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    Il Foggia chiede il blocco dei palyoff e richiama la squadra in vacanza

     

     

    Il Foggia chiede il blocco dei palyoff e richiama la squadra in vacanza

    02 giu 11 L'inchiesta sul calcioscommesse tiene più che mai banco e il Foggia valuta di convocare l'intera rosa dei giocatori e lo staff tecnico per farsi trovare pronto a giocare i playoff contro formazioni, che come i pugliesi, "si giocano le gare sul campo e non a tavolino". La società dauna lo ha reso noto in un comunicato apparso sul sito del sodalizio. La squadra del 'patron' Pasquale Casillo e del tecnico boemo Zdenek Zeman (che ha lasciato al termine del campionato ma forse ci ripenserà) ha mancato i playoff, classificandosi al sesto posto nel girone B di Prima Divisione, ma ora chiede di 'congelare' questa appendice del torneo che dovrà stabilire la seconda squadra promossa in B. Il Foggia si dice certo che l'inchiesta della giustizia sportiva "libera da condizionamenti ambientali di tifoserie interessate", porterà alla sospensione dei playoff e al congelamento delle promozioni dirette, e ribadisce che "le sanzioni inerenti eventuali irregolarità dell'attuale campionato non possono essere scontate in futuro, ma vanno applicate al torneo in corso". Nel frattempo la società pensa a richiamare tutti per essere pronti a scendere nuovamente in campo. Nel'inchiesta della Procura di Cremona sono peraltro sotto osservazione anche due partite di un'altra squadra pugliese di Prima Divisione, il Taranto. Si tratta di Taranto-Benevento del 13 marzo scorso (3-1 il risultato finale) e Taranto-Nocerina del 27 marzo scorso (2-1). Il Benevento è attualmente impegnato nei playoff, la Nocerina è stata promossa direttamente in serie B. A Foggia, però, oltre che all'inchiesta sul Calcioscommesse, guardano alla possibilità, ma soprattutto sperano, che Zeman torni sui suoi passi e si risieda sulla panchina dé 'satanelli'. Ieri sera c'é stato un lungo incontro tra il tecnico boemo e alcuni dirigenti della società. Zeman ha un pezzo di cuore a Foggia e alla fine ha lasciato uno spiraglio aperto per il suo eventuale ritorno. Tra qualche giorno comunicherà alla società la sua decisione.

    Reggio Calabria confida nel campo. Nessuno striscione sugli spalti e la sussurrata speranza che il nuovo scandalo del calcioscommesse alla fine possa tornare utile. Non sembra avere influito più di tanto sui tifosi di Reggina e Novara la vicenda scoppiata ieri per l'inchiesta avviata dalla Procura di Cremona. Anzi, a conferma della passione dei reggini per il calcio, al di là di tutto, in 20 mila si sono assiepati sugli spalti dello stadio Granillo per seguire la semifinale di andata contro i piemontesi. Tutta la loro attenzione è stata concentrata sulla gara, anche in considerazione di eventuali vantaggi successivi. Il commento dei tifosi amaranto prima dell'inizio della gara, infatti, è unanime: "Prima dobbiamo pensare ad arrivare in finale e poi vediamo cosa succede. Potrebbero esserci novità positive". Chiara la speranza che lo scandalo possa coinvolgere Siena e Atalanta, le due promosse direttamente, aprendo scenari al momento non preventivabili.

    Atzori; Penso solo al campo. "Voglio pensare solo alla partita e non parlare di altro. Potremo parlare solo dopo questo doppio confronto". Così il tecnico della Reggina Gianluca Atzori in merito al nuovo scandalo del Calcioscommesse scoppiato ieri proprio alla vigilia delle semifinali di andate dei playoff che gli amaranto giocano oggi con il Novara. "Quello che dobbiamo ottenere - ha aggiunto - dobbiamo ottenerlo sul campo".

    Presidente Siena "Gioco vale la candela?". C'é grande sconforto, e qualche dubbio sul futuro ("ma il gioco vale davvero la candela?"), nelle parole del presidente del Siena Massimo Mezzaroma a proposito dell'inchiesta sul Calcioscommesse della procura di Cremona: "Sono certo che verrà confermata la nostra totale estraneità ai fatti e ribadisco la totale fiducia nell'azione della magistratura", afferma. Una dichiarazione affidata al sito internet della società bianconera chiamata in causa a proposito della partita casalinga con il Sassuolo dello scorso 27 marzo, vinta 4-0. Già ieri il Siena aveva respinto ogni addebito e ribadito che nessun suo tesserato è stato coinvolto né indagato: "Osservo però quanto sta accadendo con grande amarezza - prosegue la nota - anche perché provengo da altri sport e sono nel calcio da poco: vedere il nome del Siena associato a vicende come queste, nella consapevolezza dell'estraneità della società e dei suoi tesserati è deprimente, tanto da chiedersi se il gioco valga davvero la candela".

