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Rapporto Demoskopika BCC: ripresa “attendista” della economia locale in tempo covid
Rapporto Demoskopika BCC: ripresa “attendista” della economia locale in tempo covid 03 dic 21Ben 7 imprenditori su 10 preferiscono aspettare “tempi migliori”, evitando mosse rischiose. Crollo del fatturato per l’80% degli operatori economici. In 50 mila sono preoccupati, inoltre, da un incremento dell’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto produttivo. Università, strutture sanitarie e forze dell’ordine battono, in fiducia, Governo, Regione e Comune. Partiti ai minimi storici. E, intanto, per il 2021, l’indice di fiducia sull’andamento economico regionale torna ai livelli del 2019. Anche nel 2021, il Covid-19 ha rappresentato un incubo per gli imprenditori: 8 operatori economici su 10 hanno dichiarato un crollo dei loro volumi di affari. A ciò si aggiungono le gravi ripercussioni generate dall’emergenza pandemica tra cui il mancato rispetto delle scadenze fiscali, il pagamento di fornitori e utenze, la difficoltà di incassare crediti per andare avanti e i ritardi accumulati nel pagamento del personale. «L’indagine – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio - restituisce una visione bicefala degli operatori economici. Da un lato, un clima di fiducia in netta risalita, determinato, con molta probabilità, dalla fase della vaccinazione e, dall’altro, da tendenziali segnali di ripresa economica. L’altra faccia della stessa medaglia, è condizionata dalla forte preoccupazione, da parte della business community locale, di un rafforzamento della criminalità organizzata. Oltre 50 mila imprenditori calabresi – precisa Raffaele Rio – percepiscono un incremento dell’infiltrazione criminale nel tessuto produttivo regionale. In questa direzione – continua Raffaele Rio – la ‘ndrangheta prova a piegare gli imprenditori con allettanti strumenti di welfare criminale capaci di garantire la sopravvivenza aziendale, la copertura dei lievitati livelli di indebitamento, una maggiore solidità finanziaria con il loro ingresso nelle compagini societarie fino all’acquisizione totale della realtà imprenditoriale. Non è più tempo di interventi dettati da euforia istituzionale, spesso autoreferenziale, o da immissione improvvisata di una cascata di risorse annunciate sul sistema economico. Necessita – conclude il presidente di Demoskopika - una pianificazione più consapevole, un pacchetto di interventi che puntino prioritariamente alla ripresa economica più che a tamponare esclusivamente le perdite momentanee». Ripercussioni pandemiche: fatturato a picco per 8 imprenditori su 10. Per la gran parte degli imprenditori intervistati, il 78,7%, il Covid-19 ha generato un calo dei fatturati aziendali, mentre una quota molto più contenuta del campione, il 20,8%, non ha subito riduzioni del proprio volume di affari. Analizzando i risultati in base ai settori si può notare come il calo più consistente, superiore al 50% del fatturato complessivo, viene fatto registrare dal settore commerciale (28,7%) e dei servizi (25%) seguiti dal comparto agricolo (20%); meno negativa la situazione per le costruzioni e l’industria per i quali la quota si abbassa rispettivamente all’8,7% e al 10,3%. Sofferenza economica: scadenze fiscali, pagamenti fornitori, mancati incassi in cima. Ben 7 imprenditori su 10, pari al 69,8%, denunciano di avere avuto difficoltà finanziarie a seguito della crisi Covid mentre solo una quota molto più contenuta (30,2%) non ha avuto ripercussioni negative sui conti aziendali. Sostegno alle imprese: prevale il “voto sufficiente” del sistema economico locale. In risposta al crollo economico, e per attenuare i rischi di illiquidità legati alla crisi, Governo e Regione Calabria hanno attivato alcune misure di sostegno per il sistema imprenditoriale. Ma qual è stata la risposta nella percezione della business community locale? Le imprese coinvolte nel campione che hanno richiesto prestiti assistiti da garanzia pubblica, messe in campo prioritariamente dal Governo centrale, sono risultate essere circa 2 su 10 (19,8%) di cui il 62,5%, ha ottenuto l’ammontare richiesto, il 15% ha ricevuto un ammontare inferiore, una stessa percentuale non li ha invece ottenuti, mentre per il 7,5% nel momento in cui è stata fatta l’intervista non era noto ancora l’esito della richiesta. Anche la Regione Calabria a partire da giugno 2020 ha attivato una serie di risorse per offrire un sostegno alle imprese colpite dalla crisi che ha fatto seguito all’avvento del Covid-19: ben 6 imprenditori su 10 (63,4%) non hanno ritenuto opportuno usufruire di agevolazioni e incentivi messi in campo dalla Regione. Per poco più di un intervistato su 10 (17,6%), invece, la domanda è andata a buon fine, mentre il resto si divide fra chi ha fatto domanda e non ha avuto approvazione (7,9%), ha fatto domanda e non ha avuto risposta (7,2%), ha fatto domanda che gli è stata approvata, ma ancora non ha ricevuto gli incentivi richiesti (4%). Allarme