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      Dossier Legambiente abusivismo, da 2004 fatto 11,2% demolizioni, Calabria maglia nera

       

       

      Dossier Legambiente abusivismo, da 2004 fatto 11,2% demolizioni, Calabria maglia nera

      23 giu 21 Dal 2004 al 2020, in Calabria su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, solo 133 sono state eseguite, ovvero l'11,2%. Gli immobili abusivi trascritti al patrimonio immobiliare del Comune sono stati appena 5, lo 0,4%. Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, solo 33 sono state trasmesse al Prefetto. È quanto emerge dalla seconda edizione del dossier "Abbatti l'abuso" di Legambiente sulle mancate demolizioni edilizie nei comuni italiani. Secondo il report, è scritto in una nota, "maglia nera anche per la 'trasparenza' delle pubbliche amministrazioni: solo 15 sono stati i Comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente su 404. La provincia peggiore è stata quella di Crotone con un risultato pari a zero, preceduta da Vibo Valentia (2%), Reggio Calabria (2,1%), Catanzaro (3,8%)". "Sono numeri preoccupanti - afferma Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria - che dimostrano ancora una volta come l'abusivismo edilizio in Calabria sia una tra le tante piaghe di questa regione colpita da una cementificazione selvaggia che deturpa il nostro territorio ed in particolare le splendide coste, luoghi tra i più colpiti dal fenomeno. Si tratta purtroppo di numeri che non stupiscono alla luce del Rapporto Ecomafia che Legambiente ha presentato lo scorso mese di dicembre e che vedeva la Calabria al terzo posto nel ciclo illegale del cemento con 1.173 reati, 1.352 persone denunciate, 9 persone arrestate e 459 sequestri avvenuti nel 2019. Non siamo sorpresi dai dati del Dossier 'Abbatti l'abuso', ma siamo sempre più amareggiati ed allo stesso tempo motivati a continuare le nostre battaglie per contribuire al ripristino della legalità in Calabria e al rispetto dell'ambiente".

      In 16 anni abbattuto solo 32,9% abusi Male il Sud

      In Italia dal 2004 al 2020 é stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da ordinanza di demolizione con il Sud Italia, in cui il fenomeno è più grave e diffuso, dove le ruspe sono rimaste quasi ferme e il Nord dove invece hanno lavorato con maggior lena. Lo afferma Legambiente nella seconda edizione del dossier "Abbatti l'Abuso" sulle mancate demolizioni edilizie nei comuni italiani - sulla base delle risposte complete date da 1.819 comuni su 7.909 ad un questionario sottoposto dalla ong - precisando che la Puglia è fanalino di coda e insieme con Campania, Sicilia e Calabria su 14.485 ordinanze di demolizione ne sono state eseguite appena 2.517, pari al 17,4%. Bene Veneto e Friuli Venezia Giulia che, nella classifica per numero di ordinanze di demolizioni eseguite, superano entrambe il 60%, seguite da Valle d'Aosta (56,3%), Provincia autonoma di Bolzano (47%), Lombardia (44,2%). Sono numeri "nel complesso preoccupanti" che per Legambiente "dimostrano come in Italia l'abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare". "Procedere con gli abbattimenti - spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi". L'associazione ambientalista rivolge un appello al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e al Parlamento "per risolvere il pasticcio generato con l'ultima circolare inviata dal Mint alle Prefetture che azzera l'efficacia delle nuove norme sulle demolizioni non eseguite dai Comuni". Nel rilevare come "in Italia l'abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare", Legambiente osserva che "a ciò si aggiunge anche il pasticcio generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal ministero dell'Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l'efficacia della norma, inserita nella L.120/2020, c.d. Dl Semplificazioni, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all'inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono. Applicando le disposizioni della circolare ministeriale - denuncia Legambiente - si va a restringere l'ambito d'azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l'entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso per via amministrativa, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono, com'è successo finora. A confermare l'inequivocabile senso della norma sono le 935 ordinanze inevase trasmesse, da settembre 2020 a marzo 2021, dai Comuni alle prefetture". "Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni - rileva Ciafani - Per questo, su proposta di Legambiente, lo scorso anno è stata approvata una norma inserita nel Dl Semplificazioni che assegna alle prefetture la responsabilità di demolire stante l'inerzia prolungata dei Comuni; ma con la sconcertante circolare interpretativa della legge del ministero dell'Interno ora ciò verrà meno andando a tradire il senso e l'obiettivo di quanto approvato in Parlamento. Per questo abbiamo elaborato un emendamento all'ultimo decreto Semplificazioni del governo Draghi con l'obiettivo di ricondurre a un'interpretazione autentica della disposizione, nel pieno rispetto della ratio legis, fugando ogni margine di dubbio circa la sua applicazione". "Per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall'abusivismo impunito - conclude Ciafani - serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi".

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