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    Uil Calabria: Oliverio deve far ripartire la nostra regione

     

     

    Uil Calabria: Oliverio deve far ripartire la nostra regione

    01 gen 15 "La Calabria non ha bisogno di un commissario ma di un governo competente che dia risposte concrete e moderne, in grado di portare i calabresi fuori dalle secche di una crisi ormai giunta al suo settimo anno". E' quanto afferma, in una dichiarazione, Santo Biondo, segretario generale della Uil calabrese. "Il governatore ha il dovere, l'obbligo morale - prosegue Biondo - di far ripartire la regione, di rimettere la sua macchina sui binari della produttività. Non c'è più tempo da perdere. La Calabria attende da troppi mesi il superamento di una fase di stallo politico e di governance. Il mandato elettorale, ricevuto a novembre, è stato ampio e determinante. I calabresi si attendono una svolta che, ancora oggi, tarda ad arrivare. Lo vogliono i lavoratori precari, le giovani intelligenze che non vorrebbero scappare dalla Calabria per inseguire il sogno di un lavoro. Lo sperano i lavoratori delle Province, oltre duemila famiglie, che rischiano di finire nel limbo. Mentre questi enti locali di prossimità stanno per precipitare nel caos più totale". "Di fronte a ciò - sostiene ancora il segretario generale della Uil calabrese - la Regione non può più tardare nell'istituzione dell'osservatorio sull'attuazione della legge Delrio: l'unico strumento in grado di governare il delicato processo di mutamento di questi enti e di guidare la nascita delle città metropolitane. Lo attendono le migliaia di disoccupati e di percettori di mobilità che, con le loro proteste legittime, hanno fatto riaccendere i riflettori del governo Renzi sulla Calabria ed i suoi storici dilemmi. Da Palazzo Alemanni, che deve essere il centro propulsore del cambiamento e l'unica sede accreditata di confronto istituzionale, deve partire la rinascita di questa terra i cui cittadini dovranno essere protagonisti di un pronto risveglio delle loro coscienze critiche. La Calabria per rinascere ha bisogno dei calabresi, delle loro intelligenze, delle loro sensibilità e della loro voglia di partecipazione attiva ai processi di cambiamento attesi. Il rosario delle emergenze ha già troppi grani. Il prolungarsi della stasi non può che far peggiorare i già drammatici indicatori economici. Il governatore Mario Oliverio non deve perdere altro tempo. La Calabria non ha più tempo da perdere".

    Parte minoritaria faccia uno scatto. "All'interno di una frangia, per fortuna minoritaria, della Chiesa c'è da accogliere con maggiore convinzione, sensibilità, attenzione e disponibilità questa ventata nuova che Papa Francesco sta portando sulla scia di quello che già i Papi precedenti ci avevano detto. E lo dico con grande serenità". Così mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio, traccia, parlando con l'Ansa, un bilancio del suo primo anno come segretario della Cei. "E' molto probabile - ha aggiunto - che il linguaggio, il tipo di approccio che Papa Francesco ha con le realtà stia facendo capire meglio cose che già Papa Benedetto aveva detto, che già Papa Giovanni Paolo II aveva chiesto. Quindi, io vedo per la nostra Chiesta italiana, che da parte di alcuni è necessario fare un ulteriore scatto. Nella Chiesa italiana, grazie a Dio c'è tanta gente che, con l'aiuto del Signore, risponde alle proprie responsabilità, che ci vengono dal Vangelo prima di tutto, e poi vengono a ognuno di noi a secondo della missione che ci è stata affidata. E' chiaro che come in ogni organismo esistono anche realtà negative e altre che vanno sicuramente potenziate". "In questo anno - ha poi sostenuto il presule - più volte mi son ritrovato a dire grazie al Signore, al Papa e ai confratelli vescovi per avermi dato questa opportunità di servire la Chiesa italiana in maniera più immediata, in maniera più diretta. La segreteria della Cei è un po' una sorta di motore e come ogni motore ha bisogno di ruote e di tutto il resto per poter veramente sprigionare le sue potenzialità. E' stato un anno per me particolarmente impegnativo anche perché ho conservato il mio rapporto con la diocesi di origine e quindi si è trattato di lavorare su due piani che per certi versi coincidono, per altri sono assolutamente diversi perché l'orizzonte nel quale si muove il segretario generale della Cei è come minimo nazionale. Il vescovo ha un occhio attento e particolare alla sua diocesi, al suo territorio. Quindi è stato un anno di fatica, di fatica bella ma anche di relazioni nuove che ho potuto intessere". Mons. Galantino, infine, ha rivolto un pensiero a chi sta male, ai poveri, ai diseredati. "Li vedo oggi giorno - ha detto - e mi rendo conto che il messaggio a loro rivolto non può essere a parole. Deve essere fatto di relazione, di vicinanza. Quindi non me la sento di dire parole al vento a questa gente. Auguro loro, soltanto, di poter incontrare gente che, animata dal Vangelo o comunque dal senso civico, possa dare loro una mano sul serio".

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