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      Mani cosche su Asp Reggio Calabria, 14 arresti, confisca beni per 8 mln

       

       

      Mani cosche su Asp Reggio Calabria, 14 arresti, confisca beni per 8 mln

      23 mar 21 Quattordici arresti sono stati eseguiti stamattina dai carabinieri del Ros a Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna nell'ambito di un'inchiesta che ha riguardato la cosca Piromalli e le infiltrazioni nell'Asp di Reggio Calabria. L'ordinanza è stata emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dell'aggiunto Gaetano Paci. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso. L'indagine si era chiusa prima della pandemia, nel 2018. Gli investigatori del Ros si sono concentrati sull'Asp di Reggio Calabria la cui competenza si estende sull'intera provincia amministrativa suddivisa nei distretti sanitari di Reggio Calabria, Tirrenico e Ionico ed il cui funzionamento è stato alterato dai condizionamenti mafiosi. I dettagli dell'operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà sulla piattaforma Teams alle ore 10.30, con la partecipazione del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, del procuratore aggiunto Gaetano Paci, del comandante del Ros generale Pasquale Angelosanto, del comandante provinciale Carabinieri di Reggio Calabria col. Marco Guerrini e del comandante del I Reparto investigativo del Ros colonnello Fabio Bottino.

      Alterata nomina direttore distretto Asp

      Le procedure per la nomina dell'attuale direttore del distretto Tirrenico dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, Salvatore Barillaro - posto ai domiciliari - sarebbero state alterate per rispondere alla volontà dei medici Giuseppantanio e Francesco Michele Tripodi - deceduti nel 2018 - che, grazie a quella nomina avrebbero poi controllato il distretto sanitario sia per le forniture di dispositivi medici che per influenzare i trasferimenti del personale. E' quanto emergerebbe dall'inchiesta "Chirone" condotta dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato all'esecuzione di 14 misure cautelari. Le indagini, secondo gli investigatori, hanno consentito di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli del ramo facente capo a Giuseppe, di 76 anni, nell'ambito della quale avrebbero assunto una posizione di particolare rilievo i medici Tripodi. Francesco Michele Tripodi era genero del decano Girolamo Piromalli "Don Mommo". Il figlio di Francesco Michele, Fabiano, è risultato figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della Minerva, Mct Distribution & Service srl e Lewis medical srl. Attraverso l'azienda Mct, secondo l'accusa riconducibile al sodalizio, e alla Lewis Medica, che faceva da "schermo", essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura all'Asp di Reggio Calabria, la cosca sarebbe riuscita ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali nei presidi dell'Asp, in particolare negli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e nell'Azienda ospedaliera del capoluogo. I proventi delle forniture venivano ripartiti, tra la Mct di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50% allo scopo di eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali, ragione per la quale sono state oggetto di sequestro preventivo. Le aziende riuscivano ad accaparrarsi le forniture sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico incaricato delle richieste di approvvigionamento. Secondo gli investigatori sono stati infatti registrati diversi episodi di corruzione, che riguardavano oltre a regalie di diverso genere, l'elargizione di contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte, che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell'ordine effettuato. Inoltre l'organizzazione avrebbe goduto di una via preferenziale per le liquidazioni dei mandati di pagamento in favore del laboratorio clinico Minerva di Gioia Tauro, convenzionato con il Ssn e direttamente riconducibile ai Tripodi. Inoltre, i soci della Mct sarebbero stati pienamente consapevoli di quali fossero i contatti "mafiosi" a cui potevano rivolgersi dimostrando così la loro piena intraneità ai sodalizi criminali della piana di Gioia Tauro. Dall'inchiesta sono emerse sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario con la cosca "Molè" i cui esponenti figuravano, insieme a quelli dei "Piromalli", nell'assetto societario della Mct. Inoltre il rappresentante della Lewis Medica era in rapporti con la cosca "Pesce" di Rosarno. Gli indagati complessivamente sono 18. Per sei di loro, il gip Valerio Trovato, ha disposto gli arresti in carcere per Fabiano Tripodi, Franco Modafferi, Mario Vincenzo Riefolo, Antonino Madaffari, Martino Taverna e Antonino Cernuto. Sette indagati, invece, sono finiti agli arresti domiciliari: Paquale Mamone, Giancarlo Arcieri, Federico Riefolo, Antonino Coco, Domenico Salvatore Forte, Salvatore Barillaro e Giuseppe Fiumanò. Il divieto di dimora è stato disposto per Giuseppe Cernuto.

