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    Commissione regionale antimafia celebra giornata contro mafie

     

     

    Commissione regionale antimafia celebra giornata contro mafie con figlia Chinnici

    21 mar 14 Con la testimonianza forte e toccante di Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, il magistrato ucciso dalla mafia il 29 luglio del 1983 a Palermo, si è rinnovato anche quest'anno l'appuntamento con la Giornata della Memoria e dell'Impegno nel ricordo di tutte le vittime della mafia. E' stata la Commissione contro la 'ndrangheta, presieduta dal consigliere regionale Salvatore Magaro', è scritto in una nota, a promuovere l'iniziativa, autentico momento di conoscenza e di riflessione. Rocco Chinnici fu un innovatore nelle strategie di contrasto alla criminalità organizzata. Fu grazie alle sue intuizioni, infatti, se nei primi anni '80 si giunse alla creazione del Pool antimafia. Accolta da Magarò e dal capo di gabinetto del Presidente del Consiglio regionale Pasquale Crupi, Caterina Chinnici ha visitato la Bottega della Legalità "Dodò Gabriele" che ha sede a Palazzo Campanella ed il neo-istituito Polo culturale intitolato a Mattia Preti. Nell'Aula "Giuditta Levato" sono arrivati dritti al cuore di tutti, i nomi delle vittime della 'ndrangheta. Nomi scanditi dalla voce di Ilenia Giunta sull'onda delle esecuzioni musicali di Cristina Priolo all'arpa, e di Emanuele D'Amico al flauto, allievi del conservatorio "Francesco Cilea" di Reggio Calabria, guidato dal Maestro Francesco Barillà. "Ringrazio il presidente Magarò e l'intero Consiglio regionale per aver voluto ricordare fra le tante, le troppe vittime della mafia, Rocco Chinnici", ha detto in apertura del suo intervento Caterina Chinnici, magistrato e capo del dipartimento della Giustizia minorile del ministero della Giustizia. "La memoria - ha proseguito - è importante perche è il sostegno ad andare avanti, raccogliendo quell'impegno e proseguendo con lo stesso coraggio e la stessa determinazione. Attraverso il suo lavoro, Rocco Chinnici ha cambiato la cultura giuridica, la cultura in generale e forse anche la storia delle regioni del Sud e del nostro Paese. Nel breve filmato che è stato proiettato sono riassunti gli aspetti più innovativi di una strategia che ha dato un impulso diverso, ma anche maggiore attenzione e sensibilità, alla questione della lotta alla mafia. Ho voluto superare la riservatezza che ha connotato la mia famiglia in tutti questi anni con una testimonianza sull'uomo, sul padre, sul magistrato, una storia che ha per sfondo la storia drammatica di quegli anni. Egli capì la pericolosità della mafia, la capacità di ingerirsi in tutti i contesti, di raggiungere il potere economico-finanziario e di costruire quel consenso sociale che derivava dalle condizioni di disagio culturale dell'epoca. Queste prime intuizioni portarono mio padre a comprendere che occorreva mettere in rete e far circolare le informazioni per arrivare ad individuare il sistema. Nacque così l'idea del Pool antimafia per garantire il principio della circolarità delle informazioni, nella consapevolezza che se qualcuno di loro fosse stato ucciso, gli altri colleghi avrebbero proseguito in quel lavoro. Mio padre è morto perché credeva nella legalità. La legalità è ciò che garantisce il rispetto dei diritti di tutti: solo dove c'è legalità ci sono correttezza e trasparenza e si creano opportunità per tutti. Importante fu anche portare fuori dalle aula di giustizia la testimonianza di quell'impegno, coinvolgendo i giovani e le scuole in un'epoca in cui ancora mancava la cultura e la consapevolezza di quello che è la mafia, trasmettendo il valore della legalità quale strumento di libertà, quale strumento per l'esercizio dei propri diritti e della giustizia". "Ognuno di noi oggi - ha concluso Caterina Chinnici - deve sentirsi chiamato a fare la propria parte e a dare il proprio contributo per costruire una società migliore, più giusta e più solidale". Alla seduta solenne, aperta al pubblico ed alla stampa, hanno preso parte autorità istituzionali, civili e religiose. Alla manifestazione hanno partecipato, fra gli altri, il procuratore generale presso la Corte d'appello di Reggio Salvatore Di Landro, il procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Ottavio Sferlazza, il presidente della Corte d'Appello di Reggio Giovanni Battista Macrì, il presidente del Tribunale di Reggio Luciano Gerardis, il prefetto di Reggio Claudio Sammartino, il dott. Masciopinto in rappresentanza del Questore di Reggio, la dottoressa Daniela De Blasio in rappresentanza del presidente della Provincia di Reggio e il vicario generale del vescovo dell'arcidiocesi Reggio-Bova, Don Gianni Polimeni. Presenti i consiglieri regionali Aurelio Chizzoniti, Tilde Minasi, Damiano Guagliardi, Giuseppe Giordano e Gianluca Gallo.

