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      Cosenza, non bastano le scuse, serve un programma serio per il futuro

       

       

      Cosenza, non bastano le scuse, serve un programma serio per il futuro

      11 mag 21 E’ difficile scrivere di una retrocessione annunciata e più volte menzionata in questo ultimo mese tribolato di calcio. Abbiamo provato, con le provocazioni, a destare un minimo di reazione nel gruppo. Niente. Non è bastato l’allarme lanciato il 28 agosto (il Cosenza parte in ritiro con 13 under) con appena 10 giocatori in organico, quello lanciato il 26 settembre prima della gara con l’Entella (Squadra in costruzione), il 27 settembre prima della gara di Coppa Tim (Organico incompleto), con i giocatori arrivati (giovani e non di belle speranze) poco prima della 4a giornata il 17 ottobre. Il primo turno passato in Coppa Italia. Poi l’illusione di Frosinone con la prima vittoria fuori casa. Arriva la sconfitta in casa con la Salernitana, a fine novembre, quando le cronache raccontavano dello spezzone di gara giocata in dodici. Per arrivare alla sconfitta in casa contro la Reggiana il 12 dicembre (Cosenza a ritmo retrocessione). La reazione arriva ad Ascoli con un sonante tre a zero che illude tutti. Ma la media gol e soprattutto gli attaccanti latitano (Trovata la cura per il mal d’attacco? Ci chiedevamo). Poi il 4 gennaio la sconfitta i casa ad Empoli e la squadra a 2 punti dall’ultimo posto.

      Il crollo inizia a gennaio

      A questo punto scatta la campagna rafforzamento. L’errore più clamoroso che si potesse fare. Con un DS in scadenza si pesca nel mazzo un Tremolada che parte alla grande ma poi arrivano Trotta e Mbakogu su cui si sono accesi i fari ed i dubbi: lontani dalla preparazione e senza ritmo gara. Ma vanno via, Bruccini e Baez ed arrivano Gerbo, Crecco e Petrucci. Siao all’impresa, si fa per dire, sul fanalino di coda, l’Entella e il pari con la Spal. La prima vittoria in casa arriva il 27 febbraio alla 25a giornata. Da qui in poi è un calvario di pareggi e l’ultima vittoria con l’Ascoli prima della debacle finale. Tante promesse, giocatori scommessa, infortuni nei punti chiave e la testardaggine nell’affidarsi sempre allo stesso gioco. Ieri Occhiuzzi ha chiesto scusa a fine gara, oggi ha chiesto scusa ik presidente Guarascio. Ma non ci basta perchè le scuse servono a poco quando a tempo debito abbiamo scritto di una situazione disastrosa che non sarebbe stata miracolosa come la scorsa stagione. Quest’anno il covid ha ferito qualche squadra, che ha pagato a caro prezzo la pandemia, ma non ha fermato la stagione come accadde nella scorsa stagione quando la pandemia azzerò tutti i valori e il Cosenza ne trasse un gran beneficio grazie anche ad un organico adeguato alla categoria.

      Puffi, nani e ballerine: quasi un circo

      Quest’anno abbiamo visto improbabili giocatori prelevato dai mercati esteri e rispediti al mittente. Giovani che devono ancora farsi le ossa messi tutti insieme in una squadra a caccia, ancora, di identità. Un fallimento totale del Direttore sportivo e della proprietà che ha aspettato non solo troppo per dare una scossa all’ambiente ma anche tergiversato sulla direzione sportiva che ha mostrato i suoi limiti. A dirla tutta il Cosenza ha mostrato la sua fragilità in un campionato professionistico presentandosi dopo la fortunata promozione in B troppo presto in un campionato dove la qualità conta molto di più della scommessa. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: puntare sui giovani non lo si fa tutto d’un botto ma lo si fa programmando nel tempo. La promozione precoce in B ha sì bruciato le tappe ma ha mostrato quei limiti di gioventù che sono stati fatali. Per tre stagioni di fila il Cosenza è partito senza una rosa competitiva cercando di mettere a posto le cose a gennaio. E’ andata bene una volta, una seconda volta, ma poi paghi dazio. La programmazione si fa sulla carta con gente di esperienza. Con la chioccia che cresce il pulcino, consentiteci la metafora. Marulla si formò sotto le ali di un certo Tivelli. La storia insegna che per crescere campioni non solo non basta un DS che conosca il mercato ma serve qualcuno che ti dia una mano come scout, osservatori, collaboratori esperti di calcio che ti stiano vicino e ti indichino la strada.

      Investire per ritornare in B

      Il Calcio, e lo scriviamo con la lettera maiuscola, non si improvvisa. Non è solo una azienda che deve quadrare i conti, il calcio è un microcosmo fatto di persone competenti di cui avere fiducia e dare responsabilità. L’improvvisazione, che poteva andare bene in terza e quarta serie e a cui si è ovviato affidandosi ad allenatori navigati che fungevano anche da DG, non è parte del calcio che conta. I rapporti con tutte le componenti del microcosmo calcio, quali procuratori, ex calciatori, consulenti, vanno riconosciuti e non utilizzati e poi buttati via. Prima o poi te li ritrovi sulla tua strada e prima o poi, in un modo o nell’altro, te la fanno pagare. Contratti già firmati che spariscono, bidoni spacciati per campioni. Il mondo del calcio non è fatto di gentleman, purtroppo. Almeno non tutti. Così devi fare il conti con impiegati del pallone che non hanno a cuore né hanno voglia di proniinziare la parola sacrificio né la parola umiltà. Rimane l’ultimo jolly da giocare, adesso. Dimostrare a pubblico e città che i quasi tre milioni di euro tra paracadute, vendite e premio valorizzazione siano quello zoccolo duro da cui ripartire per rilanciare il calcio facendo le cose per bene. Non pezze a colori dell’ultimo momento. Sono solo queste le scuse che tifosi, città e sportivi si aspettano. Il resto sono solo fumo, parole al vento.

      Per dovere di cronaca pubblichiamo di seguito le scuse del presidente Guarascio

      Per la prima volta in dieci anni facciamo un passo indietro. Non era mai capitato di chiudere una stagione con un risultato negativo. Non ci siamo abituati e fa molto male. Fa male perché abbiamo deluso la città, la provincia, i nostri tifosi, gli stessi che insieme a noi hanno gioito in questi anni per i successi e le imprese compiute. E’ evidente che sono stati commessi degli errori e come succede nel calcio, quando si vince si vince tutti, quando si perde si perde insieme e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e chiedere scusa. Io per primo ovviamente. La forza di questa Società e delle squadre che l’hanno rappresentata è stata in questi anni la capacità di rialzarsi dopo le sconfitte, sin da quando, dopo aver vinto i play off di Serie D non ottenemmo il ripescaggio. Adesso è il momento di reagire, di immaginare e programmare il futuro, per far sì che nel minor tempo possibile tutti i tifosi rossoblù sparsi nel mondo tornino ad essere orgogliosi dei propri colori”.

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