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    Gli studenti replicano al Rettore Latorre “Una protesta pacifica”

     

     

    Gli studenti replicano al Rettore Latorre “Una protesta pacifica”

    29 giu 10 “Ancora una volta rimaniamo basiti di fronte all'ennesimo tentativo da parte del Rettore di demonizzare una protesta che, per quanto se ne dica, si è svolta in maniera estremamente pacifica ed espressa con gesti puramente simbolici”. Lo afferma una nota del Movimento Studentesco Unical. “Il Sit-In del 25 giugno, -spiegano- si sarebbe potuto tenere nelle medesime modalità che hanno caratterizzato manifestazioni precedenti, in cui gli studenti solitamente hanno portato le proprie rivendicazioni nel palazzo del potere, senza arrecare particolari disagi (se non al magnifico ego del Rettore). E' opportuno sottolineare, quindi, che gli umori si sono scaldati di fronte al diniego, da parte del “Magnifico”, di far salire tutti gli studenti in sala Guarasci. Il mite Giovanni, da grande stratega, ha ritenuto più opportuno esacerbare inutilmente gli animi, blindando completamente ben due stabili dell'Università dove risiedono gli uffici dell'Amministrazione (tra cui quelli deputati all'accoglimento di richieste per tirocini ed Erasmus). Si è così impedito l'accesso fisico a qualunque soggetto, anche esterno alla protesta,. A partire dagli studenti che dovevano presentare documentazioni relative alla loro carriera, fino ad arrivare al “garzone” del bar che doveva consegnare una lauta colazione ad un affamato CdA, nessuno è riuscito ad entrare. Cosa dovevano decidere di così misterioso, da essere disposti a sacrificare prelibati cornetti e refrigeranti succhi di frutta ? Forse un aumento “dalla forte caratterizzazione solidale” della tassa per il diritto allo studio? Quale migliore occasione, allora, per accogliere e festeggiare assieme ai ribelli un così nobile provvedimento che avrebbe certamente placato gli animi? Evidentemente, viste le misure intraprese per impedire il “tanto caro” dialogo con gli studenti a cui il Rettore attribuisce una così grande importanza, nelle delibere che stava per assumere il CdA c'era davvero poco di nobile e solidale. Ci piace infatti ricordare le tante occasioni di confronto che il Rettore ha sempre fuggito, come le ultime Assemblee di Ateneo e di Facoltà, o quelle in cui ha espresso il suo concetto di dialogo facendo intervenire le forze dell'ordine, all'interno dell'Ateneo, in diverse occasioni. In alcuni casi assumendo connotazioni a dir poco grottesche, quando per esempio ha “confuso” un pubblico seminario per un tentativo di occupazione di un'aula (motivo sufficiente per chiedere l'intervento di ben quattro pattuglie dei carabinieri, che sono piombate solertemente sul ponte). E poi accusa noi di essere disinformati e demagoghi. Quando, a mezzo stampa, prendeva le distanze dagli studenti “cattivi” che erano stati colpiti da 5 avvisi di garanzia per i fatti occorsi il 15 gennaio 2009 (inaugurazione dell'anno accademico, alla presenza del Presidente Napolitano), non spese neanche una parola a favore degli stessi, non si mostrò neanche particolarmente garantista. A metà giugno 2010 il Tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza di piena assoluzione per tutti gli imputati, poiché il fatto non sussisteva. Non una parola di scuse, da parte del Rettore, nei confronti di quegli studenti che aveva definito “cattivi”. Appare chiaro, a questo punto, come la demagogia non appartenga alle pratiche politiche di noi studenti, intenti ad esprimere il nostro dissenso attraverso limpidi e orizzontali meccanismi di confronto. E' al contrario presente nella reazione arrogante del “Magnifico” che, dall'alto del suo potere istituzionale, getta prima benzina sul fuoco per poi cercare, con parole cariche di populismo, di imporre i propri contenuti all'opinione pubblica. Proprio perché siamo studenti informati abbiamo più volte cercato di sottoporre , al personale dirigente, tutti i nostri interrogativi e le nostre perplessità sulle manovre politiche ed economiche in