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    Tagli mettono a rischio corsi: Ingegneria Unical verso sospensione didattica e test

     

     

    Tagli mettono a rischio corsi: Ingegneria Unical verso sospensione didattica e test

    23 lug 10 La Facolta' di Ingegneria dell' Universita' della Calabria ha approvato una mozione nella quale si mettono in evidenza i rischi legati alle conseguenze delle manovre finanziarie 2008 e 2010 e del ddl Gelmini. ''La Facolta', nel riaffermare il principio di autonomia quale elemento fondante della Riforma universitaria e il valore irrinunciabile dei meccanismi di valutazione della qualita' della didattica e della ricerca - e' scritto nel testo - ritiene che alle Universita' possano essere richiesti sacrifici anche severi, purche' giusti e motivati. La Facolta' ritiene che i gia' deliberati tagli al Fondo finanziamento ordinario (Ffo) delle Universita', il sostanziale blocco delle procedure concorsuali e la riduzione degli organici conseguente ai prossimi annunciati pensionamenti contrastano e rendono inattuabili gli obiettivi che la Riforma universitaria dichiara di volere perseguire''. ''Mentre da un lato il ddl Gelmini non da' speranze ne' di avanzamento di ruolo ai ricercatori e ai docenti, ne' di accessi alla carriera ai numerosi giovani precari - prosegue il testo - dall'altro la manovra finanziaria riduce ulteriormente le risorse destinate all'Universita'. La Facolta' condivide l'analisi, il dissenso e il disappunto espressi nel documento dei Ricercatori di Ingegneria del 21 luglio, che fa suo, con le motivazioni che non sia possibile alcuna riforma in assenza di adeguate risorse economiche, di garanzie su un programma di rinnovamento della classe docente e, per contro, in presenza di tagli stipendiali massicci''. Nel documento di Ingegneria si chiede, tra l'altro, l'eliminazione del taglio di 1,3 miliardi di euro al Ffo; la definizione dello stato giuridico ed economico dei ricercatori a tempo indeterminato con il riconoscimento della funzione docente; la riattivazione delle procedure di reclutamento per garantire il ricambio del corpo docente e l'utilizzo sistematico della valutazione nazionale dei meriti scientifici e didattici come metodo prevalente della distribuzione delle risorse. Il Consiglio di facolta' decide, inoltre, di sospendere l'iter della programmazione delle attivita' didattiche per l'anno accademico 2010/2011 con il rinvio della delibera di copertura dei corsi, anche per affidamento e per contratto, a data da destinarsi; di dare mandato al Preside di valutare la possibilita' del rinvio dei test di ammissione in concerto con gli altri membri del consorzio Cisia e diffondere tempestivamente, attraverso le forme ritenute piu' opportune ed efficaci,le ragioni della protesta dei professori e ricercatori. E ancora: di dare mandato al Preside di coordinare le azioni di protesta della Facolta'. Nel loro documento, i ricercatori affermano di ''accogliere con favore la presenza nell'ordine del giorno del Consiglio di Facolta' di un punto relativo al Ddl 1905 ed ai provvedimenti finanziari connessi con il riassetto dei conti pubblici che interessano fortemente l'Universita'. Con franchezza, pero', rimarcano il ritardo con il quale la Facolta' e' stata chiamata a confrontarsi su questi temi. Mentre nel resto d'Italia, con modi e forme diverse, la protesta e' montata gia' da tempo. Questa Facolta', solo oggi, a tre mesi di distanza, dedica uno spazio congruo alla discussione di questi temi centrali per il futuro del Sistema Universitario Pubblico in Italia. I ricercatori vogliono chiarire una volta per tutte che non sono interessati a portare avanti una protesta di stampo corporativo, rivendicando, al piu',un simbolico primato di ''primogenitura'', che ha avuto come obiettivo solo quello di prendere l'iniziativa e smuovere un sistema poco avvezzo a iniziative decise di mobilitazione. I ricercatori hanno a cuore una sola cosa, il sistema universitario pubblico del nostro paese''. ''Invitiamo il consiglio di Facolta' - conclude la mozione dei ricercatori - a riflettere profondamente e decidere se sia meglio correre il rischio di ritardare o bloccare un anno accademico o, piuttosto, assistere da spettatori silenti alla destrutturazione del sistema universitario pubblico ed alla deriva nichilistica i cui primi segni appaiono ormai evidenti''.

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