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      Calabria e altre 5 regioni contro revisione parametri di ripartizione PSR

       

       

      Calabria e altre 5 regioni contro revisione parametri di ripartizione PSR

      31 mar 21 Sei Regioni italiane Calabria, Umbria, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia si schierano "a difesa" dei fondi europei per lo sviluppo rurale, esprimendo "ferma contrarietà" rispetto all'ipotesi di una revisione dei criteri di ripartizione, "disancorati dal parametro della storicità della spesa, come proposto dalle altre amministrazioni regionali con l'avallo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali". Una posizione formalizzata in sede di Conferenza Stato-Regioni, al tavolo della Commissione Politiche agricole, dagli assessori all'Agricoltura delle aree che - sostengono - "da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr" che parlano di "scelte illogiche e perciò contestate aspramente". La posizione è stata resa nota, con un documento congiunto, da Roberto Morroni, Umbria, Francesco Fanelli, Basilicata, Gianluca Gallo, Calabria, Nicola Caputo, Campania, Donato Pentassuglia, Puglia, e Antonino Scilla, Sicilia. Attraverso una nota depositata agli atti dei lavori della Cpa, gli amministratori delle sei Regioni hanno definito come "incomprensibile la proposta di ripartizione dei fondi formulata dal capo di Gabinetto del Ministro. "Essa - si obietta - parte da un presupposto definito incontestabile, cioè che vi siano dei parametri per la ripartizione dei fondi Feasr che sia possibile definire oggettivi, quasi fossero elementi di verità scientifica in grado di rendere giustizia a tutte le Regioni. L'ipotesi logica da cui muove questa osservazione è che si tratti di un criterio in grado di allocare le risorse in maniera equa, essendo già stato utilizzato in altre occasioni, e cioè per l'applicazione delle risorse assegnate per il de minimis". Tuttavia, si evidenzia, "l'aiuto de minimis è utilizzato in agricoltura, di norma, per soddisfare esigenze emergenziali, dovute spesso a calamità naturali o a epizoozie e quindi volte al risarcimento del danno. Le risorse del Feasr, al contrario, sono esclusivamente destinate a colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali, come del resto sostiene lo stesso Commissario europeo all'agricoltura Janusz Wojciechowski".

      Gli amministratori delle sei Regioni evidenziano quindi la necessità di ricercare criteri "non solo oggettivi, ma soprattutto idonei a rispondere agli obiettivi generali dello sviluppo rurale", nel rispetto della logica del criterio storico seguita dalla Ue per ripartire il Fondo nel periodo 2021-2027. Impegno tuttavia "vanificato" - si sostiene nel loro documento - dalle decisioni del Ministero, "che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac, primo e secondo pilastro, destinati ai territori, non tenendo conto che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l'attuale regime dei pagamenti del I pilatro della Pac". "Sarebbe opportuno capire fin da ora - sostengono gli assessori - come il ministero dell'Economia, in caso di adozione di differente criterio di riparto, intenda cofinanziare il Feasr per la quota nazionale, dal momento che esso deve necessariamente approvare, prima di qualsiasi accordo che approdi in Conferenza Stato-Regioni, una differente copertura finanziaria da parte dello Stato che si determinerebbe a causa dello spostamento di risorse tra Psr delle Regioni ex convergenza verso Psr delle Regioni ex competitività. Rilievi ignorati e superati con un voto a maggioranza, che va ad incrinare l'unità tra Regioni". "Siamo pronti a ragionare - annunciano gli assessori - su nuovi meccanismi a partire dal 2023, ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che si tradurrebbe in una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate. Da un ministro presentatosi come pronto all'ascolto ed al dialogo ci saremmo aspettati ben altri atteggiamenti che far passare a colpi di maggioranza, e senza il preventivo coinvolgimento del Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale, un'iniziativa che fa a pugni con la logica, la ragionevolezza e la politica". Una richiesta di incontro urgente - è stato annunciato - sarà inviata al Ministro all'Agricoltura, Stefano Patuanelli, mentre un'informativa sarà notificata alla Commissione europea.

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