NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

      Operazione contro cosca Labate a Reggio, sequestrati beni per 1 mln di euro

       

       

      Operazione contro cosca Labate a Reggio, sequestrati beni per 1 mln di euro

      29 gen 20 Un'operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è stata portata a termine per l'esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare - 12 in carcere e 2 agli arresti domiciliari - emesse nei confronti di capi, luogotenenti ed affiliati alla pericolosa cosca Labate, intesa "Ti Mangiu", di Reggio, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e di diverse estorsioni aggravate dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la 'ndrangheta. Gli investigatori della Squadra mobile reggina, con il coordinamento del Servizio centrale operativo, e coadiuvati da personale del Reparto prevenzione crimine, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese e società. Nell'operazione sono impiegati un centinaio di agenti. Le indagini da cui scaturisce l'operazione Helianthus, iniziate nel 2012, portarono, a distanza di oltre un anno, il 12 luglio 2013, alla cattura del latitante Pietro Labate, leader carismatico e capo storico della cosca che porta il suo nome. L'uomo, nell'aprile 2011, era sfuggito all'esecuzione del fermo emesso dalla Dda ed eseguito dalla Squadra mobile nei confronti di capi e gregari delle cosche Tegano e Labate nell'ambito dell'operazione "Archi". Al culmine di un'intensa e attività investigativa supportata da intercettazioni telefoniche e ambientali e da sistemi di video sorveglianza, nell'estate del 2013 gli investigatori della Squadra mobile localizzarono e catturarono il boss latitante mentre si muoveva a bordo di uno scooter vicino al torrente S. Agata. Nel covo in cui aveva trovato rifugio, non distante dal luogo in cui era stato localizzato, vennero scoperte alcune agende sulle quali il boss aveva annotato nomi di persone, importi e denominazioni di ditte rivelatesi determinanti ai fini dell'accertamento della penetrazione dei Labate nel tessuto di alcune attività economiche e commerciali locali.

      Interessi su gioco on line e slot

      L'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ha fatto luce sugli affari economici della cosca Labate, svelando un certo dinamismo in alcuni settori illeciti come quello delle scommesse on line, delle slot machine e dello sfruttamento delle corse clandestine di cavalli. La cosca, secondo le indagini, manteneva tuttavia un elevato interesse per quello che rappresenta il core business delle attività criminali dei "Ti Mangiu", il sistematico ricorso ad attività estorsive nei confronti di operatori economici, commercianti e titolari di piccole, medie e grandi imprese, specialmente di quelli impegnati nell'esecuzione di appalti nel settore dell'edilizia privata nell'area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa. Estorsioni per alcune centinaia di migliaia di euro sono state imposte, con pesanti minacce, agli imprenditori durante i lavori di esecuzione di complessi immobiliari nel quartiere Gebbione controllato capillarmente dai Labate. Ad alcuni imprenditori veniva anche imposto con la forza dell'intimidazione l'acquisto di prodotti da aziende nella disponibilità del clan. Ad un commerciante è stato impedito di aprire una pescheria nel quartiere perché dava fastidio al titolare di un analogo esercizio commerciale, affiliato alla cosca.

      Vittime hanno denunciato

      Alcuni affermati imprenditori reggini del settore edile e immobiliare, dopo un'iniziale ritrosia per il timore di subire rappresaglie, hanno collaborato, per la prima volta, con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. E' quanto emerge dall'operazione "Helianthus" condotta dalla polizia contro la cosca Labate di Reggio Calabria. Gli imprenditori hanno denunciato di essere vittime di ripetute estorsioni consistenti nel pagamento di somme di denaro, anche nell'ordine di 200 mila euro, ad esponenti di rilievo e luogotenenti del clan Labate o nell'imposizione dell'acquisto di prodotti dell'edilizia in attività commerciali nella disponibilità del clan. Tra gli elementi di vertice e luogotenenti della cosca figurano il boss Pietro Labate a cui il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere essendo detenuto per altra causa, al fratello Antonino reggente della cosca durante il periodo di latitanza di Pietro, al cognato (di entrambi) Rocco Cassone e ad altre nuove leve della consorteria. Le indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, sono state condotte sulla base di intercettazioni e dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie alle quali è stato possibile focalizzare le vicende criminali che hanno portato al potenziamento della cosca. Oggi, secondo gli investigatori, il clan è una articolazione che trova forza nei legami di sangue che uniscono i componenti di vertice ad altre potenti cosche e nei solidi rapporti di alleanza con famiglie 'ndranghetistiche dei tre mandamenti.

      Riconoscimento estortore da video Davi

      Uno degli imprenditori che con le sue dichiarazioni ha dato un contributo all'operazione condotta contro la cosca Labate di Reggio Calabria, ha riconosciuto uno dei suoi estorsori in una videointervista realizzata da Klaus Davi. Lo ha affermato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa. L'imprenditore, nel corso della sua deposizione davanti al pm che ha coordinato le indagini, ha fatto riferimento al video dicendo che aveva saputo proprio così il nome di colui che gli aveva chiesto il denaro.

