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      Il Cosenza 'prigioniero' di un sogno

       

       

      Il Cosenza "prigioniero" di un sogno

      21 nov 22 Non v’è dubbio che tra il presidente del Cosenza calcio, Eugenio Guarascio, e una fetta della tifoseria non c’è unità d’intenti. Vuoi per una ragione o l’altra, si trova sempre un’occasione per non andare d’accordo. E’ vero anche che da cinque anni, tra imprevedibilità e una buona dose di fortuna, la squadra mantiene la categoria. Non ci sono punte di performance entusiasmanti, si viaggia sempre sul filo della possibile “disperazione” ma, nonostante questo, il Cosenza è lì a solcare il mare grosso della serie B, campionato che, col passare del tempo è diventato difficile, complicato e oneroso. La realtà è questa, ora la si può interpretare come “destino amaro” oppure il traguardo minimo da salvaguardare.

      C’è poco da fare, da qui non si esce a meno di miracoli economici che, osservando l’orizzonte, appaiono assai improbabili. Detto questo non si può continuare in eterno con posizioni forti, rigide ed intransigenti, forse, non conviene a nessuno o sarebbe meglio dire non è il massimo per la squadra della provincia, per i suoi tifosi e per tutto ciò che essa rappresenta. Insomma, parafrasando un vecchio adagio non si può buttare il bambino con l’acqua sporca. I comportamenti determinano conseguenze e quest’ultime, alla lunga, possono creare inevitabilmente un abisso tra l’una e l’altra parte.

      Se il Cosenza non ha dalla sua una storia gloriosa, se è vero come è vero che il massimo degli obiettivi raggiunti è nell’aver militato nel campionato di serie B, un problema ci sarà; vuoi perchènon ha mai incrociato ambizioni societarie alte e lungimiranti, ma vuoi anche perché noi, il nostro ambiente, il nostro essere parte della platea calcistica ha sempre anteposto atteggiamento diffidente verso qualsiasi progetto. Si può continuare, da una parte e dall’altra , con questo approccio all’infinito ? Beh, volendo si può, ma 'cui prodest'? Alla città, al territorio, al sistema calcistico nel suo complesso? No. Alimentando il “fuoco incrociato” l’unica cosa certa è che si vada verso l’annientamento, come buona pace di chi (noi tra questi) sogna palcoscenici mai frequentati. Il rischio è di allontanare sempre più l’amore delle nuove generazioni versi i colori e questa maglia.

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