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    Partite truccate: Pirani vuota il sacco, da 6 ore risponde al PM

     

     

    Partite truccate: Pirani vuota il sacco, da 6 ore risponde al PM. Club temono responsabilità oggettiva. Nuova incheista per Napoli-Parma

    07 giu 11 Il dentista Marco Pirani è ormai da circa 6 ore di fronte al procuratore capo della Repubblica Roberto Di Martino per rispondere alle domande che il magistrato gli pone riguardo il suo coinvolgimento nell'inchiesta sulle partite truccate che lo ha portato in carcere. Molti gli aspetti da chiarire tra i quali il presunto coinvolgimento di squadre di Serie A in combine che riguardano tre partite. Pirani era giunto negli uffici della Procura di Cremona intorno a mezzogiorno con il suo legale Alessandro Scaloni.

    Da Frattini a Petrucci, piaga va debellata. Lo scandalo non deve offuscare lo sport che è e resta "sano, pulito, nobile". Davanti all'ennesimo terremoto, che se non rischia di far saltare il giocattolo-pallone certo ne mina ancora una volta la credibilità, i vertici, anche quelli politici, fanno quadrato. "Siamo di fronte a episodi criminali che vanno perseguiti, ma lo sport italiano è nobile, alto e pulito - le parole del ministro degli Esteri Franco Frattini - Bisogna reagire dicendo che il calcio è pulito e che questi episodi vanno estirpati. Dico che girano troppi soldi e questo costituisce un elemento di potenziale avvelenamento del clima e dell'ambiente". Un tema, quello della sproporzionata ricchezza, già tirato fuori dal presidente del Coni, Gianni Petrucci che ora invoca l'unione delle forze per debellare la "piaga". "Il calcio é un fenomeno di grande rilevanza sociale e non merita di essere offeso in questo modo - ha sottolineato il capo dello sport -. Ci sono parti sane, dirigenti seri e qui in ballo c'é la criminalità. In un organismo possono esserci cellule nocive e per combatterle è necessaria una terapia di prevenzione e di contrasto, rafforzando gli anticorpi e colpendo le cellule malate". Intanto però c'é l'emergenza da affrontare e urge il coinvolgimenti delle istituzioni. Petrucci ha ribadito di aver mandato una lettera ai ministri Tremonti, Alfano e Maroni chiedendo un incontro per affrontare il problema e combattere il fenomeno. "Le sole iniziative delle autorità sportive - ha sottolineato - non possono bastare. E' in gioco la credibilità dello sport. Unendo le forze si può debellare questa piaga". Concorda anche il sottosegretario allo sport, Rocco Crimi che invoca il coinvolgimento nella task force anche di altri ministeri. "Vergogna e fango si sono riversati sullo sport: sono d'accordo con Petrucci, si parla solo di soldi e questo apre alla criminalità - ha detto Crimi - Serve un intervento forte in cui ognuno faccia la sua parte. C'é questo intento di creare un organismo che vigili su questi fenomeni, ma non potrà operare su questa inchiesta. E' giusto coinvolgere anche altri ministeri e capire con quali modalità dargli forza e capacità di intervenire". E parla di fenomeno "più drammatico rispetto al passato" il vicepresidente del Cio, Mario Pescante perché l'ultima volta si trattava di "fatti individuali", mentre ora sono coinvolti "atleti che costituiscono bandiere", quindi si tratta di un "contraccolpo per chi ama" il calcio. Ma sul nuovo scandalo c'é anche chi accusa la Figc di scarsa tempestività nell'intervenire, avendo saputo che qualcosa non quadrava già da diversi giorni. "La procura federale ha insabbiato? Mi auguro non sia vera - dice il ministro Frattini -, gli organi sportivi devono andare a fondo e senza fare sconti". "Non penso e non voglio crederci" aggiunge Petrucci.