    In intercettazioni coinvolte decine di squadre. Ci sono le big, Inter e Juve, squadre di fascia media come la Fiorentina e formazioni che hanno lottato per la salvezza o sono retrocesse, dal Chievo al Bologna, dal Bari al Brescia, dalla Sampdoria al Lecce: nelle carte dell'inchiesta sul calcioscommesse non ci sono prove sul coinvolgimento della serie A, ma le ombre sul torneo più importante emergono dalle decine di telefonate intercettate tra i 16 arrestati, responsabili secondo la procura di Cremona di aver combinato "senza ombra di dubbio" diverse partite dei campionati di B e Lega Pro. Sono decine, infatti, i riferimenti, le mezze parole e i contatti che riconducono alla A: alcuni soltanto accennati, altri più diretti. Come quelli relativi a Inter-Lecce e Brescia-Bologna, le due partite su cui si sono concentrate finora le attenzioni degli inquirenti. Quest'ultima è quella ritenuta più interessante, vista la precisione con cui il 25 marzo (la partita si giocò il 2 aprile), Diego Bassi (definito nell'ordinanza informatore amico del ds della Nocerina) indica all' ex giocatore Gianfranco Parlato il risultato esatto di 4 incontri, tra cui appunto Brescia-Bologna (3-1). La sfida di San Siro viene invece citata in diverse telefonate come quella del 19 marzo tra Marco Paoloni, il portiere della Cremonese e poi del Benevento, e Massimo Erodiani, considerato uno degli uomini più importanti della 'cricca' del pallone. Erodiani annuncia a Paoloni che "gli zingari" hanno "messo un vincolo" e cioé "vogliono vedere almeno due attori", dunque due giocatori del Lecce. Incontro che non si sa se va in porto. Così come non ci sono al momento prove del coinvolgimento dell'attaccante salentino, Daniele Corvia, chiamato in causa più volte. La prima è in una telefonata del 19 marzo, in cui Erodiani risponde a Francesco Giannone (uno degli arrestati). "Quanti ne abbiamo noi?" chiede Giannone; "c'abbiamo pure l'interlocutore...é Corvia", risponde Eroriani. Il giorno dopo, sempre Erodiani, dice a Antonio Bellavista (ex capitano del Bari, anche lui arrestato) che "lui mi ha presentato Corvia". E aggiunge: "m'ha chiamato Corvia capito?...ha detto...stai tranquillo, stai tranquillo". E poi: "con Corvia ieri c'ho parlato...quando abbiamo parlato io e te". Il Bari lo chiama invece in causa proprio l'ex capitano Bellavista, in due occasioni. La prima è una telefonata con Erodiani del 20 marzo: "Io faccio una cosa per esempio - dice -... con uno del Bari...eh io ci rimetto...cioé io poi sono io che devo recuperare i soldi con questo qua". Quello stesso giorno, inoltre, Bellavista parla con un suo amico scommettitore, Fabio Daledo. "Prima di chiudere la conversazione - scrive il Gip - Bellavista, ex calciatore del Bari, riferiva che era già stato chiamato da alcuni giocatori di quest'ultima squadra ma essendo il campionato fermo per un turno non poteva fare nulla". Gli arrestati vantano - o millantano - anche contatti con diverse squadre di A. Il 7 febbraio, ad esempio, Marco Pirani dice al solito Erodiani, che gli chiede la maglia di Pazzini, che "con l'Inter non c'ho problemi...te basta che mi dici...voglio venire quando vai su...". Pirani afferma anche di avere ottimi rapporti con la Fiorentina: "vado a vedere la partita a Firenze che m' hanno invitato...io...io conosco bene Della Valle hai capito? bene bene". A parlare della Juve sono invece i soliti Erodiani e Paoloni che mentre discutevano di possibili guadagni "si aggiornavano - scrive il Gip - su alcune scommesse che avevano riguardato l'anticipo della Juventus non andate a buon fine". E sono ancora Erodiani e Paoloni a citare il Chievo. Il primo in una conversazione con Giannone ( "l'hanno scorso ho fatto il Chievo a Milano"), il secondo in un messaggio proprio a Eridiani: "Massi, mi metti live 500 su 1 x di Chievo e Sampdoria". Antonio Bellavista e Gianfranco Parlato chiamano invece in causa il capitano gialloblù, Pellisier. Avviene l'11 marzo, quando il primo chiede al secondo di metterlo in contatto con il "Pelli" giocatore del "Chievo Verona" perche "gli zingari pagavano anche 400mila euro per questa partita". Se si tratti di millanterie o reali interventi per condizionare anche la A, saranno le indagini a dirlo. Certo è che il quadro non è proprio limpido, come annota il giudice Salvini riportando la telefonata tra Bellavista e il suo amico Daledo del 20 marzo 2011. "Bellavista chiedeva le quote ufficiali sulle vincite della partita Inter-Lecce - scrive - e, nella circostanza, gli comunicava che questi ultimi erano soliti vendere le partite, in quanto già con il Brescia avevano raggiunto l'accordo"