atto, ricevendo sempre in risposta giustificazioni irrisorie, accuse di radicalismo e mala fede. Non ci stancheremo mai di ribadire come i paragoni che il nostro rettore si ostina a sciorinare su tutti i mezzi di comunicazione siano formalmente e sostanzialmente falsati. Certo è vero che il nostro ateneo consta di uno dei più bassi livelli di tassazione e di uno dei più alti numeri di esenzioni tasse-servizi, ma non bisogna dimenticare che la nostra regione è, secondo le statistiche ufficiali, la più povera d'Italia con un reddito pro capite per abitante che si stima intorno agli 11.091 euro contro i 24.628 euro che si riscontrano invece in regioni come la Lombardia. Non bisogna dimenticare inoltre le motivazioni che sono state poste alla base dello sviluppo del nostro ateneo, che nasce proprio per venire in contro alle necessità dei calabresi, appartenenti a fasce di reddito più basse, di poter accedere comunque a un livello di istruzione superiore. Il carattere pubblico dell'istituzione universitaria, l'alto numero di borse di studio e alloggi gratuiti erogati, il mantenimento di una tassazione bassa, sono quindi finalizzati al potenziale sviluppo della nostra regione. Non è lo sviluppo economico che ci sta a cuore, bensì la criticità delle coscienze che l'università è chiamata a creare e rafforzare. Una coscienza critica che permetta ai calabresi di perseguire quel riscatto sociale per cui l'Unical è nata e li renda capaci di gestire e amministrare il proprio territorio secondo un modello equo e solidale, lontano da clientelismi e logiche di malaffare, nonché dalle migrazioni forzate che i giovani laureati sono costretti ad affrontare sempre di più e sempre con minori possibilità d'inserimento in un mondo ormai precario su tutti i fronti. A questo punto si palesano ulteriormente le vere sembianze di quelle attenzioni che il rettore millanta di avere verso i suoi studenti, escludendoli di fatto da ogni decisione presa sulle loro teste, aumentando le tasse in nome di sacrifici “solidali” e diminuendo drasticamente i servizi (non è ancora noto, ad esempio, il destino del servizio navetta, in scadenza a novembre) . O ancora, trasformando e gestendo il nostro ateneo secondo logiche aziendalistiche e funzionali a un sistema economico-sociale che penalizza le categorie più deboli della società a vantaggio di lobby industriali e finanziarie. A tutto questo noi ci rifiutiamo di sottostare, di portare rispetto. Non c'è niente da rispettare in una classe dirigente che vede il mantenimento dello status quo come obbiettivo primario, che non ha interesse alcuno per l'accrescimento culturale degli studenti e che è incapace di rispondere in maniera chiara rispetto al proprio operato. Rigettiamo in toto l'accusa di essere una minoranza autoreferenziale. L'unica minoranza autoreferenziale che vediamo è quella che “in poche decine di persone” si autonomina, si proroga i mandati, insegue lobby economiche e gruppi di pressione (complici della distruzione del sistema universitario pubblico) , decidendo del precario futuro degli studenti. Siamo consci naturalmente che rispetto alla situazione in cui si trova l'istruzione pubblica la responsabilità è da ricercare anche nelle decisioni governative e nelle manovre finanziarie del ;Ministro Tremonti, ma non siamo disposti a tollerare ulteriormente l'atteggiamento vittimistico del nostro Rettore quando proprio lui negli anni passati ha evitato di schierarsi con forza contro la legge 133 e le relative riforme economiche, preferendo tentativi d'inserimento in gruppi elitari rivelatisi poi fallimentari. Riteniamo inoltre che coloro i quali rivestano ruoli istituzionali dovrebbero avere la maturità politica per leggere ed interpretare le situazioni, dimostrando di saper reggere responsabilmente le pressioni. Se vengono a mancare questi presupposti basilari, si dimostra di non essere degni del ruolo che si ricopre, e conseguentemente invitiamo il Rettore e tutto il CdA a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni”.

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