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    Proteste degli studenti all'Unical contro DDL Gelmini Occupata Aula Magna

     

     

    Proteste degli studenti all'Unical contro DDL Gelmini. Docenti pronti a dimettersi. Occupata Aula Magna

    25 nov 10 Si leva anche ad Arcavacata il grido di protesta degli stuidenti dell’Università della Calabria contro l’approvazione del DDL Gelmini e contro i tagli della legge 133/08. Il volantinaggio rumoroso, iniziato dalla Facoltà di Ingegneria intorno alle 11, si è rapidamente trasformato in un corteo spontaneo che ha attraversato il ponte Pietro Bucci del Campus di Arcavacata. Tra gli slogan le rivendicazioni degli studenti: Contro un’università d’elìte, a difesa di un’Università Pubblica, Libera, Democratica e di massa; Contro la mercificazione dei saperi e della cultura, a difesa della formazione e della conoscenza intesi come BENI COMUNI; contro la subordinazione della ricerca alle logiche del profitto, per una vera ricerca rivolta al reale miglioramento della società; Contro i baroni ma in difesa della libertà di insegnamento. La mattinata si è conclusa presso le pensiline degli autobus, dello stesso Campus, con un presidio di protesta che ha temporaneamente bloccato il traffico per circa 30 minuti. Gli studenti hanno poi raggiunto l’Aula Magna dove era in corso un’Assemblea generale auto-convocata – su input della Facoltà di Sc.Politiche - che è culminata con l'occupazione dell'Aula Magna stessa. "E' solo l'inizio di un percorso di assemblee, discussioni e iniziative -scrivono gli studenti dell'Unical in una nota- atte a contrastare il DDL Gelmini che sarà in discussione alla camera martedì prossimo. A distanza di due anni siamo ancora più consapevoli della necessità dell’impegno di tutti gli studenti, che possono e devono incidere sui processi di trasformazione del nostro Paese. L'occupazione dell'Aula Magna a Cosenza è solo un tassello che si unisce alla protesta nazionale e alle occupazioni di facoltà e monumenti storici che sta attraversando l'Italia. Anche l'Unical è chiamata a fare la sua parte per costruire un percorso di iniziative che contrasti questo DDL e che culmini con la proclamazione dello sciopero generale e generalizzato che mandi il governo a casa!"

    Docenti Scienze Politiche pronti a dimettersi. I docenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria si sono riuniti oggi in Assemblea per discutere sulla cosiddetta riforma Gemini – che sta per essere approvata dalla Camera dei Deputati – e per decidere adeguate forme di protesta, in sintonia con quanto sta avvenendo in quasi tutte le Università italiane. Più volte i docenti della Facoltà hanno messo in evidenza come, negli ultimi anni, l’Università pubblica in Italia sia stata oggetto di attacchi gravi, sistematici e concertati. Tale attacchi stanno arrivando alla conclusione con l’approvazione definitiva del testo di legge che probabilmente avverrà al Senato prima della discussione sulle mozioni di sfiducia al Governo. Il sistema universitario italiano necessita di una riforma, ma l’attuale testo di riforma, sostenuto dall’attuale maggioranza, non risolve nessuno dei problemi dell’Università, anzi li aggrava. L’accelerazione dei tempi per l’approvazione del progetto di riforma ha determinato anche la cancellazione dei miglioramenti già approvati dalla stessa maggioranza in Commissione Cultura della Camera e svela le vere intenzioni del Ministro e della sua parte politica di voler strumentalizzare la riforma universitaria, utilizzandola come spot propagandistico a proprio vantaggio nella probabile campagna elettorale della prossima primavera. Tutto questo senza tener conto dell’importanza dell’Università e dell’istruzione in generale per il futuro delle giovani generazioni. Al comportamento responsabile di quanti operano nell’Università, docenti e personale amministrativo che hanno assicurato il regolare svolgimento delle lezioni anche in presenza di drastici tagli finanziari, corrisponde un atteggiamento irresponsabile dell’attuale maggioranza di governo, che rischia di far finire nel caos l’intero sistema universitario. Infatti, il testo di legge da approvare avrebbe la conseguenza di azzerare l’attuale sistema senza sostituirlo con un nuovo impianto che, per essere attuato, avrebbe bisogno di ulteriori leggi e regolamenti. È facile prevedere che l’instabilità del Governo in questo periodo non determinerà l’approvazione delle norme di attuazione, creando dei vuoti normativi che avrebbero l’effetto immediato di bloccare completamente l’attività universitaria. L’assemblea di Facoltà ha ritenuto necessario e urgente in questo periodo la promozione di iniziative di discussione all’interno dell’Università della Calabria e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla centralità dell’Università nel Paese e, soprattutto, in Calabria, senza escludere iniziative di lotta se si dovessero rendere necessarie. La scomparsa dell’Università pubblica, alla quale la Costituzione assicura autonomia e libertà di ricerca e insegnamento, porterebbe il nostro Paese a diventare vassallo di altri Stati che, nonostante la crisi economica, continuano ad investire in formazione e ricerca. Il prevedibile tracollo delle Università calabresi con i tagli attuali determinerebbe un incremento della fuga dei giovani e la fine di ogni prospettiva di sviluppo per la nostra regione. Conseguentemente, nell’ipotesi in cui la riforma dovesse essere approvata nel testo attuale, tutti coloro che ricoprono cariche istituzionali all’interno della Facoltà di Scienze Politiche (Preside, Preside vicario, Presidenti dei Consigli di Corso di Laurea e Direttore della Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche) hanno dichiarato la loro disponibilità a rassegnare le dimissioni dai propri incarichi.

    Piperno "Su riforma minuetto della politica". La riforma Gelmini sull'Universita' ''e' largamente condivisa dalle altre forze politiche. In realta' fanno un minuetto, compreso Bersani che sale sul tetto. Al di la' di come andra' a finire, anche con un altro ministro, gli aspetti fondamentali della Gelmini rimarranno e quindi penso che il movimento degli studenti e' destinato a radicalizzarsi''. Cosi' Franco Piperno, leader del movimento del '68 e di Autonomia operaia, adesso docente all'Universita' della Calabria, commenta le proteste degli studenti contro il Ddl Gelmini. ''Se si va a vedere la storia degli ultimi dieci anni - ha aggiunto - le cose che la Gelmini ha portato sino in fondo erano partite da Zecchino, del centrosinistra, e poi da Berlinguer e, ovviamente, dalla Moratti. Non e' la sola Gelmini a volere la riforma sui principi fondamentali, ma la gran parte del mondo politico, salvo i minuetti per necessita' elettorali o di consenso''. Piperno ha poi definito paradossale l'accusa rivolta dal ministro agli studenti di voler lasciare l'Universita' in mano ai ''baroni''. ''La riforma - ha spiegato - riporta l'universita' nella situazione degli anni '60, quando a decidere erano solo gli ordinari. La Gelmini consegna l'universita' ai rettori ed ai 'baroni' che in questi anni l'hanno affossata''. Normale, quindi, secondo Piperno, il parallelismo con le proteste del '68. ''I movimenti sociali - spiega - hanno un carattere ciclico. E' successo anche con la Pantera e con l'Onda Il riferimento, inevitabilmente, e' al '68 perche' ha scavato veramente nel profondo. E' stato un tempo, oltre che beninteso di errori, di discussioni elisabettiane. Si affrontava il problema della funzione dell'universita' e del suo rapporto con gli operai. Era per restituire al sapere il suo significato di liberazione sociale, di liberazione dall'ignoranza e quindi di acquisizione di consapevolezza''.

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