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    Consiglio regionale approva legge elettorale, no a preferenza di genere

     

     

    Consiglio regionale approva legge elettorale, no a preferenza di genere

    03 giu 14 Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato a maggioranza la nuova legge elettorale per l'elezione del Presidente della Giunta e dei consiglieri. La nuova legge prevede la ripartizione del territorio regionale in tre circoscrizioni elettorali (Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro-Vibo Valentia e Crotone). E' stato ritirato, invece, l'emendamento per la doppia preferenze di genere. Non saranno ammesse alla ripartizione dei seggi le liste regionali che non abbiano ottenuto nell'intera Calabria almeno il 15% dei voti ed almeno il 4% se fanno parte di una delle coalizioni. Previsto anche un sbarramento per le coalizioni che non raggiungeranno il 15% dei voti.

    Il dibattito: Con l'esame della proposta di legge di modifica della legge elettorale regionale, dal capogruppo Pd Sandro Principe è venuta la richiesta di appello nominale per l'inversione dell'ordine dei lavori. Richiesta bocciata dall'Aula, con 28 no e 19 sì e con l'astensione del consigliere Aurelio Chizzoniti. La richiesta non ha impedito una prima valutazione sull'opportunità di approvare nuove norme della legge elettorale. Alle obiezioni del capogruppo Ncd Giampaolo Chiappetta, che ha ribadito la necessità di una rivisitazione della legge elettorale regionale, ha risposto Giuseppe Giordano, (Idv), che sulla base di un parere richiesto all'Ufficio legislativo ha ipotizzato la presenza di una "seria pregiudiziale di procedibilità sul punto 3 dell'ordine del giorno". "Non è chiaro - ha spiegato Giordano - qual è il testo che andremo ad esaminare a fronte di tre testi originari che presentano precisi profili di incostituzionalità e violano le norme degli articole 3, 122 e 123 della Costituzione". Damiano Guagliardi (Federazione della Sinistra) ha definito "opportunità politica" il rinvio della discussione, aggiungendo che "sarebbe molto saggio, allo scopo di evitare ricorsi e bocciature, lasciare in vigore la legge vigente". Nuove critiche al testo eventualmente in discussione sono venute anche da Pietro Giamborino "perché spoglia di dignità le due più antiche città della Calabria: Vibo Valentia e Crotone, le riporta alla sudditanza della politica catanzarese, e nei fatti riporta indietro la Calabria di venti anni". Anche Giuseppe Caputo (Fi) ha espresso riserve sulla legittimità del testo sottoposto all'aula "che avrebbe dovuto essere supportato da pareri autorevoli". Nel chiedere di sospendere la discussione e decidere insieme come procedere, Caputo ha definito le dimissioni del Presidente Giuseppe Scopelliti, "non un atto di coraggio, ma un atto di irresponsabilità politica ed amministrativa, perché ha impedito che la legislatura arrivasse a conclusione con la responsabilità che forse avremmo dovuto avere nei confronti della Calabria e dei calabresi, verso i quali sono mancate risposte importanti, come quella sulla questione rifiuti, e su altri settori nevralgici sui quali sono mancate le risposte". Demetrio Naccari Carlizzi ha sottolineato la stranezza della scelta di "andare avanti dopo quello che ha detto il collega Giordano. Questioni - ha spiegato - che precludono ogni ulteriore discussione". Di "colpo di mano" ha parlato Nicola Adamo, che ha rimarcato la necessità di sopprimere il punto all'ordine del giorno, "inserito - ha detto - nella seduta che deve decretare la fine di questa legislatura, e dove non è possibile approvare una legge che cambia le regole del gioco". Ed ha concluso dicendo che "se si procede su questo punto il Consiglio si assume una responsabilità seria". Una difesa della maggioranza e del testo in discussione è venuta da Alfonso Dattolo (Udc), per il quale "nella legge non c'è nulla di incostituzionale, perché tiene contro della riduzione del numero dei consiglieri regionali". Pasquale Maria Tripodi (Misto) ha contestato la procedura utilizzata e l'inserimento del punto all'ordine del giorno. Nazzareno Salerno si è richiamato alla necessità della modifica della legge elettorale, "resa necessaria - ha affermato - a seguito dell'intervenuta modifica dello Statuto e per consentire la rappresentanza alla province più piccole". Sulla necessità di pervenire all'approvazione di una proposta di legge condivisa si sono espressi Salvatore Magarò e Alfonsino Grillo (Lista Scopelliti Presidente). Ipotesi che è stata ancora una volta respinta anche da Francesco Sulla (Pd), che si è espresso sulla necessità di sospendere l'iter della modifica alla legge elettorale a fronte di un quadro legislativo nazionale in evoluzione, mentre Damiano Guagliardi (Federazione della Sinistra) si è espresso favorevolmente sulla richiesta di pregiudiziale avanzata da Giordano, definendo "inopportuna" l'approvazione di una legge elettorale a maggioranza, seppur legittima. Domenico Tallini (Fi) ha affermato che la proposta all'ordine del giorno va intesa "quale atto dovuto per quei territori che, permanendo la legge elettorale attuale, sarebbero fortemente penalizzati o addirittura privati della rappresentanza". Di incostituzionalità del provvedimento ha parlato Giuseppe Bova (Gruppo Misto), mentre Ottavio Gaetano Bruni (Udc) ha affermato che non si può prescindere da una modifica alla legge elettorale, perché quella attuale mal si attaglia alle esigenze di rappresentanza elettorale, che risulta alterata dopo la riduzione dei consiglieri in seno al Consiglio regionale. È seguito l'intervento di Vincenzo Antonio Ciconte (Pd), che annunciando il suo voto di astensione, ha affermato: "anche se sono consapevole del principio che ha spinto il proponente a presentare le proposte oggi all'ordine del giorno, non condivido la posizione sul voto disgiunto e la rappresentanza di genere". Il consigliere Idv Giuseppe Giordano ha chiesto che fosse messa ai voti per appello nominale la pregiudiziale posta ai sensi dell'art. 55 del regolamento interno del Consiglio, a firma sua e di altri 12 consiglieri. La pregiudiziale è stata respinta con 28 no, 11 si ed un'astensione, quella del consigliere Aurelio Chizzoniti. L'assemblea sta affrontando adesso il testo di riforma della legge elettorale e degli emendamenti presentati.