    Doni: Io non c'entro. Il giorno dopo la bufera che lo ha risucchiato al centro del nuovo scandalo Calcioscommesse, Cristiano Doni rompe il silenzio per gridare ai tifosi dell' Atalanta, ancora sotto choc, che lui con le partite truccate non c'entra nulla. Lo fa con le poche righe di uno scarno comunicato stampa, redatto insieme ai suoi avvocati, in cui il capitano nerazzurro parla in terza persona per garantire a tutti di aver sempre agito nel rispetto delle regole, e per esprimere fiducia negli organi di giustizia sportiva e ordinaria, certo che appureranno la sua estraneità a ogni fatto contestato: "Alla luce delle notizie di stampa relative ad un suo coinvolgimento nelle indagini di Cremona, Cristiano Doni, nella certezza di aver sempre agito nel rispetto delle regole, ripone la massima fiducia negli organi di giustizia ordinaria e sportiva che è certo appureranno la sua assoluta estraneità a ogni fatto in contestazione". Dietro queste frasi ben ponderate si nasconde un momento di profonda sofferenza. Quei titoloni 'Doni indagato, l'Atalanta rischià spuntati nelle locandine delle edicole di tutta Bergamo devono avergli fatto male. Di qui la decisione di mettere fuori la testa per professare la sua innocenza e per difendere la sua immagine infangata dalle intercettazioni di personaggi che lo tirano in ballo più di una volta. Lui, l'eroe nerazzurro, il simbolo indiscusso che a Bergamo ha scritto pagine indimenticabili della sua carriera, si è visto mettere di colpo alla berlina solo tre giorni dopo aver alzato la coppa riservata ai vincitori del campionato di serie B. Un trofeo che, se le accuse saranno provate e la giustizia sportiva adotterà sanzioni, l'Atalanta dovrà restituire. La gente stenta a credere che il capitano si sia prestato ai giochini dei furbetti del botteghino, però qualche malumore inizia a serpeggiare. Qualche tifoso si sente preso in giro: se la giustizia sportiva e ordinaria accerteranno le sue responsabilità, per Bergamo si tratterà di un tradimento imperdonabile, e non solo perché potrebbe comportare un altro anno in serie B. La tifoseria si identifica con il suo capitano: il legame con gli ultrà è fortissimo, tanto che alcuni mesi fa la procura di Bergamo lo aveva sentito come persona informata dei fatti nell'ambito di un'indagine sui capi della curva, accusati di associazione per delinquere. Doni ha 38 anni, e in questi giorni stava decidendo se continuare un altro anno in serie A. La società aveva immaginato per lui un ruolo part time: importante averlo in campo, ancora di più nello spogliatoio. Per lui si prospettava un'altra stagione da leader indiscusso, con la garanzia di un posto in società a fine carriera. Nel frattempo, era già stato scelto come testimonial del marketing nerazzurro. Inevitabile, visto che Doni e Atalanta sono ormai praticamente la stessa cosa. Ora tutto questo potrebbe crollare, il futuro è un rebus. Doni rischia infatti di concludere la sua luminosa carriera nel modo più buio. Il capitano adesso è in ferie, in questi giorni raggiungerà il 'buen retiro' di Cervia. Ma non sarà una vacanza serena. Ci sarà un processo sportivo da affrontare, con tutte le incognite del caso. La speranza è di continuare ad esultare a testa alta, ma la grande paura è di dover uscire di scena a capo chino.

    Viviano: mi sento pulito. "Io mi sento pulito". Lo dice il portiere del Bologna e della nazionale, Emiliano Viviano, commentando le intercettazioni dello scandalo scommesse nelle quali si parla del risultato di Brescia-Bologna. "Avete sottolineato tutti che per mesi non prendevamo lo stipendio, eravamo un esempio. E allora ci andavamo a sputtanare cosi?...". Il giovane portiere rossoblù ha poi esteso la difesa a tutta la squadra. "Brescia-Bologna fu semplicemente una partita in cui giocammo male - ha raccontato, uscendo dagli spogliatoi della nazionale a Modena - C'era stato un flusso di giocate anomale, e questo lo sapevamo anche prima. E' giusto che ci sia un'inchiesta, ma è stato tutto normale. Da parte mia mi sento pulito. Noi del Bologna ci sentiamo puliti". Le intercettazioni dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Beppe Signori e di altre 15 persone parlano di un 3-1 a favore del Brescia nella sfida al Bologna, risultato che poi si verificò sul campo, facendo arrabbiare Malesani. "Nelle intercettazioni non ci sono giocatori del Bologna, solo cose dette sul risultato. Come se voi al telefono faceste un pronostico. Aspettiamo a vedere chi sono i colpevoli. Certo che dà fastidio vedere il nome della nostra squadra in quegli atti, ma ripeto, non c'é nulla di strano, siamo puliti". Viviano ha poi ricordato che "per tanti mesi non abbiamo preso lo stipendio e questo è stato sottolineato da tutti come un esempio positivo: perché mai avremmo dovuto andarci a rovinare in quel modo, a sputtanarci così?...". "Certo che mi dispiace leggere queste cose - ha concluso Viviano - Ho visto Signori tantissime volte, è una bravissima persona, ma prima di commentare e attaccare le persone bisogna vedere bene come sono andate le cose".

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