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      Inchiesta "Quinta bolgia", otto persone rinviate a giudizio

       

       

      Inchiesta "Quinta bolgia", otto persone rinviate a giudizio

      30 gen 21 Il gup di Catanzaro, Paola Ciriaco, ha rinviato a giudizio 8 imputati e stralciato due posizioni nell'ambito del procedimento "Quinta Bolgia" che ha coinvolto dirigenti medici, infermieri, imprenditori nel settore delle onoranze funebri (e loro dipendenti) e politici, tutti legati all'Asp di Catanzaro e, in particolare, all'ospedale di Lamezia Terme. Rinviati a giudizio, tra gli altri, Eliseo Ciccione, di 69 anni, ex direttore del Suem 118 dell'Asp di Catanzaro, e l'imprenditore Pietro Rocca, di 66 anni, socio unico e amministratore della società Rocca servizi sas. Tra le società rinviate a giudizio ci sono la Croce Rosa Putrino srl, la Pietà di Putrino srl; Putrino Service srl; Rocca servizi sas di Pietro Rocca; Rocca snc di Silvio Rocca e l'associazione Croce Bianca di Lamezia. Per costoro il processo avrà inizio il prossimo 21 aprile. Prosciolti dalle accuse Tommaso Antonio Strangis, dipendente della Rocca snc, società che si occupa di onoranze funebri e servizio ambulanze, e l'ex consigliere comunale di Lamezia Terme Luigi Muraca, di 52 anni. Altri imputati avevano già scelto il rito abbreviato che è stato fissato per il prossimo 12 febbraio. Nella sua requisitoria il pm Chiara Bonfadini aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati. «Questa indagine - ha detto il pm - non può essere scissa dall'operazione 'Andromeda' che ha sancito l'interesse della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte quale egemone sul territorio di Sambiase di Lamezia Terme". Bonfadini ha definito «guerra all'ultimo morto» quello che avveniva nell'ospedale di Lamezia Terme. Le imprese di pompe funebri «pur di lucrare, agivano sullo smarrimento dei familiari del defunto». Il pm ha descritto anche un «clima di omertà e paura anche da parte del personale dipendente dell'ospedale» tale da garantire il libero agire dei soggetti facenti parte delle due società Rocca e Putrino. "Società che erano mero schermo delle cosche - ha continuato il magistrato - e che avevano creato un vero e proprio duopolio attraverso una metodologia mafiosa». Società in conflitto che hanno poi compreso, secondo il pm, «di dover collaborare dietro le quinte: concorrenti di forma e non di fatto».

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