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    DirtySocccer: eseguiti 17 arresti

     

    DirtySocccer: PS esegue 17 arresti emessi da DDA Catanzaro. Indagini allargate a Eccellenza

    11 giu 15 La Polizia ha eseguito 17 arresti, tra carcere e domiciliari, emessi dal Gip di Catanzaro nell'ambito dell'operazione Dirty Soccer sul calcioscommesse. I provvedimenti riguardano persone già sottoposte a fermo il 19 maggio scorso. Il Gip ha così confermato il quadro che aveva portato la Dda catanzarese ad emettere i provvedimenti. I fermi avevano riguardano i presunti componenti di due distinte organizzazioni attive nelle combine di partite e di cui, secondo l'accusa, facevano parte, a vario titolo, dirigenti, allenatori e calciatori di Serie D e Lega Pro. Nell'inchiesta ci sono nuovi indagati, fra dirigenti e calciatori, del campionato di Eccellenza Calabria.

    Cinque persone detenute in carcere, 10 ai domiciliari e due sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: sono i provvedimenti emessi dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda che aveva chiesto il rinnovo delle misure cautelare nei confronti di 31 persone, alcune delle quali già sottoposte a fermo il 19 maggio scorso.

    Gli arrestati: 5 in carcere, Pietro Iannazzo, considerato il presunto boss della cosca omonimadi Lamezia, che resta in carcere. Insieme a Iannazzo in carcere rimangono Mario Moxedano presidente del Neapolis calcio, l’ex dg del Monza e direttore “di fatto” della Pro Patria Mauro Ulizio, Raffaele Pietanza, considerato uno degli “investitori” pugliesi della combine tra Pro Patria e Pavia e uomo fiducia di Massimiliano Carluccio e Marcello Solazzo, altri due indagati; ristretto anche il presunto scommettitore albanese Edmond Nerjaku imprenditore e finanziatore.
    Ai domiciliari il ds del Neapolis Antonio Ciccarrone, il sovrintendente di Polizia, originario di Cosenza ma in servizio a Ravenna e uomo fiducia Di Lauro, Alberto Scarnà, sovrintendente polizia e uomo fiducia Di Lauro; Adolfo Gerolino, ex calciatore della Pro Patria; Vincenzo Melillo, ex calciatore della Pro Patria; Marco Tosi, ex allenatore della Pro Patria; Fabio Di Lauro, ex calciatore e imprenditore; Massimo Cenni; Felice Bellini, dirigente marketing Vigor Lamezia; Pasquale Izzo, calciatore della Puteolana, e Vincenzo Nucifora, ex ds del Torres
    Obbligo di firma, per Ala Timosenco, interprete, e Erikson Aruci, collaboratore di Di Lauro.
    Rigettate le posizioni di Pietro Iannazzo, Riccardo Petrucci, Salvatore Maurizio Calidonna, Antonio Mazzei, Francesco Sergio Piemontese, Alessio Galantucci, Francesco Molino, Antonio Palermo, Antonio Flora, Giorgio Flora, Vito Morisco, Fabrizio Maglia, Marco Guidone, Giacomo Ridolfi e Sebastiano La Ferla.
    Cancellate le misure cautelari per Francesco Molino, il dirigente del Montalto Antonio Palermo, Antonio Flora, Giorgio Flora, Vito Morisco, Fabrizio Maglia, Marco Guidone e Giacomo Ridolfi.

    Ruperti "Nauseati dal marciume trovato". "Siamo rimasti nauseati dal marciume che abbiamo trovato intorno al calcio". A dirlo è stato il capo della squadra mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti incontrando i giornalisti, insieme al procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, per illustrare l'operazione che stamani ha portato all'arresto di 17 delle persone già sottoposte a fermo il 19 maggio scorso nell'ambito dell'inchiesta Dirty soccer sul calcioscommesse. "Al di là delle intercettazioni che hanno avuto rilievo penale - ha aggiunto Ruperti - in ogni telefonata che abbiamo ascoltato non si parlava d'altro che di gare truccate, tant'è che parte del nostro lavoro è stato assorbito per fare una scremature delle millanterie". Il capo della squadra mobile catanzarese ha poi affermato che le indagini proseguono per la redazione di informative da inviare alla Dda su quelle gare che non sono confluite nel provvedimento di fermo. "il nostro intento è fare bene e presto - ha spiegato - perché, come ha detto anche il Capo dello Stato, serve rapidità e severità. Anche perché le federazioni devono provvedere a stilare i calendari per la prossima stagione. Un aspetto che non ci riguarda ma che potrà essere influenzato dalle nostre indagini".

