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    Una nuova legge e più tutele per i testimoni di giustizia

     

     

    Una nuova legge e più tutele per i testimoni di giustizia

    09 ott 14 E' necessaria una legge dedicata ai testimoni di giustizia: la norma esistente è nata nel 1991 per i collaboratori di giustizia, è stata corretta nel 2001 con l'aggiunta di due articoli destinati ai testimoni, sono intervenuti alcuni regolamenti ministeriali tra il 2004 e il 2005, "ma resta il fatto che la base di partenza della normativa esistente riguarda i collaboratori. Serve invece una legge nuova dedicata ai testimoni: solo una legge pensata fin dalle fondamenta per loro sarà in grado di cogliere tutti gli aspetti di questa figura". A dirlo è Davide Mattiello, deputato Pd, coordinatore del V Comitato della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie, che ha appena terminato la bozza di relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia. Il testo - messo a punto dopo una serie di studi e audizioni - sarà votato la prossima settimana dalla Commissione Antimafia. L'altro punto al centro della relazione è la necessità di una più precisa definizione delle caratteristiche del testimone di giustizia: "definito chi è il testimone di giustizia - spiega Mattiello - questo deve essere tutelato dal punto di vista economico e sociale nella maniera più adeguata e personalizzata. Questo comporta il superamento dell'attuale schema che distingue le misure di assistenza economica dedicate e a chi sta in programma di "protezione" da quelle dedicate a chi sta nelle "speciali misure". Vogliamo superare questa distinzione, prevedendo che al testimone di giustizia che sia sottoposto al programma speciale o alle speciali misure, possano essere applicate tutte le misure di assistenza economica attualmente previste dalla normativa". Complessivamente il sistema di protezione si occupa in Italia di 6200 persone ma i testimoni sono solo 80 che arrivano a 1000 con i loro familiari. Di questi 80 testimoni, solo 17 solo alle "misure speciali" ovvero protetti nella propria abitazione, mentre tutti gli altri hanno dovuto aderire al programma di protezione, ovvero hanno abbandonato la propria casa e il proprio lavoro per essere nascosti in località protette. "In realtà bisogna far riprendere al testimone la propria vita - osserva Mattiello - altrimenti lo Stato ha fallito. Il programma di protezione, su questo tutti concordano, dovrebbe essere residuale, mentre al momento è preponderante. Diverso è il caso del collaboratore di giustizia che, giustamente, vuole cambiare luogo di residenza e vita". "I collaboratori di giustizia - conclude il coordinatore del V Comitato della Commissione parlamentare Antimafia - sono cosa completamente diversa dai testimoni di giustizia: i primi infatti hanno fatto parte dell'organizzazione criminale e trattano la resa con lo Stato per ottenere protezione ed una nuova identità; i testimoni invece il reato lo hanno subito o vi hanno assistito. In un Paese in cui troppo spesso chi parla è considerato un 'infame', i testimoni sono perle rare".

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