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    Le Bandiere non muoiono mai

     

    Le Bandiere non muoiono mai

    19 lug 15 Avevo appena finito di confezionare la notizia del giorno,l’evacuazione e la brillante operazione dei Guastatori dell’Esercito, messe a posto le foto,ricorretto il pezzo. Ma il caldo, nonostante fossi a mare sullo Ionio si faceva sentire. Dopo aver mangiato tanta polvere in giro con i militari appresso alla bomba, un tuffo nel mare, pensavo, mi avrebbe rigenerato. Mare stupendo, acqua decisamente calda. Così è stato. Mia sorella mi aspettava per le 11. Mia moglie in casa, da stamattina alle 10. Lei era già pronta con la borsa del mare. Io invece con la telecamera spaziavo tra via Popilia e il Vallone di Rovito. Insomma alle 12 e 15, finita l’emergenza bomba, mi presento come se nulla fosse, avvisando prima è ovvio, “Allora andiamo a mare?”
    Mi guarda ma non favella. Mestiere difficile, questo, da sposare con il riposo.
    Capisco e schiaccio l’acceleratore.
    Provo a farmi perdonare.
    Capirai, a frittata è fatta.
    Strade libere. Arriviamo alle 13:40. L’acqua bolle e ci sono fusilli al pomodoro con melanzane. La sorellona ha sapientemente ereditato le tradizioni siciliane della mamma. Macchè, prima il mare. Un tuffo mezzora di nuotata e l’orologio corre.
    I fusilli li gusto con tanta voglia. Mamma è andata via appena un anno fa. Ritrovare la sua cucina è un tantra. Un ricordo che rivive. Un’emozione indescrivibile.
    Riesco a finire la prima parte di giornale e sto per rispettare la domenica.
    Inutile raccontare le battute di chi mi sta intorno. “Ma ti pare giusto ….”.
    Va bene. Mollo tutto. Sono da poco passate le 17
    “Andiamo a mare” la mia prima parola proferita dopo due ore e mezza di lavoro.
    Macchè, squilla il telefono.
    Perché non l’ho spento. Bastava poco.
    Così come hai messo via l’orologio, ripeto tra me e me, perché, non hai spento il cellulare?
    E’ mio cugino. Mi parla del figlio, del più e del meno e poi, quasi timidamente, viene al sodo.
    “Ma davvero è morto Marulla?”
    Mi metto a ridere. Non ci credo.
    “Ma dai, lascia perdere che su internet le sparano grosse”
    E lui di rimando “No dai su Facebook lo dicono tutti”
    Ed io “Lascia perdere, scherzano sempre”. Ciao, ciao.
    Ma pensa che stronzi, dico tra me e me .
    Neanche venti minuti e mi chiama Tonino rafforzando quanto ascoltato prima.
    E io insisto “No dai, Tonì, non è possibile”. Ma lui insiste ancora “Anche io non ci credo, ma se fosse vero fammi sapere”. Vabbè. La domenica se n’è andata.
    istintivamente faccio quello che fa si fa per verificare la notizia.
    Chiamo in ospedale.
    Ecco qua, istintivamente il lavoro prende il sopravvento.
    Arriva la prima conferma.
    Rimango gelato.
    La prima reazione è di incredulità, poi le emozioni prendono il sopravvento.
    In mente mi vengono gli scherzi con Gigi,le battute con Kevin, Pescara.
    Non riesco a trattenere l’emozione.
    Intanto scendo a mare.
    Un divorzio no. Ha ragione da vendere.
    Sono turbato e mi muovo meccanicamente per evitare di guastare anche quel po che rimane della domenica.
    Macchè.
    Mi chiama Pino.
    Confermo.
    Silenzio da tutte e due le parti.
    Poi è difficile nascondere il singhiozzo.
    …….
    Arrivano altre cinque telefonate.
    Tutte con lo stesso tono.
    Eppure in questo mestiere ne ho viste di brutte notizie.
    Niente.
    Gigi sta li nel cuore e non si muove.
    In fondo non è vero che i giornalisti sono cinici.
    Prendo il coraggio con due mani e chiamo l’ospedale di Cetraro.
    Dall’altra parte mi risponde il primario di rianimazione, Direttore dell’Ospedale Spoke di Cetraro
    “Professore mi scusi, sono Pippo Gatto volevo una conferma….”
    Mi ferma. Ci conosciamo. E’ il dottor Pasquale Gagliardi
    Silenzio …
    l’emozione ancora una volta …
    Singhiozzo
    “Proprio Gigi, non ci credo. proprio a me. Mezzora di rianimazione. Niente da fare.
    E’ andato in fibrillazione”.
    Si ferma per una pausa
    “Sai anche noi medici abbiamo sentimenti,e con tutto quello che ho visto per lavoro …”
    Pausa
    Prova a parlare ma le prime sillabe sono incomprensibili
    un groppo in gola
    pausa e poi
    “E lì sul tavolo, ancora con le ciabatte del mare ai piedi”
    No ce la faccio e questa volta sono io che mi emoziono
    Dicono che il pianto sia liberatorio.
    Non è vero.
    Parliamo un po’, quasi a farci coraggio entrambi. Torna la freddezza.
    Mia moglie “Dai vieni a farti un bagno”
    Non riesco a rispondere
    La notizia è vera e provo a tenerla solo per me.
    Comincio a scrivere qualcosa col telefonino. Non so cosa sia venuto fuori.
    Non sono in condizioni.
    Do la notizia. Forse questa è la cinicità.
    Risento le persone che mi avevano chiamato per la brutta conferma.
    Non resisto.
    “senti non sono in condizioni, torniamo a Cosenza”
    Mia moglie annuisce
    Apro il portatile, cerco una foto di Gigi, ne trovo una piccola sorridente.
    Metto ordine alle parole gettate alla rinfusa prima sulla spiaggia.
    Non sono per niente tranquillo.
    In macchina è ancora peggio.
    A casa provo a rimettere a posto i sentimenti, ma non ci riesco.
    Scrivo e riscrivo la cronaca, ma gli occhiali sono appannati.
    Gigi, perdonami, avrei voluti scriverti qualcosa di bello ma non ci riesco.
    So soltanto che per me sei sempre stato la bandiera del Cosenza e come ben sai:

    le bandiere non muoiono mai ….

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