    Indagini allargate a Campionato d'Eccellenza. Nel corso della conferenza stampa è stato evidenziato che nell'inchiesta ci sono nuovi indagati in relazione alle partite del campionato di Eccellenza Calabria, Scalea-Castrovillari e Palmese-Paolana, entrambe del 29 marzo scorso, combinate, secondo l'accusa, per favorire la permanenza nello stesso campionato del Sambiase, formazione lametina.
    Gli indagati: Ci sono anche due incontri del campionato di Eccellenza Calabria, Paolana-Palmese e Castrovillari-Scalea, entrambe del 29 marzo scorso, nelle indagini sul calcioscommesse coordinate dalla Dda di Catanzaro. Per queste due gare sono indagati Pietro Iannazzo, ritenuto esponente di spicco dell'omonima cosca operante a Lamezia Terme e consulente di mercato del Neapolis, Riccardo Petrucci, allenatore del Sambiase, formazione lametina che milita nello stesso campionato, Salvatore Maurizio Calidonna, direttore sportivo della stessa società, Antonio Mazzei, team manager della Paolana, Francesco Piemontese, giocatore della Palmese e Alessio Galatucci, calciatore del Castrovillari. Secondo l'accusa, le gare dovevano essere truccate poer consentire al Sambiase di evitare la retrocessione e rimanere nel campionato di Eccellenza. L'incontro Paolana-Palmese, secondo gli investigatori, doveva terminare con un pareggio, ma alla fine la Palmese ha vinto 4-3 per la decisione del presidente e dell'allenatore della squadra di non rispettare i patti. Il secondo incontro, invece, doveva essere vinto dallo Scalea che effettivamente si è imposto 3-0.

    Gip esclude aggravante mafiosa. Il gip del Tribunale di Catanzaro ha escluso l'aggravante dall'avere agevolato una cosca di 'ndrangheta dalle imputazioni contestate alle persone arrestate stamani nell'ambito dell'inchiesta Dirty soccer. "Va subito evidenziato - scrive il gip - che la mera presenza di Pietro Iannazzo (che si trova attualmente ristretto in carcere per il reato di cui all'art. 416 bis) non basta a qualificare di 'mafiosità', ai sensi dell'art. 7 della Legge n. 203/1991, l'attività e i metodi del sodalizio in esame o a ritenere che lo stesso abbia agito al fine di agevolare l'attività di un'associazione per delinquere di tipo 'ndranghetistico. Ciò in quanto, anzitutto, non si rinvengono elementi indicativi del metodo mafioso o del perseguimento della finalità di agevolazione della cosca 'Iannazzo': così, ad esempio, non risulta che l'indagato sia mai stato affiancato da altri componenti della cosca di appartenenza o che abbia mantenuto contatti con gli originari sodali in merito alle attività del sodalizio in argomento". "In secondo luogo - aggiunge il giudice - per la semplice considerazione che Iannazzo non agisce, nella fattispecie, da soggetto esterno alle dinamiche sportive, bensì quale consulente di mercato e preposto alla gestione tecnica della società calcistica Neapolis e, dunque, ricoprendo un preciso ruolo nel mondo calcistico". Il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, incontrando i giornalisti, ha sottolineato come il gip distrettuale Domenico Commodaro abbia "messo un punto fermo sulle indagini fatte, confermando la gravità indiziaria sull'esistenza dei due sodalizi criminali che abbiamo individuato. Ha semplicemente ristretto il numero degli associati a quelli che appaiono coinvolti nella combine di più partite".