    "Oggi 21 marzo è il primo giorno di primavera. Il clima ed i colori della nuova stagione ci rendono felici. Da tre anni in questo giorno ricordiamo tutti coloro che sono stati uccisi dalla 'ndrangheta". Lo ha detto il presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta, Salvatore Magarò in occasione della Giornata della Memoria e dell'Impegno nel ricordo di tutte le vittime della mafia che si è svolta nella sede del Consiglio regionale a Reggio. "Vogliamo che siano un pò con noi - ha aggiunto Magarò - offrendo loro la nostra memoria ed il nostro ricordo, ma soprattutto il nostro impegno. Molti erano bambini, come Cocò cui dedichiamo questa giornata. Mani criminali hanno rubato il suo futuro come a molti altri: bambini, giovani e anziani, uomini e donne. La 'ndrangheta esiste. E' l'organizzazione criminale più attiva. E' la più forte non solo per il numero degli affiliati, ma anche per il consenso che riesce ad avere in molti strati sociali. E' l'organizzazione criminale italiana più diffusa nel mondo e quella che sa meglio riciclare i profitti illeciti. A chi pensa che i tanti colpi inferti durante questi anni siano la soluzione del problema 'ndrangheta, mi permetto di ricordare che la 'ndrangheta è lontana dall'essere sconfitta, che ci attendono ancora anni di duro impegno, fatto di continuità e coerenza. Continuità perché non è giunto il momento di abbassare la guardia, perché ci vuole un impegno costante delle istituzioni e della società senza tentennamenti, nel Paese e nel Parlamento. Un grazie sincero va alle forze dell'ordine ed alla magistratura per l'impegno quotidiano e senza sosta profuso nell'attività di contrasto". "Ma questo - ha detto ancora Magarò - rappresenta solo la premessa per una lotta concreta ed efficace alla 'ndrangheta che coinvolge la politica in primo luogo, anche se sappiamo che a volte una legge da sola non basta. La politica deve essere più attenta e sensibile, mai troppo tiepida. Il compito della politica non è solo quello di legiferare, ma anche di dare l'esempio, di capire i bisogni dei cittadini abbandonando la logica dei piccoli interessi di parte. C'è bisogno di una politica che non archivi le stagioni della lotta alla corruzione. La 'ndrangheta c'è e continua a mietere vittime. Non si uccide una persona soltanto con le anni, ma negandole la speranza ed il futuro. Penso alle vittime della sopraffazione economica: persone vive che hanno dovuto abbandonare il proprio lavoro, il proprio ambiente, la propria casa, le proprie attività. Tutto. Sono le vittime dell'usura, delle estorsioni. Sono le vittime della corruzione, del caporalato e del lavoro nero. Sono gli imprenditori rimasti fuori dal giro. Gente che non si è voluta piegare all'andazzo e che per questo ha pagato caro. La 'ndrangheta c'è, ne abbiamo piena consapevolezza. C'è un lungo percorso da compiere, ma in Calabria, è bene sottolinearlo, non si parte da zero. E la Calabria è ricca di persone piene di dignità e rigore morale, che sono la stragrande maggioranza. Persone che vogliono il cambiamento. Tutti noi dobbiamo essere sentinelle di questo cambiamento, le sentinelle dei diritti, della legalità, della giustizia. Sono solo parole? No, questo è il vero modo di fare memoria e di vivere l'impegno"

    "Ricordare e celebrare quanti sono caduti nell'assolvimento del proprio dovere, è un omaggio necessario ai servitori dello Stato ed alle tante persone che hanno lavorato con impegno e dedizione, senza paura delle conseguenze delle loro azioni, talvolta anche nella consapevolezza di andare incontro ad un destino spietato". E' quanto afferma il consigliere regionale Giuseppe Giordano che oggi ha preso parte alla seduta solenne della Commissione contro la 'ndrangheta. "Una occasione - aggiunge - per ribadire il valore del ricordo, della testimonianza e dell'impegno che qualcuno vorrebbe al contrario piegare ad esercizi retorici. Invece, occorre ribadirlo, è proprio grazie a questi eventi che si rafforza il principio della mobilitazione delle coscienze, l'unico in grado di realizzare quell'auspicata svolta che tutti attendiamo. Caterina Chinnici ci ha consegnato oggi la testimonianza forte e straordinaria di chi ha deciso di andare oltre, superando il dolore e la rabbia e forse, talvolta, anche la solitudine, per dare un contributo effettivo al progresso culturale, pure nella sua precedente esperienza quale componente del governo regionale siciliano. Fulgidi esempi di coraggio e di eroismo sono giunti in questi anni anche da tante donne che in Calabria come in altre realtà del Paese, hanno deciso di ribellarsi al giogo mafioso, giungendo persino a 'violare' il legame di sangue, firmando così la propria condanna a morte, o nella migliore delle ipotesi, la condizione per una vita di isolamento e di paura". "Storie di eroica ribellione - prosegue Giordano - che non dobbiamo dimenticare e che rappresentano la fotografia di una nuova cultura, fatta di coscienza, responsabilità e speranza. Ed è proprio da tutti questi segni di speranza che occorre ripartire per costruire tutti insieme, ognuno per la propria parte, un futuro migliore".

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