    Indignazione PD. Il Pd esprime indignazione per l'andamento della seduta del Consiglio regionale. Abbandonato il dibattito riguardante la modifica della legge elettorale, i consiglieri Sandro Principe, Mario Franchino, Antonio Scalzo, Demetrio Naccari Carlizzi e Mario Maiolo ribadiscono, in conferenza stampa, le posizioni espresse in Aula. "Abbiamo votato convintamente la modifica dello Statuto nella parte che riduce il numero dei consiglieri - ha affermato Principe - ma siamo contrari alla modifica che limita a due il numero degli assessori esterni perché riteniamo che il Presidente eletto direttamente dal popolo abbia tutto il diritto di comporre la propria giunta con la più ampia libertà, anche con tutti gli assessori esterni". Per il capogruppo Pd, inoltre, "la figura del consigliere supplente contraddice una filosofia di fondo e l'indirizzo ormai diffuso a livello istituzionale e preteso dall'opinione pubblica di alleggerire la politica ed i costi della sua gestione". "Noi, da più tempo - ha continuato Principe - denunciamo il fallimento politico e amministrativo del centrodestra e di Scopelliti. Scorrendo i vari settori di competenza, basta pensare alla sanità o all'utilizzo dei fondi europei, c'è solo la dimostrazione di tutto questo, peraltro certificato dalle problematiche del Presidente Scopelliti, sospeso dalle funzioni e dimissionato". Ma Principe aggiunge dell'altro definendo la modifica statutaria "figlia dei trucchi del centrodestra. Perché - spiega - a febbraio votammo la riduzione del numero dei consiglieri, solo che il 31 marzo fu aggiunta la limitazione degli assessori esterni e la figura del consigliere supplente e si rese necessario revocare quella prima lettura e riavviare la procedura. A dimostrazione di una volontà dilatoria del centro destra che sta facendo di tutto per rianimare una legislatura che è ormai morta". "Oggi - ha quindi sottolineato Principe - avremmo dovuto ascoltare le comunicazioni delle dimissioni del Presidente e chiudere la seduta. Da qui la nostra richiesta di inversione dell'ordine dei lavori, che non avrebbe inciso sulla necessità di procedere, come abbiamo deciso di fare il prossimo 11 giugno, all'approvazione dell'assestamento del Bilancio che rientra, per legge, tra le questioni che hanno carattere emergenziale. Non è possibile, invece, accettare che sul filo di lana si proceda alla modifica della legge elettorale, facendo leva sulla forza dei numeri. E' un golpe". "La legislatura è finita - ha detto ancora Principe - e non si può decidere su una nuova legge elettorale basandosi su tre testi che dicono cosa in contraddizione tra loro. E' come giocare a 'Lascia o raddoppia' scegliendo tra questa o quella opzione, che andrebbe comunque a cozzare con la normativa nazionale che prevede le Circoscrizioni elettorali su base provinciale. Non vorremmo ci fossero conseguenze. Sono motivi di eticità della politica e di agibilità democratica a costringerci a denunciare tutto questo", ha concluso Principe, che ha definito l'andamento della seduta odierna del Consiglio regionale "scorretto sul piano democratico e pericoloso sotto il profilo normativo". Principe ha anche avvertito sul rischio che il Consiglio viva oggi il cosidetto "assalto alla diligenza", con l'approvazione in extremis di un indefinito numero di leggi licenziate dalle Commissione di cui nessuno ha contezza. "Un modo poco elegante di procedere - ha concluso - che i calabresi sapranno presto giudicare". A seguire, Naccari Carlizzi ha evidenziato il modo di procedere "ridicolo e illegittimo" del Consiglio, "che oggi non può approvare null'altro, se non le cose previste dalla legge. Il Consiglio è demidiato di un suo componente - ha concluso Naccari", che ha ribadito "l'illegittimità delle tre proposte di riforma della legge elettorale, tra loro inconciliabili e con, ciascuna, quattro-cinque motivi di illegittimità costituzionale".