    I clubs temono responsabilità oggettiva. Al deferimento nessuno potrà sfuggire, ma sulla sanzione, accertato l'illecito, si dovrà valutare perché stavolta i tesserati coinvolti 'lavoravano' per danneggiare e non favorire la loro squadra. Edoardo Chiacchio, avvocato del Foro di Napoli, esperto di diritto sportivo, uno scandalo delle scommesse lo ha già vissuto, quello del 2004: ma nella nuova bufera che sta facendo tremare il calcio professionistico evidenzia una fattispecie diversa rispetto ai casi del passato di 'responsabilita' oggettivà. "Fino ad oggi ci siamo trovati di fronte a soggetti che tendevano ad ottenere vantaggio per la loro società - spiega l'avvocato, che segue comunque in prima persona anche il nuovo scandalo avendo assunto la difesa del Benevento, la squadra che da gennaio aveva tra i pali l'accusato numero uno, Marco Paoloni - in questo caso il tesserato che svolge attività illecita non aveva come finalità far vincere la squadra, anzi spesso l'obiettivo era farla perdere per ottenere vantaggi personali di natura economica". Sulla base di quanto emerso dall'inchiesta dei magistrati di Cremona, le società calcistiche si troverebbero a pagare il conto dello scandalo proprio per responsabilità oggettiva, che scatta quando gli illeciti sono commessi da tesserati che non hanno la rappresentanza legale del club, come calciatori, allenatori, direttori sportivi. "Finora gli organi di giustizia sportiva in questi casi si sono espressi con penalizzazioni in classifica - spiega l'avvocato Chiacchio - certo se fossero coinvolti i presidenti ci sarebbe la retrocessione. Quando si sconta la sanzione? Qui c'é discrezionalità dei giudici: se vogliono far retrocedere possono anche condannare la società alla perdita del titolo acquisito sul campo". In questo scandalo, ribadisce però l'esperto, i tesserati agivano in maniera molto diversa rispetto ai casi del passato. "La giustizia sportiva dovrà valutare su un campo abbastanza nuovo - sottolinea il legale - su cui i precedenti non abbondano. Mi chiedo: è ugualmente sanzionabile la responsabilità oggettiva in casi come questi o si possono trovare limiti che consentano di escludere le società dalle sanzioni? La risposta spetta agli organi giudicanti". E il processo sportivo - che prenderà il via quando arriveranno le carte da Cremona - potrebbe arricchirsi dei cosiddetti 'terzi interessati', tutti quei club tra serie B e Lega Pro che si sono gia messi in fila confidando nelle disgrazie altrui.

    Cosa prevede responsabilità oggettiva. L'articolo 4 del Codice di giustizia sportiva individua tre tipi di responsabilità delle società di calcio: quella diretta, quella oggettiva e quella presunta. Proprio la responsabilità oggettiva è quella che, in pieno scandalo Calcioscommesse, in caso di illecito sportivo rischia di far vedere riscritti i campionati. L'articolo 4 (titolo I, norme di comportamento), infatti, dice che "le società rispondono oggettivamente, ai fini disciplinari, dell'operato dei dirigenti, dei tesserati e dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 5 (e cioé sono tenuti all'osservanza delle norme del Codice di giustizia sportiva e delle norme statutarie e federali "anche i soci e non soci cui è riconducibile, direttamente o indirettamente, il controllo delle società stesse nonché coloro che svolgono qualsiasi attività all'interno o nell'interesse di una società o comunque rilevante per l'ordinamento federale"). Secondo l'art.4, 'le societa' rispondono oggettivamente anche dell'operato e del comportamento della persone comunque addette a servizi delle società e dei propri sostenitori, sia sul proprio campo (anche quello neutro) sia su quello delle società ospitanti, fatti salvi i doveri di queste ultimé. Secondo l'art.7 del Cgs (quello relativo all'illecito sportivo e obbligo di denunzia), al comma 4 viene evidenziato che 'se viene accertata la responsabilita' oggettiva o presunta delle società ai sensi dell'art.4 comma 5, il fatto è punito a seconda della sua gravità con le sanzioni di cui alle lettere g, h, i dell'art. 18 comma 1 e cioé: penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente (art.18 comma 4 lettera g), alla retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; in base al principio della afflittività della sanzione, la retrocessione all'ultimo posto comporta sempre il passaggio alla categoria inferiore (lettera h); fino all'esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore (lettera i).

