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    Calcioscommesse: arrivano le sentenze. Chieste condanne per Bonucci e Pepe

     

     

    Calcioscommesse: arrivano le sentenze. Chieste condanne per Bonucci e Pepe

    21 ago 12 "Siamo chiamati a un lavoro oneroso, ma cercheremo di mantenere l'impegno di far uscire il dispositivo entro domani". Al termine della 'due giorni' nel Foro Italico, a Roma, è lo stesso presidente della Corte di giustizia federale, Gerardo Mastrandrea, a dettare i tempi della pubblicazione dei verdetti sul processo d'appello per il Calcioscommesse. I vari Conte, Bonucci, Pepe, Portanova e Di Vaio, conosceranno tra poche ore il proprio destino. La Corte, infatti, si è chiusa subito in camera di consiglio per decidere sui ricorsi relativi al procedimento del filone d'inchiesta barese, di cui si è trattato oggi, ma anche di quello cremonese affrontato in aula ieri: tra pochi giorni partiranno i campionati, ma Grosseto e Lecce - che sono stati estromessi dalla Serie B dalla sentenza di I Grado - devono sapere se parteciperanno al campionato cadetto o a quello di Legapro. "Che interesse avrebbe avuto la famiglia Semeraro, fra le più in vista a Lecce, ad alterare una partita il cui risultato era abbastanza prevedibile per le posizioni di classifica?", ha domandato l'avvocato del Lecce, Mattia Grassani, nel corso della propria arringa difensiva. Di parere diverso il procuratore federale, Stefano Palazzi: "C'é un riscontro scientifico e documentale, sia dalle dichiarazioni di Andrea Masiello, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, ma anche sui riscontri bancari e dei tabulati telefonici". "Chiedo il rigetto delle impugnazioni del Lecce e del suo presidente - ha aggiunto - e chiedo venga affermata la squalifica del tesserato Giuseppe Vives con tre anni e sei mesi; in virtù della responsabilità oggettiva chiedo venga aggravata la sanzione del club con altri cinque punti o un'ammenda decisa dalla Corte". Dopo il tecnico della Juve, Antonio Conte, che potrebbe ottenere un sconto di due mesi alla squalifica di 10 inflitta dalla Disciplinare, è stata la volta di Bonucci e Pepe. Palazzi ha impugnato i loro proscioglimenti, facendo mettere agli atti alcuni articoli che attestano la "validità delle dichiarazioni di Masiello, intrinseca ed estrinseca", "nell'impossibilità di poter produrre i verbali di Lanzafame e Masiello nella loro integrità, per non intralciare il lavoro della Procura di Bari". Una credibilità che la Disciplinare non ha ritenuto dimostrata nella presunta combine di Udinese-Bari del maggio 2010. Palazzi ha chiesto la condanna di tutti i tesserati coinvolti: gli ex baresi Bonucci (in subordine agli originari tre anni e sei mesi, la richiesta è di un anno per omessa denuncia), Salvatore Masiello e Nicola Belmonte, l'ex Udinese Pepe che trascinerebbe per responsabilità oggettiva anche il club friulano (rischia ammenda 50 mila euro). "Andrea Masiello si contraddice e non dice la verità - ha ripetuto Gian Pietro Bianchi, legale del difensore juventino -. Bonucci è una persona credibile, come ha detto la Procura di Bari, che non lo ha mai indagato, ma lo ha ascoltato soltanto come persona informata sui fatti". "Non c'é la prova della telefonata fatta da Salvatore Masiello - ha sottolineato Luigi Chiappero, avvocato di Pepe -. La ricostruzione non quadra". Grazie al tabulato di una telefonata tra il difensore del Bologna, Daniele Portanova, e l'ex capitano dei felsinei, Marco Di Vaio, Palazzi dovrebbe ribaltare la sentenza di I Grado, puntando alla condanna di entrambi (tre anni per Portanova, uno per Di Vaio), ottenendo la penalizzazione di due punti e un'ammenda di 50 mila euro per il club emiliano.

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