      Chiesto aumento tutela per i testimoni

      "L'operazione, condotta in maniera davvero puntuale dalla Squadra mobile, è riuscita a far emergere un quadro davvero allarmante sul come la 'ndrangheta imponga le sue ragioni. Il contributo dei collaboratori di giustizia (Enrico De Rosa, Mariolino Gennaro, il 're del videopoker' e Giuseppe Liuzzo), anche in questo caso, ha trovato pieni riscontri, ma è necessario anche evidenziare il coraggio di alcuni giovani imprenditori edili che, stanchi di pagare e subire minacce, si sono rivolti alle forze dello Stato per chiedere aiuto e sostegno". A dirlo il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri commentando l'operazione che ha portato all'arresto di 14 persone accusate di far parte della cosca Labate. "Un comportamento esemplare - ha aggiunto - a cui lo Stato deve corrispondere pari impegno. In tal senso, ho posto all'attenzione al capo della Polizia e ai rappresentanti delle istituzioni nazionali il doveroso potenziamento dei servizi di sicurezza, attivi e passivi, per tutelare le persone che decidono di collaborare".

      Gebbione la San Marino di Reggio

      "La San Marino di Reggio Calabria". Così gli affiliati alla cosca Labate di Reggio Calabria definivano, in dialoghi che sono stati intercettati, il quartiere Gebbione, un ampio territorio nella zona sud della città. E' uno degli elementi emersi dall'inchiesta "Helianthus" condotta dalla Squadra mobile reggina diretta da Francesco Rattà con il coordinamento della Dda che ha portato all'arresto di 14 persone tra capi e gregari della 'ndrina. "Non c'era attività commerciale - ha detto il procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri incontrando i giornalisti - al dettaglio o all'ingrosso, che non fosse taglieggiata sistematicamente dagli arrestati, tutti appartenenti alla cosca capeggiata dal boss Pietro Labate, dai suoi fratelli e dai loro accoscati. L'indagine ha preso avvio quattro anni orsono dopo la cattura di Pietro Labate, che nel quartiere godeva di protezione e complicità. Una cosca, quella dei Labate, detti 'i ti mangiu', che era riuscita a crearsi uno spazio autonomo, equidistante, nella guerra di 'ndrangheta degli anni '80 tra il raggruppamento capeggiato dai De Stefano e gli scissioni capeggiati dal capo bastone Pasquale Condello 'il supremo'. Da qui i Labate hanno costruito un'immensa fortuna, soffocando letteralmente ogni attività imprenditoriale nel territorio sud cittadino, tra le Sbarre Centrali e il mare. Un territorio vasto, economicamente vivace per la presenza di centinaia di piccole e grandi attività, di iniziative nel settore edile, dove l'imposizione della tangente era una prassi a cui molti si piegavano per paura di gravi ritorsioni". Il questore Maurizio Vallone ha sottolineato da parte sua "il valore degli imprenditori di collaborare in questa indagine, che hanno avuto la forza di denunciare, ma possiamo affermare che oggi a Reggio e in Calabria sono di gran lunga migliorate le condizioni di fare impresa liberamente, perché noi, lo Stato, ci siamo". Il dirigente della squadra mobile Francesco Rattà, tracciando i profili degli arrestati, ha evidenziato "la storica appartenenza alla cosca Labate di Domenico Foti 'vecchia romagna', di 59 anni, imprenditore all'ingrosso di prodotti di carta e plastica, e Orazio Assumma, 60 anni, che imponeva a tutti gli imprenditori edili che costruivano nel 'Gebbione' di rifornirsi nel negozio di materiali del figlio, di fatto nella sua disponibilità". Rattà ha anche reso noti i contenuti di alcune conversazioni tra gli elementi della cosca e i taglieggiati: "Qui si paga, non c'è niente per nessuno. O è carne o è brodo, tutti devono darci conto e pagare".

      Sequestrati beni per un mln di euro

      Beni per un valore di circa un milione di euro sono stati sequestrati nel corso dell'operazione, denominata "Helianthus", condotta dalla polizia contro la cosca Labate di Reggio Calabria tra Reggio, Roma, e Cosenza. L'inchiesta della Dda, sviluppata con un'articolata indagine condotta dalla Squadra mobile reggina, secondo gli investigatori, ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del clan Labate, una delle più temibili e potenti articolazioni della 'ndrangheta unitaria, che controlla il popoloso quartiere Gebbione. Il sequestro ha riguardato alcune aziende nella disponibilità degli appartenenti alla cosca, operanti nel settore alimentare e della distribuzione di carburanti.

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca"

     

     
Pubblicità


news Oggi in Italia e nel mondo

news Oggi in Calabria

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito