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      Colpo alla cosca Muto, 33 arresti DDA, operazione CC

       

       

      Colpo alla cosca Muto, 33 arresti DDA, operazione CC

      10 mar 21 I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, nei confronti di 33 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti; estorsione, tentata e consumata, aggravata dal ricorso al metodo mafioso; detenzione illegale di armi da fuoco. Gli arresti sono giunti nell'ambito delle indagini relative ad un'organizzazione criminale operante nell'area dell'alto Tirreno cosentino sotto l'egida della storica cosca di 'ndrangheta Muto di Cetraro.

      Gratteri: i soldi dello spaccio ai detenuti

      L'operazione Katarion - nome ebraico con il quale veniva indicato il promontorio di Cetraro - condotta dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza scaturisce dalla denuncia di una nonna preoccupata per il nipote, tossicodipendente e anche pusher, che oggi è stato arrestato. I militari hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, nei confronti di 33 soggetti nell'ambito delle investigazioni relative ad un'organizzazione criminale operante sotto l'egida della storica consorteria mafiosa Muto di Cetraro. "Siamo qui ancora a parlare dei Muto - ha spiegato il procuratore capo della Dda catanzarese Nicola Gratteri - un'organizzazione a delinquere, finalizzata al traffico di stupefacenti che serviva a finanziare l'organizzazione e mantenere i detenuti in carcere. Questo dimostra la difficoltà di sterilizzare il carcere rispetto ai mafiosi che sono all'esterno. Ogni volta che si fa un'operazione è ovvio che non si riesce a dimostrare la penale responsabilità di tutti gli associati. Anche oggi ne abbiamo arrestati tanti, ma dieci sono rimasti fuori e cercheranno di organizzarsi per occupare gli spazi lasciati liberi dagli arrestati di questa notte. Quindi, sta alla cosiddetta società civile rioccupare gli spazi che siamo riusciti a liberare". "L'indagine - ha spiegato il col. Piero Sutera comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza - parte da una nonna disperata che ha tentato di salvare il nipote. A questa si aggiungono la denuncia di un imprenditore che ha deciso di opporsi alle pretese degli emissari della cosca Muto e affidarsi alla tutela dello Stato". Stamattina nel corso dell'esecuzione delle misure cautelari è stato ritrovato anche un bunker ricavato nel soffitto di un bagno. Gli uomini dell'Arma, supportati dallo Squadrone eliportato cacciatori di Calabria, non trovando uno dei soggetti destinatario di misura nell'abitazione, nonostante la presenza in casa di molti oggetti personali, hanno approfondito i controlli e sul soffitto del bagno hanno notato delle irregolarità, scoprendo l'ingresso del bunker, dove al suo interno si trovava uno degli arrestati.

      Scoperto anche un bunker

      Un bunker in fase di ultimazione è stato scoperto a Cetraro dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nell'abitazione degli indagati dell'operazione "Katarion" condotta con il coordinamento della Dda di Catanzaro e che ha portato all'esecuzione di 33 misure cautelari nella zona dell'alto Tirreno cosentino. La scoperta è stata fatta nel corso di una perquisizione domiciliare nei confronti di uno degli esponenti di spicco del sodalizio dedito al traffico di droga, che operava sotto l'egida della cosca "Muto". I militari inoltre hanno trovato e sequestrato 700 grammi di cocaina e due chili di hascisc. L'operazione ha colpito un'organizzazione operante in una fascia compresa tra Guardia Piemontese a Scalea, con al centro Cetraro, mentre le piazze di spaccio sono state individuate e smantellate a Scalea, Santa Maria del Cedro, Belvedere Marittimo, Diamante e Buonvicino. Le 33 misure cautelari eseguite (10 in carcere, 8 ai domiciliari e 15 obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria) hanno riguardato soggetti residenti nei comuni della costa tirrenica cosentina, nella Locride e a Ivrea nel torinese. "Le indagini iniziate nel giugno 2016 - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, colonnello Piero Sutera - all'indomani dell'operazione Frontiera e hanno evidenziato la riorganizzazione del sodalizio della storica consorteria mafiosa 'Muto' di Cetraro, che è egemone sulla zona del Tirreno cosentino. Le indagini hanno documentato che gli assetti puntavano nuovamente sul core business dei Muto, che è proprio lo spaccio di droga". Il sodalizio, secondo gli investigatori, ha puntato soprattutto sul traffico di stupefacenti, ed è stata accertata una continua capacità di far fronte alle esigenze di droga grazie ad un broker operante nell'area della Locride da dove arrivava la cocaina, la produzione di marijuana, invece, avveniva in maniera autonoma.

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