    Napoli-Parma: Dopo foto Procura pensa a nuova inchiesta. Un nuovo fascicolo sull'incontro di calcio Napoli-Parma dell'aprile 2010 potrebbe essere aperto dalla Procura di Napoli sulla base di elementi investigativi raccolti negli ultimi giorni, e in particolare sulla fotografia in cui Antonio Lo Russo, esponente dell'omonimo clan camorristico del quartiere Miano, compare a bordo campo durante la gara. Ô verosimile che la Procura disponga accertamenti sull'immagine, scattata dal fotografo dell'Ansa Ciro Fusco: la delega ai carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Il precedente fascicolo, aperto dal pm Luigi Alberto Cannavale sulla base delle dichiarazioni del boss pentito Salvatore Lo Russo, zio di Antonio, era stato invece inviato nel luglio dello scorso anno alla Procura della Federcalcio, perché non erano emersi elementi sufficienti a sostenere accuse penali.

    De Magistris "Come mai società permette boss a bordo campo?". "Mi meraviglio che la società del calcio Napoli permetta a certa gente di stare a bordo campo. Il calcio deve cambiare, ci sono troppi soldi che girano attorno a quel mondo. Ne parlerò domani con De Laurentiis". Così il neo sindaco di Napoli Luigi De Magistris, a margine dell'incontro organizzato dall'Associazione Marevivo sull'inquinamento del Golfo di Napoli, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto un commento sulla presenza di un esponente della camorra, Antonio Lo Russo, ai bordi del San Paolo in occasione della partita Napoli-Parma. "Il calcio deve cambiare - ha aggiunto - ci sono troppi soldi che girano attorno a quel mondo. Ma io parlerò domani con De Laurentis". Con il patron degli azzurri De Magistris farà il punto della situazione sullo stadio San Paolo. I due si incontreranno domani alle 8.30 a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli. all'ordine del giorno lo stato in cui versa lo stadio e le soluzioni in vista della partecipazione alla Champions League.

    Inchiesta Calciopoli: Mazzini "Le mie erano battute". - Le sue erano solo "battute, millanterie" dovute al suo carattere di "toscano, anzi fiorentino". Così l'ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, imputato al processo calciopoli ripreso oggi a Napoli davanti alla nona sezione del Tribunale, spiega il significato delle frasi intercettate nel corso di numerose conversazioni finite al centro dell'inchiesta a suo carico. Mazzini ha chiesto in apertura di udienza di rendere dichiarazioni spontanee. Ha in primo luogo ricostruito la sua attività di dirigente nel mondo del calcio, partendo dalla sua esperienza nel settore dilettantistico, fino alla carica di vicepresidente della Federazione. Si è soffermato poi sulla questione centrale del suo interessamento per la salvezza della Fiorentina nel campionato 2004-2005, negando comunque con fermezza ogni ipotesi di illecito. "Non sono un delinquente, se fossi stato un delinquente mi sarei arricchito...", ha affermato. Ha poi spiegato di aver consigliato ai dirigenti della società di smetterla con gli attacchi al mondo arbitrale precisando inoltre che l'intervento del designatore Paolo Bergamo fu esclusivamente quello di "fare le griglie per tutte le squadre in modo da sorteggiare arbitri con molta esperienza e professionalità. Mazzini ha ricordato inoltre che la scelta dei due designatori, Bergamo e Pairetto, fu decisa nel 1999 dai maggiori club di seria A dell'epoca (Juve, Milan, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina). Le sue comunque - ha infine ribadito - erano "millanterie e assecondamenti a ciò che agli interlocutori piaceva sentire". L'udienza è proseguita poi con gli interventi dei legali di parte civile: gli avvocati Franco Vigoriti (per i ministeri dell'Economia, delle Politiche Giovanili e per i Monopoli di Stato), Enrico Gueli (Atalanta), Maurizio Merlini (Bologna), Sacchi Morsiani (legale del fallimento della società Vittoria ex proprietaria del Bologna), Carlo Bonzano (Rai), e Agostino La Rana (Federconsumatori Campania). Alte le richieste di risarcimento avanzate delle parti civili (30 milioni dall'avvocatura dello Stato, 43 milioni dal Bologna più , 10 dalla Rai, 68 dall'Atalanta, 32 dalla società Vittoria). Il processo riprenderà il 14 giugno prossimo.

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