      Bombardieri, cosche facevano quello che volevano

      "Quest'operazione interviene in un momento in cui la sanità calabrese è al centro dell'attenzione in ragione di tutta una serie di disfunzioni che si sono verificate e in un momento in cui sono state sciolte le Asp di Reggio Calabria e di Catanzaro. L'approvvigionamento delle strutture sanitarie avveniva attraverso aziende che rientravano nell'orbita di controllo della cosca stessa". A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell'inchiesta "Chirone" sulle infiltrazioni della cosca Piromalli nell'Asp di Reggio Calabria, già sciolta per infiltrazioni mafiose due anni fa. Gli ordinativi alle ditte riconducibili ai Piromalli, "venivano remunerati con regali che andavano dalla borsa griffata a vere e proprie percentuali, dal 2,5 al 5%, dell'importo dell'ordine stesso - prosegue il magistrato -. Abbiamo riscontrato trasferimenti e nomine all'interno della sanità gioiese che rafforzavano il potere della cosca che poteva fare quello che voleva all'interno delle strutture ospedaliere che non riguardavano solo il territorio di Gioia Tauro. Ci sono relazioni con l'ospedale di Polistena, di Melito, di Reggio Calabria e Locri dove la cosca voleva fornire prodotti medicali. I Tripodi potevano vantare rapporti privilegiati con personaggi di spicco della sanità come Salvatore Barillaro". "Quello che è emerso - ha ribadito il procuratore aggiunto Gaetano Paci - sono una serie di fatti e di situazione che attraverso le conversazioni dei diretti protagonisti consentono di evidenziare come fosse prioritario disporre di presidi, all'interno della pubblica amministrazione, di intranei alla cosca o di concorrenti esterni".

      Gen. Angelosanto: controllavano forniture e nomine

      Per il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, "dalle attività investigativa è emerso non soltanto il controllo delle forniture delle strutture sanitarie che fanno capo all'Asp di Reggio Calabria, ma che questi sono in grado di orientare le nomine all'interno della struttura amministrativa". Ma non solo. Per l'ufficiale dei carabinieri, "gli indagati si sono interessati per uno scambio elettorale politico-mafioso con esponenti della politica regionale e nazionale". Il riferimento è al ginecologo Antonino Coco nei confronti del quale, spiega il procuratore Bombardieri, "è emerso un accordo politico elettorale con la cosca Alvaro e in particolare con Domenico Laurendi nell'interesse di Domenico Creazzo". Quest'ultimo è l'ex sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte coinvolto nell'inchiesta "Eyphemos" che si era candidato alle regionali del 2020 con Fratelli d'Italia. Alle stesse elezioni era candidato lo stesso Coco nella lista della Lega.

      Confiscati beni per 8 milioni

      L'operazione "Chirone", oltre all'esecuzione dello ordinanze di custodia cautelare e di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli, ramo della famiglia mafiosa facente capo al boss Giuseppe, ha consentito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti di alcune società per un ammontare complessivo pari a circa 8 milioni di euro. Secondo gli investigatori, in quel contesto avevano assunto una posizione di particolare rilievo due medici che nel tempo hanno ricoperto incarichi nelle Aziende sanitarie del reggino e di Tropea. Si tratta de fratelli Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, entrambi deceduti nel 2018. Nell'inchiesta è coinvolto pure il figlio di uno dei due, Fabiano Tripodi, anche lui medico, risultato figura di riferimento di vari assetti societari operanti nel settore sanitario. Forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall'appartenenza alla cosca Piromalli, secondo gli investigatori, gli indagati hanno compromesso il sistema gestionale dei distretti sanitari dell'Asp di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Dall'inchiesta, infatti, è emerso come siano state alterate le procedure di nomina del direttore del Distretto Tirrenico dell'Asp reggina e come, per mezzo di alcune società, sia stata monopolizzata la filiera economica della distribuzione dei prodotti medicali a strutture pubbliche ospedaliere. Con lo scopo di agevolare le società riconducibili ai Piromalli, è stato riscontrato il ricorso a procedure di affidamento diretto delle commesse in particolare per i presidi ospedalieri di Locri, Gioia Tauro, Polistena e Melito Porto Salvo. Affidamento diretto che, secondo i pm, sarebbe stato favorito dalla mediazione di personale medico ricompensato con utilità varie e indebite provvigioni, variabili tra il 2,5 e il 5 % del valore nominale delle commesse. Le sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario hanno riguardato anche la cosca Molè i cui esponenti figuravano negli stessi assetti societari assieme ai referenti dei Piromalli.

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