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      Mascherine sold out, è scontro tra Arcuri e farmacisti

       

       

      Mascherine sold out, è scontro tra Arcuri e farmacisti

      11 mag 20 "Chi oggi afferma di non avere mascherine e di aver bisogno delle forniture del Commissario, fino a qualche settimana fa le aveva e le faceva pagare ben di più ai cittadini". Il Commissario per l'Emergenza rispedisce al mittente le accuse sulla carenza delle 'mascherine di Stato', quelle a 50 centesimi. E stavolta per i destinatari la missiva è al veleno: "La colpa non è mia, ma di distributori e farmacisti". Critiche precise da Arcuri, che non ci sta ad addossarsi le responsabilità di uno stallo che dura da giorni, con farmacie ancora a secco di mascherine e approvvigionamenti a singhiozzo, distributori quasi fermi e importatori a corto di venditori dall'estero "per il prezzo - dicono - troppo basso delle 'calmierate' in Italia". La risposta di Arcuri è innanzitutto ai farmacisti, dopo l'ennesima denuncia di Federfarma: "le ingenti quantità promesse purtroppo non sono ancora arrivate. Su questo siamo punto e a capo", aveva tuonato il presidente Marco Cossolo. Dopo qualche ora la replica del Commissario: "Le farmacie non hanno le mascherine perché due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere". E Federfarma controreplica: "Allora ci dica dove trovarle". Dal canto loro i distributori invocano lo 'sblocco' di milioni di mascherine sequestrate durante i controlli delle forze dell'ordine: "La maggior parte di queste sono nei depositi giudiziari - dicono - solo per cavilli tecnici, ma sarebbero utilizzabili come 'chirurgiche' da vendere a 50 centesimi più iva". Ma anche qui Arcuri fa intendere che non ci sarà alcuna apertura: "Vengo accusato di non voler 'sanare' mascherine prive di autorizzazioni che gli attori della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio con la copertura della struttura commissariale". La partita al tavolo dell'Emergenza si gioca ancora una volta sui prezzi. Da una parte i distributori, che secondo l'ultimo accordo dovrebbero vendere i dispositivi a 40 centesimi ai farmacisti, parlano di "mancanza di appetibilità" del mercato italiano sulle importazioni a causa della 'vendita popolare' a 50 centesimi. Dall'altra il Commissario sottolinea che "sempre più negozi della grande distribuzione vendono le mascherine a 0,50 centesimi, più Iva" e, riferendosi soprattutto ai farmacisti, aggiunge: "non sono io a dover rifornire i farmacisti. Il commissario rifornisce regioni, sanità, servizi pubblici essenziali e, dal 4 maggio, anche i trasporti pubblici locali e le Rsa, pubbliche e private. Tutto a titolo gratuito". Nel frattempo la domanda dei dispositivi si moltiplica. E finora l'ultimo stock di 'mascherine di Stato' è arrivato a Roma e in qualche altra città, ma nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate risultano già finite. Mancano ancora in altre grandi città come Milano e Torino, dove sono attese in queste ore. Da sabato scorso sono in distribuzione tre milioni di dispositivi, un lotto della Protezione Civile, a fronte di un fabbisogno stimato in Italia di 10 milioni al giorno. Se i farmacisti gridano al sold out sulle mascherine, i distributori a loro volta denunciano "la mancanza di un fornitore" che riesca ad importare grossi numeri, nonostante i patti. "La società italiana di Perugia importatrice di mascherine dalla Cina, che ci aveva garantito a regime la fornitura di 10 milioni di dispositivi a settimana, pare non sia più in grado di farlo", spiega Antonello Mirone, presidente di 'Federfarma Servizi', l'Associazione Nazionale dei Distributori di farmaci e dpi. E, in attesa che a giugno le aziende italiane riconvertite vadano a regime, il governo punta a facilitare le regole per gli altri tipi di mascherine, sulla carta meno protettive. L'ultima ipotesi del governo in questo senso è di semplificare le normative, magari con interventi che possano essere inseriti nel Dl rilancio. Le modifiche avrebbero l'obiettivo di semplificare e velocizzare l'iter per la certificazione anche delle mascherine non chirurgiche - ma che rispondano ad alcuni requisiti tecnici - e consentirne l'utilizzo in alcuni ambiti lavorativi.

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