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    Consiglieri c/destra: Noi garantisti? Naccari cosa direbbe?

     

     

    Consiglieri c/destra: Noi garantisti? Naccari cosa direbbe?

    11 mar 14 ''Non siamo inclini a commentare strumentalmente notizie che si generano e trovano riscontri nelle attività condotte dagli uffici di procura, sia perché riponiamo assoluta fiducia nella presunzione di innocenza, costituzionalmente garantita, ma anche perché siamo convinti che la politica, soprattutto in una terra complicata come la Calabria, debba seguire percorsi autonomi e che tali percorsi possano essere condizionati o letteralmente alterati esclusivamente quando una notizia di reato si trasforma in un'incontestabile e definitiva verità giudiziariamente acclarata e sancita''. Lo affermano, in una nota, i capogruppo di Ncd Gianpaolo Chiappetta, Insieme per la Calabria Giulio Serra, Udc Ottavio Bruni e Fi Ennio Morrone. La dichiarazione fa riferimento all'avviso di conclusione indagini emesso dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti del consigliere regionale del Pd Demetrio Naccari Carlizzi, indagato in qualità di ex assessore regionale, della moglie Valeria Falcomatà, e di altre otto persone, indagati per induzione indebita a dare o promettere utilità e falsità ideologica. Naccari, in particolare, è accusato di avere abusato del suo ruolo per far vincere alla moglie un concorso da dirigente di primo livello all'unità di dermatologia dell'ospedale di Reggio Calabria. "E' il nostro l'atteggiamento di chi, a dispetto del populismo imperante e della costante strumentalizzazione di parte - proseguono Chiappetta, Serra, Bruni e Morrone - crede che il garantismo non sia un semplice esercizio di stile democratico ma un valore da interiorizzare e praticare nei confronti di chiunque, della propria parte politica e non. La notizia relativa alla chiusura delle indagini sul concorso da dirigente di primo livello all'unità di dermatologia dell'ospedale di Reggio Calabria sarebbe, se non fossimo autenticamente garantisti, l'occasione più utile per impegnarsi in una sistematica azione di polemica politica all'indirizzo di chi, sbagliando, da tempo si erge a moralizzatore, a fustigatore di costumi altrui che si presumono sbagliati, illeciti o illegali a prescindere. Come si sa l'ipotesi dell'accusa, per quel concorso vinto da Valeria Falcomatà, descrive per l'ex assessore regionale Naccari Carlizzi una serie di comportamenti non proprio lusinghieri e particolarmente gravi se si considera il delicato e complesso rapporto tra politica e gestione del sistema sanitario regionale. Infatti sono ipotesi formulate dall'accusa e rispetto ad esse manifestiamo per intero un approccio assolutamente garantista augurando al consigliere Naccari Carlizzi di dimostrare la propria buona fede e l'estraneità rispetto alle ipotesi di reato; di dimostrare che il concorso è stato vinto dalla sua consorte solo ed esclusivamente in ragione di titoli e meriti professionali. Gli auguriamo di dimostrarlo e di poterlo fare in fretta; per quanto ci riguarda, ed è il tema di questo nostro condiviso intervento, non intendiamo in alcun modo dar vita alla canea delle strumentalizzazioni, pensiamo che i protagonisti della vicenda siano innocenti fino a prova contraria e definitiva. Ma se palesiamo pubblicamente e senza dubbio alcuno il nostro atteggiamento di garanzia per gli indagati, proprio in queste occasioni non può che emergere una ancor più chiara consapevolezza, cosa avrebbe fatto Naccari Carlizzi a parti inverse? Da anni siamo costretti a leggere ed ascoltare i suoi interventi pubblici, cosi come quelli di qualche altro suo compagno di partito, unicamente informati alla presunzione di essere i moralizzatori della vita pubblica e politica calabrese, siamo costretti a confrontarci con le loro reprimende sulla gestione del sistema sanitario calabrese quando ben sanno, per esserne stati protagonisti, che l'attuale situazione registra un evidente risanamento finanziario ed è il frutto di quel debito cosi pesante e vasto da obbligarci a misura di draconiana riorganizzazione. Proprio in queste occasioni viene fuori anche l'amarezza di dover continuare ad essere garantisti, perché ai valori non si ci crede a fasi alterne, ed esserlo proprio nei confronti di chi, senza sosta e con atteggiamenti iper polemici, scaglia addosso agli avversari giudizi negativi ed inappellabili. La morale che si dovrebbe ricavare da queste vicende, e dalle nostre considerazioni, è presto detta: gli avversari si battono nelle urne con il consenso e la fiducia dei cittadini, non si eliminano nelle aule giudiziarie ne tantomeno con gli esposti alla magistratura. Nelle aule di giustizia si giudicano i comportamenti individuali, si fronteggiano accusa e difesa e poi un giudice terzo e tre giudici diversi alla fine del percorso stabiliscono la verità processuale''. ''D'altro canto - concludono Chiappetta, Serra, Bruni e Morrone - il lavoro dei magistrati e dei giudici è cosi importante in Calabria che tutti, nessuno escluso, dovrebbe rispettarlo in senso assoluto; non c'è bisogno alcuno di politici che alterando e forzando il significato delle iniziative giudiziarie non perdono l'occasione per colpire gli avversari. Anche con atteggiamenti rispettosi verso la magistratura e garantisti nei confronti degli indagati è possibile definire il nuovo volto di una Calabria che vuole e può mettere fine a lotte senza quartiere e contrapposizioni troppo personalistiche e strumentalmente interessate''.

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