    Reazioni e commenti
    "Registriamo con grande rammarico la presa di posizione del Consiglio Regionale che ha mancato la votazione inerente l'emendamento sulla doppia preferenza di genere da noi redatto". E' quanto dichiarano i consiglieri regionali Tilde Minasi e Gabriella Albano a margine del dibattito sulla riforma elettorale. "La massima assemblea calabrese - precisano - ha perso una valida occasione per rendere tangibile il concetto di partecipazione femminile alla sfera istituzionale della nostra regione. Anche l'opposizione che, in aula, ha posto la questione quale indispensabile per un'adeguata presenza delle donne in seno al consesso, non ha votato la proposta quando era possibile farlo nel corso dei lavori della Commissione competente, così come evidenziato dal presidente Caputo. Però gli stessi colleghi di minoranza hanno usato strumentalmente l'argomento proprio oggi, attraverso la proposta del consigliere Naccari. I concetti, spesso espressi da tanti consiglieri, sono dunque rimasti tali, poiché non si è inteso intraprendere un percorso che consentisse, appunto, un migliore accesso alle cariche elettive delle donne in piena armonia con l'ordinamento costituzionale, la legislazione ordinaria in materia (legge n. 215 del 2012) oltre che con la previsione statutaria. Soprattutto, l'assise regionale non ha fornito una legittima risposta a tutti coloro che hanno sottoscritto un progetto normativo sviluppatosi, appunto, su un'iniziativa di natura popolare. Si tratta di oltre settemila nostri corregionali, i quali hanno evidentemente appoggiato la necessità di una rappresentazione democratica completa, che guardi, quindi, anche all'universo femminile. Un argomento che ha suscitato, a tutti i livelli del nostro assetto sociale, vivo interesse: un'attenzione manifestata, in maniera chiara e decisa, da larghi segmenti della nostra collettività. Segno, quest'ultimo, che la tematica appartiene ad un moto di pubblica opinione variegato e rientrante in eterogenee categorie della società. Non possiamo perciò - concludono Minasi ed Albano - che accogliere, con amarezza, quanto prodotto durante la seduta di consiglio".

    "Un risultato straordinario, un grande contributo all'unità tra i territori, una giusta valorizzazione dell'area centrale della Calabria". E' il commento dell'assessore regionale Domenico Tallini all'approvazione dell'istituzione dei tre collegi elettorali regionali al posto degli attuali cinque. "Non si tratta solo di un'operazione legata alle elezioni - afferma ancora Tallini - ma di una grande operazione politica e culturale che vede di nuovo assieme tutte le realtà dell'area centrale, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, che dovranno nuovamente ragionare unitariamente sui temi dello sviluppo e della crescita territoriale. Ognuno dei consiglieri che risulterà eletto nella nuova circoscrizione, sia esso di maggioranza o di opposizione, avrà il dovere politico e morale di rappresentare un territorio vasto e strategico. In questo modo, viene a riequilibrarsi anche l'asse politico regionale che risultava assai frammentato". "Dispiace che a questo risultato - aggiunge Tallini - non abbiano voluto contribuire i consiglieri regionali di opposizione di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia che anche in questa occasione hanno dimostrato di avere una sudditanza psicologica rispetto ai loro colleghi delle altre province".

    "L'approvazione della legge elettorale è una buona notizia e ci mette nelle condizioni di affrontare le prossime elezioni regionali avendo a disposizione lo strumento che consente alla volontà popolare di tradursi in rappresentanza politica ed istituzionale". Lo afferma l'assessore regionale Nazzareno Salerno. "La scelta che è stata fatta - aggiunge - è anche quella più rispondente alla realtà attuale, più sostenibile ed adeguata rispetto alla semplice logica e ad un Consiglio regionale, i cui componenti saranno significativamente meno rispetto a quelli attuali. I consiglieri saranno in numero inferiore ma equamente ripartiti nelle tre macroaree che compongono il territorio calabrese; tutto ciò consentirà anche di avere rappresentanti regionali fortemente legittimati nella rappresentanza del territorio che li ha espressi. Forse attraverso questa via, sarà anche possibile una più efficace e concreta visione d'insieme tanto dei problemi esistenti quanto delle soluzioni che la regione dovrà mettere in campo".

    "Una maggioranza omofobica e servile ha svelato la sua vera natura politica rispetto alla doppia preferenza di genere". Lo afferma in una dichiarazione il consigliere regionale Domenico Talarico. "Il Centrodestra, orfano del suo leader, non vuole - aggiunge - il riequilibrio di genere in Consiglio regionale. Dopo anni di 'melina' in prima Commissione consiliare la prima proposta di cui sono firmatario risale al 2011, e nessuno oggi può accampare alibi. Il voto per appello nominale in aula ha messo ognuno di fronte alle proprie responsabilità. Da oggi i calabresi sanno chi è stato a favore e chi contro".

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