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    Intrieri "Gravi criticità in famiglia bimbo ucciso"

     

     

    Intrieri "Gravi criticità in famiglia bimbo ucciso"

    24 gen 14 Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione, Marilina Intrieri, interviene sulla vicenda del bambino di tre anni ucciso e dato alle fiamme a Cassano allo Jonio. "Alla luce dei numerosi articoli sulla stampa nazionale e regionale e del rischio che si possa distogliere l'opinione pubblica sul contesto in cui il minore di Cassano è stato brutalmente privato del suo diritto alla vita - afferma Intrieri - rappresento quanto segue: la famiglia in cui N. era nato mostrava gravissime criticità per la commissione di reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti da parte di moltissimi dei componenti, adulti di riferimento, sottoposti a pene detentive. N. sin dalla nascita era stato già costretto a conoscere l'esperienza del carcere a causa dello stato detentivo della madre. Quale Garante, nell'ottobre del 2012, dinnanzi ad appelli pubblici tendenti alla scarcerazione della madre di N. allora neonato, nonostante fosse recidiva, per consentire al bimbo di vivere fuori dal carcere, avevo segnalato che il diritto alla libertà personale del minore non può essere totalmente soffocato, nel bilanciamento degli interessi, dal suo diritto a crescere ed essere educato dalla madre, tanto che l'ordinamento in tali circostanze, prevede la possibilità di ricorrere a forme di affidamento eterofamiliare". "N. all'epoca uscì dal carcere e grazie a lui - prosegue Intrieri - anche la madre riacquistò la libertà, ma lei venne meno ai suoi doveri genitoriali rientrando in carcere, lasciando il piccolo N. in una famiglia totalmente allo sbando e diseducativa, delinquenziale che spacciava droga. La privazione della vita per fatto di sangue che ha subito Nicola è la conseguenza di questi avvenimenti. Sono pertanto fuorvianti degli interessi minorili, gli appelli all'umanità che nuovamente appaiono sui giornali in queste ore, da parte di associazioni che si richiamano a diritti civili. La giurisprudenza ha evidenziato che il genitore che aderisce ai canoni della criminalità viola i doveri genitoriali contro i quali combattere nell'interesse precipuo del minore attraverso nuovi strumenti. Nessun genitore può sottrarsi al dovere, (poiché sorge al momento della procreazione), di trasmettere ai propri figli i valori volti ad una sana crescita, anche dal punto di vista morale e psichico. Gli articoli 330 e 333 cc. prevedono la decadenza o la limitazione della potestà genitoriale nel caso il giudice riscontri un pregiudizio minorile. L'intensità delle misure da adottare (330 piuttosto che 333 cc.) dipende dalla gravità del pregiudizio subito dal minore". "La limitazione della potestà genitoriale - sostiene ancora Intrieri - non è sanzionatoria del comportamento del genitore ma è mezzo di tutela per evitare al minore un pregiudizio. E' evidente che per l'evoluzione del fenomeno criminale che non risparmia un minore di età così tenera debbano individuarsi nuove strategie anche a sostegno dei magistrati minorili, come quelli di Catanzaro, che in prima linea difendono i diritti dei bambini calabresi. Spunti significativi al riguardo potrebbero individuarsi nell'accordo tra uffici giudiziari e procure siglato nella provincia di Reggio Calabria".

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