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      Coronavirus: funziona un farmaco per l'artrosi sperimentato a Napoli

       

       

      Coronavirus: funziona un farmaco per l'artrosi sperimentato a Napoli

      11 mar 20 E' migliorato uno dei due pazienti contagiati dal nuovo coronavirus e, per la prima volta in Italia, trattati con il farmaco anti-artrite tocilizumab che si è dimostrato efficace contro la polmonite da Covid-19: ricoverato all'Istituto Pascale di Napoli, domani sarà estubato. "Nel capoluogo campano sono stati trattati i primi due pazienti in Italia, in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e domani estuberemo uno dei due malati, perché le sue condizioni sono migliorate - afferma Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e Direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale -. Ieri abbiamo iniziato il trattamento ad altre due persone colpite da Covid-19, ed oggi ci apprestiamo a trattarne altre due". Il farmaco, spiega, "può essere impiegato nella polmonite da Covid-19 solo 'off label', cioè al di fuori delle indicazioni per cui è registrato. Altri malati hanno già ricevuto la terapia anche nei centri di Bergamo, Fano e Milano. Ma è molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite". Per questo, sottolinea, "serve subito un protocollo nazionale per estendere l'impiego di tocilizumab nei pazienti contagiati da coronavirus e che si trovano in condizioni molto critiche. Il farmaco ha dimostrato di essere efficace". Parte dunque da Napoli il ponte della ricerca fra Italia e Cina: "Abbiamo stabilito un vero ponte della ricerca con i colleghi cinesi, che avevano già osservato un miglioramento nei malati trattati in questo modo - spiega Gerardo Botti, direttore scientifico del Pascale -. Solo la collaborazione internazionale consentirà di mettere a punto armi efficaci contro il Covid-19. I risultati positivi di tocilizumab devono essere validati, per questo serve uno studio multicentrico a livello nazionale". Proprio "la nostra esperienza più che decennale nell'utilizzo dell'immunoterapia nei pazienti oncologici - chiarisce inoltre Ascierto - ci ha condotto allo scambio di informazioni e dati con i colleghi cinesi, in particolare con il dottor Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China. Abbiamo intuito il potenziale dei farmaci anti-interleuchina 6, classe di cui fa parte tocilizumab, nel trattamento delle complicanze del coronavirus. In particolare, conosciamo molto bene il meccanismo d'azione di tocilizumab, che rappresenta il trattamento di elezione nella sindrome da rilascio citochimica dopo la terapia con le cellule CAR-T in alcuni tipi di tumori. E i colleghi cinesi ci hanno confermato la sua efficacia, con un miglioramento delle condizioni di 20 pazienti con coronavirus su 21 trattati in circa 24-48 ore". Dopo il confronto con i ricercatori cinesi, è stata costituita una vera e propria task force a Napoli guidata, oltre che da Paolo Ascierto, da Franco Buonaguro (Direttore Biologia Molecolare e Oncogenesi virale del Pascale) e da Vincenzo Montesarchio (direttore Oncologia dell'Azienda Ospedaliera dei Colli).

      I farmaci in test

      Centinaia di persone guarite dal nuovo coronavirus. Molte spontaneamente. Altre hanno anche ricevuto trattamenti farmacologici. Esistono quindi farmaci che riescano a contrastare la proliferazione del virus nei pazienti infetti? Oppure sono stati utilizzati solo farmaci attivi sui sintomi e la guarigione è stata spontanea come per gli altri? La Società Italiana di Farmacologia (Sif) interviene per fare chiarezza su quattro cose da sapere.

      1)CI SONO FARMACI ALL'ORIZZONTE? Oggi siamo di fronte al tentativo di utilizzare principi attivi già pronti. Ci sono però scienziati per i quali sarebbe opportuno evitare farmaci che si sono dimostrati attivi su altri virus, ma il cui bersaglio ha una rilevanza bassa nel Covid-19, e ci sono studi clinici con questi farmaci (Baloxavir Marboxil, Oseltamivir e Umifenovir) che presumibilmente daranno il loro responso per il mese di maggio. Più promettenti sembrano essere i risultati attesi dal farmaco Remdesivir per il quale ci sono rapporti soddisfacenti del suo impiego per Ebola, i cui risultati si attendono per fine aprile. Testati anche farmaci quali il Favipiravir, normalmente usati per l'influenza di tipo A e B e, con anche altre motivazioni, farmaci molto vecchi quali l'antimalarico clorochina, o farmaci anti-HIV e, ancora, gli antivirali Saquinavir, Indinavir, Lopinavir e Ritonavir. Da menzionare anche il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale normalmente usato per il trattamento di alcune forme di artrite. La Sif sottolinea infine che "la fase è ancora quella di studio" ma che c'è "una coalizione scientifica mondiale per trovare rapidamente soluzioni adeguate".

      2) CI SONO FARMACI UTILI A CONTRASTARE L'INFEZIONE DA COVID-19 NEI PAZIENTI? Covid-19 è nuovo e, per identificare un farmaco capace di agire contro di esso, è necessario identificare la o le strutture del virus che si prestano a essere il bersaglio per essere attaccate con successo. Come fu per l'Aids.

      3) COSA SAPPIAMO DEL SARS-COV-2? Sappiamo che il suo codice genetico è a RNA (come quello dei virus dell'influenza, dell' HIV, della SARS, di Ebola), sappiamo che ha un elevato grado di infezione (passa molto facilmente da un individuo malato a uno sano) ma abbiamo ancora bisogno di conoscere come evolve l' infezione, perché è così diversa tra individuo e individuo, perché alcuni individui non manifestano la malattia mentre altri vanno incontro a polmoniti gravissime, spesso letali. Dobbiamo dare in fretta risposta a queste domande, per trovare qualcosa che ci permetta di arginare il virus.

      4) I VACCINI SERVONO PER TRATTARE I PAZIENTI AFFETTI DA COVID-19? Per il trattamento delle epidemie virali, i vaccini sono certamente la soluzione migliore perché abbattono la diffusione dell'infezione e riducono il numero delle persone contagiate. Ma per Covid-19 non ne disponiamo ancora. Anche i vaccini richiedono tempo per essere messi a punto. Molti di essi sono in fase di sviluppo e per alcuni sono già state richieste le dovute autorizzazione per provarli sull'uomo. In ogni caso i vaccini non sono l'arma corretta per i pazienti che hanno la malattia in corso, per la quale invece sarebbero utili veri e propri farmaci.

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