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Relazione Corte dei Conti: non spesi da Asp 77mln euro su 115 assegnati per il covid
Relazione Corte dei Conti: non spesi da Asp 77mln euro su 115 assegnati per il covid 10 dic 21 "I finanziamenti complessivamente ottenuti dalla Regione Calabria nel 2020 per l'emergenza Covid sono stati, complessivamente, di oltre 115 milioni di euro e, pur essendo stati integralmente impegnati al 31 dicembre 2020, si registrano pagamenti per soli 37 milioni 215 mila euro. Significa che, a fine 2020, la parte preponderante (ben 77 milioni a fine 2020) è rimasta accantonata nei bilanci delle Aziende. In tema di appalti, in ogni caso, si sono registrati dei risparmi in virtù del ricorso delle Aziende alla Consip". Lo ha rilevato il procuratore regionale della Corte dei conti della Calabria nella requisitoria nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020. Somma, i 77 milioni, che "giace accantonata nei bilanci delle Aziende al 31 dicembre 2020 senza che sia stata riorganizzata la rete ospedaliera" ha evidenziato nella sua relazione il magistrato contabile Stefania Anna Dorigo. "Per fronteggiare l'emergenza Covid - ha rilevato - il ministero della salute ha previsto, per la Regione Calabria, che ai posti letto in terapia intensiva già attivi prima dell'emergenza (146) vadano ad aggiungersi ulteriori 134 postazioni; inoltre ha previsto che vadano riconvertiti in posti di terapia semi-intensiva 136 postazioni. Allo stato, sono stati attivati solo 4 posti in Tin all'ospedale spoke Cetraro-Paola (Asp di Cosenza), al costo complessivo di 394.298,10 euro. Gli altri interventi risultano tutti da avviare e il loro completamento è previsto non prima del 2022 inoltrato (in alcuni casi nel 2023). Per quanto riguarda il rafforzamento dei Pronto soccorso, nessun lavoro è stato avviato; anche in questo caso il completamento degli interventi è fissato per il 2022 inoltrato, in alcuni casi per il 2023. Nel complesso risulta di tutta evidenza che la Regione Calabria è ben al di là da rafforzare effettivamente la propria rete territoriale, essendo, di fatto, tutti gli interventi in corso pianificati e previsti, nella loro realizzazione, nel 2022 in inoltrato quando - si auspica - il 'peso' della pandemia sulle strutture sanitarie potrebbe essere differente grazie alla campagna vaccinale e all'uso di medicine più mirate". Dorigo ha anche evidenziato che "il contributo dei privati alla gestione dell'emergenza sanitaria pare essere stato minimo". Deficit aziende sanitarie inattendibile e sottostimato L'analisi effettuata dalla Corte dei conti sulle spese per la sanità della Regione Calabria "ha confermato, ancora una volta, come il deficit sanitario dichiarato sia totalmente inattendibile e probabilmente ampiamente sottostimato". E' quanto rilevato dal magistrato contabile Stefania Anna Dorigo nella sua relazione nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020. Una situazione legata, ha aggiunto, "in primis alla situazione dell'Asp di Reggio Calabria dove dal 2013 esiste una contabilità non fondata su documenti amministrativi, che rende impossibile ricostruire il quadro debitorio dell'Azienda" che avrebbe "una situazione debitoria potenzialmente dirompente, con passività che potrebbero toccare i 500 milioni di euro". Dall'esame dei risultati d'esercizio, relativi al 2020, ha sottolineato il procuratore regionale della Corte dei conti nella sua requisitoria Maria Aronica, "tutte le Aziende del Servizio sanitario regionale calabrese hanno chiuso in perdita, per un totale di 267 milioni 167 mila euro. La situazione debitoria delle Aziende sanitarie e ospedaliere ammonta complessivamente ad oltre 1 miliardo 174 milioni di euro". Dalla relazione della Corte dei conti calabrese emerge anche che i tempi medi di pagamento dei fornitori da parte delle Aziende sanitarie e ospedaliere "sforano tutti (con eccezione dell'Azienda ospedaliera di Cosenza) le previsioni comunitarie, attestandosi spesso ad oltre 200 giorni e raggiungendo punte di patologia quasi incredibili. Per esempio l'Azienda ospedaliera Mater domini di Catanzaro paga i propri fornitori, in media, a 748 giorni". Lea 2019 a 219, molto al di sotto della soglia Il punteggio per il 2019 dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, in Calabria è di 125, "di molto al di sotto della soglia (almeno tra 140 e 160) e molto meno del 2018 (162)". Lo ha rilevato, nella sua requisitoria, il procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria Maria Aronica nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020. Sul punto, la Presidente della Sezione regionale di controllo Rossella Scerbo ha messo in evidena che "in una regione come la Calabria, il pensiero corre subito ai Lea strettamente connessi alla garanzia del fondamentale diritto alla salute, in quanto indicatori utilizzati dal Ministero della Salute per valutare la quantità e la qualità delle prestazioni offerte dal servizio sanitario. Come è, infatti, a tutti noto il monitoraggio, svolto con la metodologia aggiornata introdotta dal dm 12 marzo 2019, ha registrato un crollo dei Lea a livelli molto bassi, inferiori a quelli, già insoddisfacenti, degli anni precedenti". "Non ci si deve dimenticare - ha aggiunto - dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, i quali, per usare la terminologia della Corte Costituzionale indicano 'la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, nonché 'il nucleo invalicabile di garanzie minime' per rendere effettivi tali diritti'. Nonostante il perdurante ritardo dello Stato nella loro definizione, non si ha difficoltà a rilevare, anche in questo caso, l'insoddisfacente livello, nella Regione, delle prestazioni sociali fondamentali: si pensi alle carenze negli asili nido, nell'assistenza ai disabili". Regione: criticità effettiva consistenza crediti "La criticità più rilevante ravvisata nell'esercizio riguarda la effettiva consistenza di alcuni crediti su cui la Sezione di controllo ha appuntato la propria attenzione fin dal 2018, avendo notato la presenza di partite residuali attive di consistenza rilevante che la Regione ha nel proprio bilancio da anni ma che, da altrettanti anni, non risultano in alcun modo movimentate". E' quanto si legge nella relazione della Sezione di controllo della Corte dei conti della Calabria nel giudizio di parificazione del rendiconto della Regione per l'esercizio 2020. Fra i crediti, spiccano, in particolare, prosegue la relazione, "quelli che la Regione vanta nei confronti dello Stato per la realizzazione delle dighe sul fiume Menta e sui fiumi Esaro e Cameli". Al riguardo il procuratore regionale Maria Aronica nella sua requisitoria ha evidenziato che "il residuo di 48.587.381,05 è da ritenere insussistente e non può essere mantenuto in bilancio, neanche utilizzando i futuri fondi FSC, come prospettato dalla Regione" dal momento che l'opera non viene più ritenuta finanziabile dalla Regione. A proposito dei Fondi europei, ha affermato Aronica, "si deve segnalare che l'emergenza COVID - 19 ha inciso sulla rimodulazione del Programma 2014/2020 al fine potere destinare alcune risorse per fronteggiare la situazione e le sue conseguenze. Si tratta di risorse che dovranno essere utilizzate interamente attraverso un'accurata programmazione e gestione da parte della Regione per contrastare gli effetti della crisi emergenziale e, in una dimensione più ampia, per creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo, pertanto di lavoro". E sempre a proposito dei fondi Por, nella relazione del consigliere Ida Contino si afferma che "riguardo all'attuazione finanziaria complessiva del POR nell'anno in esame, il valore cumulato degli impegni ha fatto registrare un incremento pari a 171 milioni di euro); il valore cumulato della spesa certificata, invece, ha avuto un incremento di 190 milioni di euro. In linea generale, dunque - ha aggiunto - si può affermare che la gestione finanziaria del POR nell'annualità 2020 è stata più performante rispetto al 2019. Ciò nonostante, lo stato di attuazione del Programma in esame, se lo si confronta con i Programmi delle altre 'Regioni meno sviluppate' in Italia, e cioè le regioni che presentano un Pil inferiore al 75% ( Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia) è quello che mostra le percentuali di avanzamento più basse sia in termini di impegno che in termini di pagamento; e, infatti, gli impegni corrispondono al 53,55% sul programmato e i pagamenti al 33,48%. In tale gruppo di confronto, la Calabria, come per l'annualità precedente, presenta le performance peggiori seppure con un livello di attuazione di poco inferiore alla Sicilia".
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