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      Uccisi per lite di confine, arrestati vicini di casa

       

       

      Uccisi per lite di confine, arrestati vicini di casa

      20 mar 20 Quando si incrociavano in paese si lanciavano occhiate d'odio, bastava una parola per innescare la lite. I problemi di vicinato legati al pascolo del gregge, le accuse reciproche per un cane ucciso, l'incendio di una Ape Piaggio e di un capanno attrezzi e, infine, un brutale pestaggio, si erano trasformati in affronti non più superabili. Ci sarebbero queste ragioni, secondo la ricostruzione degli investigatori dell'Arma, dietro il duplice omicidio di Massimiliano e Davide Mirabello, rispettivamente 35 e 40 anni, i due fratelli di origini calabresi scomparsi dalla loro abitazione a Dolianova, nel sud Sardegna, il pomeriggio del 9 febbraio scorso: i corpi non sono mai stati ritrovati. All'alba di oggi i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cagliari hanno fermato per il duplice omicidio Joselito Marras, 57 anni, e il figlio Michael, di 27, vicini di casa e di terreno delle vittime. I loro nomi erano finiti subito nel registro degli indagati, ma si erano professati innocenti. I risultati dell'attività investigativa, coordinata dal pm Gaetano Porcu, hanno invece scritto un'altra verità. Ad inchiodare i duen c'è una traccia di sangue riscontrata dai carabinieri sulla portiera lato guidatore della Fiat Panda sequestrata alla famiglia Marras pochi giorni dopo la scomparsa dei due fratelli. Il sangue è stato analizzato dagli specialisti del Ris. L'esito non ha lasciato dubbi: è di Davide Mirabello. Accanto a questo elemento ci sono gli altri indizi recuperati dai militari dell'Arma: un paio di guanti sporchi di sangue, alcuni indumenti, le tracce di liquido ematico sull'asfalto, le riprese delle telecamere di Dolianova e le decine di testimonianze raccolte. Nei racconti di chi conosceva i fratelli Mirabello e i Marras non si parla d'altro che degli attriti, degli sguardi d'odio e delle discussioni. "Joselito Marras era temuto a Dolianova per la sua indole violenta e prevaricatrice - spiegano i carabinieri - Solo due giorni prima dell'assassinio dei due fratelli aveva minacciato di morte un proprio familiare puntandogli contro un coltello soltanto perché amico dei Mirabello". Il duplice omicidio avviene proprio dopo una discussione. Il 9 febbraio Davide e Massimiliano, con moglie e figli, pranzano con alcuni amici nella casa di campagna. Finito di mangiare Davide esce per accompagnare il nipote da amici e rientra poi a casa. Nell'ultimo tratto di strada incontra i due vicini, Joselito Marras e il figlio Michael, al rientro dal pascolo del gregge. Davide ha una brutta discussione con padre e figlio, rientra a casa, chiama il fratello e insieme ripartono subito a bordo della loro Polo: probabilmente volevano regolare i conti con i Marras, ma vengono uccisi. Circa un'ora dopo, la moglie di Joselito va in un distributore e acquista una tanica di benzina che servirà per incendiare l'auto dei Mirabello. Difficile capire al momento come siano stati uccisi i due fratelli e dove sono stati nascosti i corpi. Di sicuro sono stati spostati a bordo dell'auto delle vittime, poi stata incendiata per cancellare ogni prova. Le ricerche dei cadaveri non si sono ancora fermate, come non sono ancora al capolinea le indagini dei carabinieri per identificare chi ha favorito e aiutato padre e figlio ad occultare i cadaveri.

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