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      Picco in Italia si avvicina, forse il 29 marzo. Probabili 500mila casi in totale

       

       

      Picco in Italia si avvicina, forse il 29 marzo. Probabili 500mila casi in totale

      24 mar 20 Nuove stime epidemiologiche indicano che il picco in Italia si sta avvicinando e potrebbe arrivare entro il 29 marzo per quanto riguarda i decessi. Il picco relativo ai casi potrebbe forse essere più vicino, ma i dati subiscono ancora troppe oscillazioni per dare indicazioni certe. E' quanto prevede il modello pubblicato sulla pagina Facebook 'Gruppo analisi numerica e statistica dati Covid-19, elaborato dall'astrofisico Fabrizio Nicastro, dell'Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf). Al momento tutti i dati regionali sembrano confermare questa tendenza, compresi quelli del Centro-Sud, ha proseguito Nicastro. La curva epidemica continua lentamente a inclinarsi sia a livello nazionale sia nelle regioni e il ritmo dei decessi ha rallentato la crescita, riducendo il tasso di incremento dal 30% registrato fra l'8 e il 15 marzo al 17-18% della settimana successiva. "Si tratta - ha aggiunto - di stime basate sul totale dei casi a oggi e che dovranno essere confermate da ulteriori dati".

      Probabili 500mila casi in Italia

      I casi confermati di contagio da nuovo coronavirus in Italia "sono oltre 50mila ma è probabile che le persone realmente contagiate ma che presentano sintomi molto lievi o asintomatiche siano almeno 10 volte in più, ovvero 500mila". Lo afferma all'ANSA Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all'Università di Siena e responsabile epidemiologia nella task force coronavirus della Regione Puglia. "È probabile dunque che ci siano circa 500mila casi positivi - spiega - ma passati inosservati perché, appunto, con sintomi lievi o totalmente asintomatici. Tale percentuale è sovrapponibile anche negli altri Paesi ma va detto che in qualunque sistema di sorveglianza è riportata solo la punta dell'iceberg e ciò accade in relazione a tutte le situazioni epidemiche. È la normale dinamica dei sistemi di sorveglianza per tutte le malattie". Tali numeri, precisa l'esperto, "non vogliono però dire che l'epidemia è fuori controllo: infatti, laddove si identificano i casi sintomatici e si effettua la ricerca di tutti i contatti procedendo dunque al loro isolamento anche se asintomatici, si determina una efficace interruzione della catena del contagio". Questo, sottolinea, "è il modello 'Sud-Corea' di cui si parla tanto, solo che nel Paese asiatico si usano le app per tracciare mentre da noi c'è una efficace azione da parte dei dipartimenti di prevenzione che seguono e gestiscono le persone in isolamento". Quanto ai soggetti positivi asintomatici che non vengono individuati perché non correlati ad un soggetto sintomatico preciso, "anche se nella popolazione è probabile che vi sia un numero 'x' di tali soggetti, essi rappresentano comunque un rischio residuale a patto che noi interrompiamo le catene di contagio note". Al momento, afferma Lopolaco, "le misure più efficaci per gestire il problema degli asintomatici restano la loro individuazione ed il loro isolamento. Non esistono altre strategie più efficaci di quelle messe in pratica". In riferimento poi all'estensione dei test con tampone, Lopalco rileva come l'Italia sia già il secondo Paese, dopo la Sud-Corea, ad averne fatto il maggior numero: "Estendiamoli finché è possibile - afferma - ma in ogni caso sarebbe impensabile, oltre che inutile, effettuarli a tappeto a tuta la popolazione". Ad oggi, conclude, "possiamo dire che tutte le misure messe in atto, a partire dall'isolamento sociale, sono quelle più efficaci e che permettono di tenere sotto controllo l'epidemia".

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