criminale: per business community aumenta infiltrazione della ‘ndrangheta. Ben 3 imprenditori locali su 10 (32,4%), con in testa il settore dei servizi, dell’industria e dell’artigianato, hanno percepito un aumento dei livelli di criminalità a seguito dell’avvento del Covid. Per circa 6 intervistati su 10 (59,2%), al contrario, il fenomeno si mantiene su livelli stabili, mentre solo il 2,7% afferma che sono diminuiti. Ma quali sono i reati che secondo gli imprenditori locali sono aumentati a seguito alla crisi economica causata dalla pandemia? Tenendo conto della somma dei punteggi “abbastanza/molto”, si può notare come gran parte dei reati menzionati nell’indagine siano percepiti come un possibile rischio per le proprie imprese dalla maggior parte degli imprenditori. In particolare le truffe sono temute da 8 intervistati su 10 (80,2%), l’usura da più di 7 intervistati su 10 (75%), così come le contraffazioni (70,5%), mentre per 6 imprenditori su 10 sono aumentate le estorsioni (63,6%), i crimini e le frodi informatiche (62,9%) e il riciclaggio di denaro sporco (62,1%). Conseguenze pandemiche: è crisi istituzionale, nonostante tutto. L’avvento del Covid-19 ha marcato una linea di confine abbastanza netta fra un “prima”, che con molta probabilità non ci sarà più, e un “dopo”, con riferimento a ciò che saremo in grado di costruire dalle macerie lasciate da questo avvenimento. All’interno di questo scenario le istituzioni, soprattutto quelle politiche, hanno avuto un ruolo fondamentale perché hanno dovuto, al contempo, limitare la diffusione del virus e salvaguardare l’economia creando i presupposti per fare ripartire il Paese. Al pari delle istituzioni politiche anche altre istituzioni hanno avuto, e continuano ad avere, un ruolo determinante durante la pandemia. La nostra indagine ha voluto indagare il grado di fiducia del cittadino-imprenditore verso le diverse istituzioni politiche e di governo. Quanta fiducia riponi nell’operato delle seguenti istituzioni politiche? Resilienza: si predilige l’utilizzo della cassa integrazione. Passando ad analizzare azioni e strategie attivate, il 57,4% ha dichiarato di avere adottato una o più misure utili a fronteggiare il momento di crisi, a fronte del 42,6% che non ha adottato alcuna misura. Fra chi ha dichiarato di avere adottato una o più misure di gestione del personale, la quasi totalità, ossia il 92,8%, ha utilizzato la “Cassa Integrazione Guadagni (CIG) o strumenti analoghi (Fondo Integrazione Salariale, Fondo Solidarietà Bilaterale Artigianato, ecc.)”. Di molto inferiore la percentuale di imprenditori che hanno utilizzato altre misure quali, ad esempio, il “rinvio delle assunzioni previste” (9,3%), la riduzione delle ore di lavoro o dei turni del personale (7,2%). Reazioni all’emergenza: prevale la linea “attendista”. Certo è che la resilienza degli imprenditori coinvolti nell’indagine sembra essere basata più sull’attesa che termini lo shock scaturito dalla crisi pandemica, piuttosto che ‘adattiva’, dinamica, ossia di trasformazione, che, permetterebbe di sperimentare nuovi sentieri di crescita. Questa ipotesi è supportata dal fatto che alla domanda “Qual è la strategia che lei sta adottando o intende adottare per il prossimo futuro per iniziare ad uscire dalla crisi Covid?” solo 2 su 10 (23,8%) ha dichiarato di adottare una strategia di rilancio, mentre il maggior numero, ossia 7 su 10 (71,3%) ha adottato una strategia attendista, di mantenimento dello status quo in attesa di un ritorno alla normalità. Solo il 5%, invece, ha adottato una strategia difensiva, con una riduzione delle dimensioni dell’impresa e con l’abbandono di alcune attività. Fine dell’emergenza: prevale l’ottimismo nella business community. È stato chiesto, agli imprenditori quanto vedono vicina o lontana la soluzione o la fine della crisi del Covid-19. Più di 8 intervistati su 10 (85,9%) risultano essere “ottimisti”, di questi la maggior parte, il 63,1%, è convinta che la fine della crisi del Covid19 sia “abbastanza vicina” e possa realizzarsi entro uno o due anni, mentre per il 22,8% addirittura entro la fine del 2021. Sono pochi invece i “pessimisti”, in totale il 12,1%, di questi il 9,7% pensa che la fine della crisi sia abbastanza lontana, mentre per il 2,5% è molto lontana e ci vorranno almeno 5-10 anni. Clima di fiducia: prevale ottimismo, indice generale risale ai livelli del 2019. Come di consueto l’indagine congiunturale ha l’obiettivo di comprendere l’evoluzione della fiducia degli imprenditori locali e di interpretarla sulla base dei diversi elementi che la influenzano, in primis, i fattori di scenario. Passando all’analisi complessiva dei fattori che definiscono l’indice di fiducia generale, quest’anno sono chiaramente evidenti i segnali di un miglioramento del clima di fiducia e delle aspettative di una ripresa dell’economia dopo il periodo di grave crisi, non ancora concluso, innescato dalla pandemia del Covid-19 che ne aveva determinato una forte flessione.
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