    Legale Teramo si difende: non c'è frode. "Dai primi atti che ho avuto modo di vedere c'e' un profilo di totale estraneità del presidente Luciano Campitelli e della società del Teramo dalle accuse che gli vengono mosse". Così il legale del numero Uno del Teramo, l'avvocato Renato Borzone, comincia a preparare la strategia difensiva e sottolinea come, a suo avviso, nelle carte relative alla seconda tranche dell'inchiesta sul calcioscommesse della Dda di Catanzaro 'non vi siano presupposti tali da far ritenere il suo assistito coinvolto in una frode sportiva'. Le accuse contestate a Campitelli e al direttore sportivo del Teramo, Marcello Di Giuseppe, sono quelle di violazione dell'articolo 1 della legge 401 del 1989: gli viene contestato, in concorso con altre tre persone, di aver alterato il risultato della partita Savona-Teramo, quella che ha regalato a quest'ultima la promozione in serie B. Accusa che l'avvocato di Campitelli si prepara a contestare in tutte le sedi. "È stato fissato l'interrogatorio - conclude il legale - vedremo se il 17 o in altra data. Intanto valuteremo tutta la situazione"

    Legale DS Teramo valuta competenza territoriale. Valuterà se sollevare la questione della competenza territoriale l'avvocato Libera D'Amelio, legale del direttore sportivo del Teramo, Marcello Di Giuseppe, indagato per la gara Savona-Teramo nella seconda tranche dell'inchiesta sul calcioscommesse della Dda di Catanzaro. "Il fatto sarebbe stato commesso a Savona, quindi valuteremo anche la competenza territoriale" poi ha aggiunto di essere in ogni caso convinta che i suoi assistiti chiariranno tutto. L'avvocato D'Amelio, infatti, è legale anche dell'ex capo dell'area tecnica dell'Aquila calcio, Ercole Di Nicola (tra i 50 arrestati nella prima parte dell'inchiesta sul calcioscommesse della Dda di Catanzaro e già ai domiciliari nella sua casa, nel Teramano) e al quale, secondo le accuse mosse nella seconda tranche dell'inchiesta, la dirigenza del Teramo avrebbe dato mandato di combinare la partita del 2 maggio scorso tra il Savona e il Teramo, promosso in Serie B. "Ieri ho conferito con il signor Di Giuseppe - ha detto - che nega ogni accusa e che mi ha assicurato di non aver mai fatto alcuna telefonata e di non sapere dei 30mila euro pagati, secondo l'accusa, per alterare la partita". Per l'avvocato Di Giuseppe avrebbe intenzione di chiarire la vicenda il prima possibile. "Credo sia importante - ha concluso - che non sia contestata l'associazione e il fatto che non vi sarebbero coinvolti calciatori del Teramo. Oltre al fatto che non sarebbero stati individuati i giocatori che avrebbero combinato il tutto".

    Ascoli "Rimaniamo in attesa ma ci tocca la B". "Siamo alla finestra, pronti a tutelarci in tutte le sedi e con grande determinazione per far valere i nostri diritti qualora fatti relativi a presunti illeciti sportivi di cui attualmente veniamo a conoscenza solo attraverso notizie di stampa venissero eventualmente confermati in sede di giustizia sportiva". Così il direttore generale dell'Ascoli Picchio Gianno Lovato commenta l'inchiesta della Procura di Catanzaro che ha ipotizzato, una combine dietro la partita vinta dal Teramo 2-0 a Savona indagando per questo il presidente Campitelli e il direttore sportivo Di Giuseppe. Quella vittoria ha permesso agli abruzzesi di vincere il girone B della Lega Pro ancor prima dello scontro diretto dell'ultima giornata sul campo dei biancorossi, visto che la squadra allenata da Vivarini rimase a +4 in classifica sui bianconeri che hanno poi partecipato ai playoff, eliminati dalla Reggiana "il cui unico giocatore sottoposto ai controlli antidoping è per altro risultato positivo" sottolinea Lovato. L'Ascoli si è affidato all'avvocato Mattia Grassani ed in città già si sogna la promozione in serie B al posto del Teramo, nel caso la formazione abruzzese fosse ritenuta colpevole e retrocessa all'ultimo posto della classifica. "Aspettiamo di conoscere le carte dell'inchiesta e che la giustizia sportiva inizi a fare, credo entro breve, i suoi passi - aggiunge il dirigente dell'Ascoli Picchio -. In questa fase la nostra posizione è improntata alla massima cautela nel pieno rispetto di tutti. Di certo saremo vigili e presenti in tutte le sedi per tutelare la società".

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