medici, infatti, avrebbero deciso di assentarsi dal lavoro per paura del contagio. Sulla chat, scoperta dai finanzieri dopo il sequestro, avvenuto nel maggio dello scorso anno nella prima fase dell'inchiesta, dei telefonini di 21 medici, ci sono messaggi eloquenti. "Bisogna agire con la forza, secondo me prima di tutto inginocchiando il servizio". "A nostro vantaggio - scrive un altro - è da annotare che non possiamo essere sottoposti neppure a visita fiscale". Un altro medico invita ad una protesta di massa: "Concordiamo tutti insieme un'azione forzata in maniera da inginocchiare il servizio! Ma dobbiamo essere tutti! TUTTI!". Il tenore dei messaggi è comunque simile: "Dobbiamo creare il disservizio", "La malattia è insindacabile", "Nessuno si deve prestare a coprire i turni", "Dobbiamo bloccare il servizio. Bastano cinque giorni di malattia contemporaneamente", "Dobbiamo metterci in malattia tutti", "Io sono per bloccare le ambulanze". Nella chat c'era anche ci esprimeva timori per il Covid: "Continuo a pensare - dice una dottoressa - che l'unico modo per tutelare le bambine è non mettermi in condizioni pericolose perché basta una minchiata e sei fottuto". E anche quando si sono sparse le prime voci su una possibile inchiesta della Guardia di finanza, i medici non hanno manifestato particolare timore. "È molto difficile dimostrare - scrive uno di loro - che non siamo malati. Si vocifera che manderanno la finanza a controllare. Sono solo voci, io non mi preoccuperei più di tanto".

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